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Migranti irregolari e invisibili, solo seicento nei centri di rimpatrio
08 GIUGNO 2018
Dietro gli slogan del ministro, la realtà dei numeri: sono solo cinque le strutture, 491.000 gli stranieri irregolari presenti in Italia secondo la Fondazione Ismu, 6.340 i rimpatriati
DI ALESSANDRA ZINITI
Forse è la volta buona che Najib Hamidi riescono a rimandarlo a casa. Per incredibile che sembri, questo tunisino di 41 anni negli ultimi 12 di sua permanenza in Italia da irregolare è riuscito a collezionare nove arresti e un discreto numero di provvedimenti di espulsione. L'ultimo, qualche settimana fa a Padova dove lo hanno beccato ancora una volta (ed era uscito dal carcere appena due mesi prima) con un po' di hashish nello zaino. Ma a rimpatriarlo non c'è mai riuscito nessuno. Forse in un Cpr, uno dei soli cinque centri per il rimpatrio presenti in Italia (al Nord funziona solo quello di Torino), Najib non c'è nemmeno mai finito e fino ad ora è stato uno delle centinaia di migliaia di quelli che il ministro dell'Interno Salvini chiama clandestini che adesso il Viminale si propone di rimpatriare alla svelta.
Cinquecentomila dicono, anche se la cifra è impossibile da definire proprio perché della stragrande maggioranza di questi stranieri irregolari che dovrebbero lasciare il suolo italiano si sono perse le tracce da tempo. Liberi, con in tasca un foglio di espulsione che intimava di loro di andar via dall'Italia entro sette giorni, ovviamente non si sa dove siano. È probabile che molti siano già fuori dal Paese, gli altri vivono ai margini, nelle baraccopoli improvvisate, nelle città dormitorio delle periferie urbane, nei fatiscenti casolari-lager delle campagne dei caporali, sotto i ponti. Certamente non stanno nel circuito dei centri di accoglienza (in quelli trovano ospitalità solo i richiedenti asilo) e pochi, pochissimi (non arrivano a 600) stanno nei centri per il rimpatrio in attesa dunque di essere identificati ufficialmente dalle autorità dei Paesi di origine che devono anche accettare il loro ritorno in patria. E al momento l'Italia ha accordi di questo genere solo con quattro Paesi: Tunisia, Egitto, Marocco e Nigeria. Dove sono dunque i 500.000 che Salvini annuncia di voler rimpatriare in tempi rapidi?
Per andarli a recuperare il Viminale dovrebbe dare il via a retate di massa, come si fece per un certo periodo ai tempi della Bossi - Fini. Poliziotti in strada a caccia di immigrati. Chi viene trovato senza permesso di soggiorno dovrebbe essere rinchiuso nei Cpr. Che, appunto, al di là delle annunciate adesioni di alcuni governatori del Nord (gli stessi che fino ad oggi si sono opposti all'apertura dei nuovi centri per i rimpatri già previsti dal decreto Minniti-Orlando del 2017), non ci sono. In mancanza di posti dove rinchiuderli (perché da sempre, per legge, i Cpr sono strutture detentive da cui non si può entrare e uscire), si notifica agli irregolari un nuovo decreto di espulsione che, nella maggior parte dei casi, resta ineseguibile. I 500.000 irregolari dunque sono, al momento, un esercito di invisibili. Come dimostra anche la grande forbice tra questo numero, citato nel Contratto di governo Lega-M5S, in linea con l'ultima stima della Fondazione Ismu che indica in 491.000 gli stranieri irregolari in Italia e quello indicato dalla Direzione centrale dell'immigrazione del Viminale, nel rapporto denominato "Riepilogo nazionale relativo al rintraccio di stranieri irregolari e ai provvedimenti di allontanamento".
Dossier che, per il 2017, indica in appena 45.000 quelli rintracciati, che salgono a 66.000 se si considerano gli ultimi tre anni. Dove per "rintracciati" si intende immigrati trovati senza regolare permesso di soggiorno. Una cifra ben lontana dai 500.000 di cui parla il ministro dell'Interno, che appunto non si sa dove siano. E, per il momento, senza neanche il posto dove rinchiuderli. Sulla carta i Cpr istituiti sono dieci per 1.600 posti, tanti ne prevede il decreto Minniti-Orlando del 2017 ma la strenua opposizione dei governatori (soprattutto del Nord) ha di fatto impedito la loro apertura. E dunque, aggiornando l'ultima radiografia ufficiale effettuata l'anno scorso dalla Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato, presieduta nella scorsa legislatura da Luigi Manconi, i Cpr in attività in Italia risultano essere solo cinque: a Torino, Roma, Brindisi, Bari e Potenza. I 359 posti del gennaio 2017 sono stati portati a poco più di 600. Dato alle fiamme durante una rivolta a dicembre e dunque al momento inagibile quello di Pian del Lago a Caltanissetta, la mappa dei Cpr secondo il Viminale prevede l'apertura di nuove strutture a Gradisca d'Isonzo, Brescia, Modena, Iglesias, Mormanno e Santa Maria Capua Vetere fino ad arrivare a 1.600 posti. Ma si tratta di edifici da ristrutturate e adeguare.
Sbaglia poi chi pensa che in questa cifra ci siano solo i migranti che arrivano con gli sbarchi. Almeno 100.000 dei 500.000 da rimpatriare sono colf e badanti, arrivati in Italia per lo più via terra dall'Europa dell'est. In teoria bisognerebbe richiudere anche loro nei centri per il rimpatrio. A meno che la Lega non pensi ad usare due pesi e due misure e non metta in campo una grande sanatoria.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)