Ok, oggi un orologio normale, così Cane non mi rimprovera
Invece ribadisco, riaffermo, risostengo, rilancio, rinforzo, ecc. ecc. ecc. ecc. l'idea, eterna e universale, che de 'sta robaccia di oggi se ne può anche fare a meno. Se poi qualcuno ha le chiappe fatte a modo suo e si ostina in una modernità moderna allora è limpidamente ultra-chiaro che c'ha qualcosa di storto. Anche che fosse soltanto una mezza chiappa destra!
Fatemi vedere qualcosa di così moderno, pulito, solare, tranquillo, bello, fatto oggi e sarò pronto per una ipotizzabile conversione
Questi orologi sono il prodotto di un mondo e di una mentalità in corso di cambiamento. Quelli di oggi sono l'espressione di un declino, senza idee per il presente e tanto meno per il futuro
Quindi, o popolo!, riappropriamoci di quanto di buono c'ha lasciato il passato e costruiamo collezioni presenti per un futuro migliore
Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
Mhhhh...mi permetto di dissentire. Fino a che punto la produzione passata era "piena di idee" e quella moderna no?mchap ha scritto: Questi orologi sono il prodotto di un mondo e di una mentalità in corso di cambiamento. Quelli di oggi sono l'espressione di un declino, senza idee per il presente e tanto meno per il futuro
Modelli rimasti in produzione per anni, forse per gusto della tradizione, ma anche e soprattutto per incapacità di evoluzione, che poi la cosa ci sia diventata più che simpatica ok...ma siamo sicuri che allora, in piena stagnazione produttiva, ci fossero "idee" creative ed ora no?
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
Gli orologi vintage (russi, svizzeri, tedeschi, ecc) erano "orologi veri", costruiti per la "necessita' reale" di misurare il tempo, le migliorie e le evoluzioni a cui erano soggetti erano mirate a "esigenze vere", quella di un continuo aumento della precisione e dell'affidabilita...cuoccimix ha scritto: Fino a che punto la produzione passata era "piena di idee" e quella moderna no?
Il bello estetico era un surplus come per tutti gli oggetti necessari costruiti dall'uomo....
Lo spartiacque come al solito e' il 1990, ma non perche' e' crollata l'urss ( ) perche' le nuove tecnologie di misurazione del tempo, quella del quarzo, hanno "definivamente ammazzato" l'orologio meccanico, sconfitto sul piano della precisione, del'affidabilita', dell'autonomia, e soprattutto sul costo!!!
L'orologio meccanico costruito adesso e' uno "Zombi", un "morto redivivo", uno fuori dal tempo!
Continuare a evolevere l'orologio meccanico adesso sarebbe come continuare a evolvere la locomotiva a vapore, renderla piu' veloce, piu' affidabile, aumentare l'autonomia (aumentando la capienza del vagoncino col carbone... ) e tutto il resto, ma rimarrebbe comunque ampiamente "sconfitta" dai nuovi sistemi di locomozione...MA CHE SENSO AVREBBE!!!
Gli orologi meccanici moderni non servono per misurare il tempo, servono per altro...distinguersi, ostentare, sentirsi fighi...
Sono orologi che non possono far parte "della storia dell'orologeria e dell'evoluzione dei sistemi di misurazione del tempo", perche' dal 1970 la storia dell'orologeria e dell'evoluzione dei sistemi di misurazione del tempo l'hanno fatta il quarzo e soprattutto Seiko ...
PS io nel 71 acquistai uno dei primi Seiko al quarzo, lo pagai 150.000 lire, una cifra alta per l'epoca, e sbagliava di un secondo ogni 15 giorni, tutti gli amici rimettevano l'orologio al mio...
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
Condivido molto di quanto ha scritto Cane. Del resto il mio intervento era abbastanza autoironico.
Quando ho scritto che erano espressione in fase di cambiamento mi riferivo non tanto agli orologi quanto al periodo, all'epoca. Tra gli anni '6o e '70 è cambiato un po tutto e i cambiamenti più duraturi sono quelli in fatto di costume.
Lenin scriveva che c'è l'anno che conta come venti anni (la rivoluzione), ma ci sono anche, e sono più spesso importanti, i venti anni che contano come uno.
