oggi vi presento un altro orologio che si è aggiunto ai non sovietici della mia raccolta, e vi anticipo da subito che si tratta di un Vostok Europe, per la precisione questo
Che è un Rocket N1 nel mio caso nella ‘referenza’ 2204048 (PVD nero con cinturino con cuciture nere).
Prima però di passare a discorrere di estetica, tecnica e qualità dell’orologio parliamo della storia dietro il suo nome che è allo stesso tempo grandiosa e paradossale.
Già, perché il Rocket N1, o per la precisione Н1, da Носитель,(perchè doveva essere un ercolino…) è stato il più grande razzo vettore prodotto in Unione Sovietica e pensato per traghettare cosmonauti sulla luna
ma purtroppo non ha mai funzionato troppo bene (per usare un delicato eufemismo…)
Il programma iniziò le sue ricerche per il trasporto di satelliti da ricognizione negli anni ’60 e fu poi modificato per prevedere di portare in orbita una capsula con a bordo un equipaggio.
Fu progettato dall’OKB-1 con la direzione di Sergej Pavlovič Korolëv, misurava 105 metri d’altezza, avrebbe dovuto poter trasportare un carico utile di circa 70/90 tonnellate intorno all’orbita terrestre.
Ne furono realizzati 4 e i lanci di tutti e 4 andarono a putxxne…
Il primo tentativo avvenne il 21 febbraio 1969: immediatamente dopo il lancio un incendio ad un motore provocò lo spegnimento -dopo soli 54 secondi- di tutti i propulsori, conseguente fuoco d’artificio perdita del vettore…
Registrati 68.7 secondi di volo totale…
Un secondo tentativo venne fatto nel luglio dello stesso anno, tre settimane prima della missione Apollo 11.
L’operazione fallì a causa di un guasto tecnico ad una delle pompe del propellente, che causò nei primissimi secondi della fase di lancio una fortissima esplosione che disintegrò pressoché completamente l'intero vettore non appena questo impattò con il suolo.
L'incendio compromise in modo irreparabile molte strutture della base di lancio.
Durante il tentativo successivo -il 26 giugno del 1971- il vettore riuscì ad alzarsi in volo, ma dopo 50.1 (per essere precisi) secondi si perse il controllo e BUM!
Fusoliera disintegrata e tutti a casa…
L’ultimo tentativo fu il 23 novembre del 1972.
Il vettore si alzò da terra ma lo spegnimento troppo rapido del primo stadio provocò il ristagno del propellente nei condotti facendo scoppiare almeno uno di questi ed innescando una serie di esplosioni che causarono la perdita del vettore dopo una manciata di secondi, per l’esattezza 107.
Il programma fu chiuso (ma chissà come mai…) nel 1974 anche se lo sviluppo dell’N1 come vettore non umano venne proseguito per qualche tempo e poi definitivamente abbandonato.
I razzoni vennero tutti demoliti a differenza però dei motori, 36 di questi furono venduti dopo oltre vent'anni al prezzo di 1,1 milioni di dollari l'uno alla Aerojet che li ha ridenominati AJ-26 impiegandoli sul lanciatore Antares (così dice Wikipedia citando un link al sito di Aerojet che però attualmente è morto…).
Segno di lui è rimasto nella memoria comune e magari pure appeso alla giacca di qualcuno…
E dunque, come si fa a non farsi star simpatico almeno il nome di un orologio che ha un senso di cotal decadente grandeur?
Già, perché sarà stato il più grande ma anche il più sfigato…
Ma torniamo a lui
Lo troviamo nel catalogo Vostok Europe del 2007, quelli precedenti non sono online ma in quello del 2008 non c’è già più.
Michele ce l’ha (almeno) dal 2006 e su WUS se ne parla già nel 2005 che –ad occhio ma correggetemi se dico castronerie- potrebbe essere una data di nascita simile a quella giusta.
Il mio è in versione PVD con quadrante nero ma come vedete c’è anche la versione liscia e si può mescolare il tutto con tre tonalità di quadranti e svariati bracciali o cinturini.
Il movimento è un 2426 automatico e l’orologio è un ‘finto’ dual time.
Nel senso che le sfere non possono indicare due orari diversi ma ce n’è una (rossa) che compie un giro in 24h e aggiustando la lunetta si può tener conto di un secondo fuso orario
Ha un diametro di 42 millimetri molto ben distribuito.
La lunetta è più esile di quelle alle quali siamo abituati e lascia spazio al quadrante coperto dal cristallo minerale graziosamente bombato.
Resiste a 10 atmosfere d’acqua.
Il quadrante nero è molto bello e intenso.
Mi pare equilibrata la scelta dei colori e la vernice luminosa degli indici (numerici o meno) risulta in rilievo.
Questo insieme al circolo inclinato sul quale sono riportate le 24 ore conferisce ancor più profondità al tutto (effetto sottolineato poi anche dalla bombatura suddetta).
E’ un orologio che –a leggere in giro- ha incontrato il favore di molti russofili.
Tant’è che lo si può riconoscere ritratto anche nella testata della sezione russa di WUS
Non so cosa voglia significare l'immagine di preciso o se abbia un significato, ma l'ho sempre interpretatoa come un passaggio (una continuità) attraverso il cranio di Gagarin dalla ricercata ed elegante tradizione dello Strela alla moderna efficacia (e in questo caso anche grazia) del Rocket N1.
Insomma, due orologi a simbolo di due periodi che sono uno l’evoluzione dell’altro.
Unica cosa negativa dell’N1 è l’antipatico fondello a vista
E lì ce l’hanno proprio voluto scrivere che è stato il razzo più grande del mondo, non ce l’hanno fatta a trattenersi…
Ho avuto inizialmente qualche dubbio sul fatto che fosse PVD e nero, non ho molti orologi di questo genere e mi son chiesto se non fosse più d’effetto quello acciaio…
Buh, il dubbio è svanito quando l’ho avuto al polso (e poi l'ho preso usato, quello c'era d'occasione e direi che me lo sono fatto andare bene, e che mi piace, dunque la scelta s'è fatta da sola e bene...)
Nonostante le dimensioni generose non è esagerato anche grazie alla lunetta sottile e al colore scuro. Il tono su tono con qualche accento di rosso del quadrante è molto gradevole come l’inclinazione del vetro.
Vi lascio con un ultima foto (che avete già visto) nella quale vi osserva sospettoso la mattina

Spunti da:
https://en.wikipedia.org/wiki/N1_(rocket)
https://it.wikipedia.org/wiki/N1_%28lanciatore%29
http://www.russianspaceweb.com/n1.html
http://www.russianspaceweb.com/n1_3l.html
http://www.russianspaceweb.com/n1_5l.html