Ecco, quel ventennio tra i '60 e '70 sono stati come i venti anni che contano come uno.
Prendiamo come esempio al musica. Credo che siamo tutti d'accordo che è facilissimo pescare pezzi che ancora oggi sono di grandissima attualità e piacevoli da ascoltare. Dai Procol Harum ai Pink Floyd passando per qualche canzone dei Beatles, solo per citare i più conosciuti.
La stessa cosa è stata in tanti altri settori. D'altra parte noi viviamo il presente. Avere una percezione del presente è sempre difficile se non impossibile. E' più facile apprezzare, col senno e il senso del gusto di oggi, il passato trovandovi linee e tendenze che non si sono più ripetute ma a cui siamo legati.
E', in breve, il senso del "classico".
Ci sono epoche che innovano, marcano il prima e il dopo in modo inconfondibile e netto. Sono periodi storici rari. Se ne volessimo troavre un altro potremmo riferirci alla Belle Epoque. Forse
Quindi, non che l'oggi sia tutto da buttare. Si vedrà. La mia sensazione è che siamo in una fase storica che nel campo del costume e delle mentalità aggiunge poco di nuovo. Anzi, forse siamo in una fase di arretramento.
Insomma, gli orologi si prestano ad una battuta che vale quello che vale, ma il discorso è molto più ampio.
Non stiamo vivendo ne l'anno che conta come venti, ne i venti che contano come uno. Stiamo vivendo una fase di disorientamento, non c'è nulla che lasci pensare a tendenze e scelte innovative e positive. Sembra tutto un girare a vuoto e certamente non è così, ma per chi vive il proprio tempo è la percezione che sia ha di esso quello che conta.
Non prevale l'ottimismo (concreto, reale, basato su qualcosa), ma il pessimismo, l'egoismo, il pensare solo a risolver il proprio problema.
Quando ho scritto che erano espressione in fase di cambiamento mi riferivo non tanto agli orologi quanto al periodo, all'epoca. Tra gli anni '6o e '70 è cambiato un po tutto e i cambiamenti più duraturi sono quelli in fatto di costume.
Lenin scriveva che c'è l'anno che conta come venti anni (la rivoluzione), ma ci sono anche, e sono più spesso importanti, i venti anni che contano come uno.
Ecco, quel ventennio tra i '60 e '70 sono stati come i venti anni che contano come uno.
Prendiamo come esempio al musica. Credo che siamo tutti d'accordo che è facilissimo pescare pezzi che ancora oggi sono di grandissima attualità e piacevoli da ascoltare. Dai Procol Harum ai Pink Floyd passando per qualche canzone dei Beatles, solo per citare i più conosciuti.
La stessa cosa è stata in tanti altri settori. D'altra parte noi viviamo il presente. Avere una percezione del presente è sempre difficile se non impossibile. E' più facile apprezzare, col senno e il senso del gusto di oggi, il passato trovandovi linee e tendenze che non si sono più ripetute ma a cui siamo legati.
E', in breve, il senso del "classico".
Ci sono epoche che innovano, marcano il prima e il dopo in modo inconfondibile e netto. Sono periodi storici rari. Se ne volessimo troavre un altro potremmo riferirci alla Belle Epoque. Forse
Quindi, non che l'oggi sia tutto da buttare. Si vedrà. La mia sensazione è che siamo in una fase storica che nel campo del costume e delle mentalità aggiunge poco di nuovo. Anzi, forse siamo in una fase di arretramento.
Insomma, gli orologi si prestano ad una battuta che vale quello che vale, ma il discorso è molto più ampio.
Non stiamo vivendo ne l'anno che conta come venti, ne i venti che contano come uno. Stiamo vivendo una fase di disorientamento, non c'è nulla che lasci pensare a tendenze e scelte innovative e positive. Sembra tutto un girare a vuoto e certamente non è così, ma per chi vive il proprio tempo è la percezione che sia ha di esso quello che conta.
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
Due interventi molto interessanti e piacevolissimi da leggere, come il Ruhla, tra l'altro in condizioni riguardevoli.
Oggi per me anni '80, con uno Zim al quale sono molto affezionato e che indosso sempre parecchio volentieri
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
No, no, no, non ci siamo, signori miei. Ci sono 2 vizi di fondo alla base di questo ragionamento:Cane ha scritto: Gli orologi vintage (russi, svizzeri, tedeschi, ecc) erano "orologi veri", costruiti per la "necessita' reale" di misurare il tempo
1) il non capire che l'orologio da polso è sempre stato, anche nei periodi peggiori, anche un elemento di abbellimento personale e non solo di funzione;
2) di conseguenza, l'identificare gli orologi presunti "veri" solo in base al ruolo di segnatempo.
Inoltre c'è un altro elemento da considerare: la morte dell'orologio come "segnatempo" vero e proprio coincide con l'avvento dei cellulari con orologio perennemente sul display (seconda metà anni '90). E la mia generazione ne è principale testimone. Da allora il "segnatempo personale" è diventato il telefonino. Bene, in teoria potremmo ben dire che ci sono tantissimi altri "orologi segnatempo" prodotti fino ad allora che avrebbero pari dignità di trattamento in tal senso.
A che pro non valutare come "segnatempo" un banale Swatch? Che facciamo, del razzismo quarzofobo o plasticofobo? Le categorie mentali che vi/ci spingono a considerare maggiormente i "segnatempo meccanici" di quando Berta filava, sono in realtà esattamente le stesse che spingono l'acquirente moderno a comprare un orologio automatico moderno: il gusto del meccanico, di dare la carica, del ticchettio del bilanciere!
E c'è l'elemento nostalgia personale, che varia da età ad età, ricordatevelo sempre. Io mi diverto a leggere certi commenti su Youtube: "Ah, bei tempi quando c'erano gli 883, non la me&/a che c'è adesso!" Nel senso che ciò che a noi sembra cacca, alla generazione successiva sembrerà oro, perchè ci sarà sempre un "peggio" futuro di fronte al quale rendere migliore, "puro", ciò che piaceva a noi.
Tutti noi abbiamo un nostro "marketing interno": l'orologio sovietico è più bello perchè fatto in una determinata era, che noi colleghiamo ai Beatles, a questo e a quell'altro. Ok, va bene. Ma si tratta di un orologio, di un semplicissimo orologio...e se lo stesso orologio (mettiamo un Poljot De Luxe) fosse stato costruito oggi? Quale sarebbe stato il giudizio?
Non prendiamoci in giro: noi tutti (sottolineo tutti) valutiamo le cose secondo metri immateriali, personali e/o collettivi, ben più di quanto crediamo valutarli secondo metri sostanziali.
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
Hai detto bene, "anche", l'orologio meccanico del 2015 invece "solo"...(perché nelle prestazioni e' superato in tutto...)cuoccimix ha scritto: 1) il non capire che l'orologio da polso è sempre stato, anche nei periodi peggiori, anche un elemento di abbellimento personale e non solo di funzione..
Io ho parlatoo del fatto che l'orologio meccanico e' stato "AMMAZZATO" dal quarzo per precisione, affidabilita', autonomia, costo, ecc...cuoccimix ha scritto:Inoltre c'è un altro elemento da considerare: la morte dell'orologio come "segnatempo" vero e proprio coincide con l'avvento dei cellulari con orologio perennemente sul display (seconda metà anni '90).
Il fatto che un quarzo sia poi messo dentro un polso, o un tasca, o un telefonino, o uno smartphone, non cambia nulla...
Certo che ognuno di noi ha un marketing interno, non puo' essere diversamente...cuoccimix ha scritto:Tutti noi abbiamo un nostro "marketing interno"
Ma si tratta di un orologio, di un semplicissimo orologio...e se lo stesso orologio (mettiamo un Poljot De Luxe) fosse stato costruito oggi? Quale sarebbe stato il giudizio?
Un Poljot De Luxe non potrebbe essere costruito oggi, era un orologio del suo tempo (mi pare anni 60) Era il "miglior strumento portatile" per misurare il tempo disponibile all'epoca, in seconda battuta era "anche" elegante...
L'orologio "vero" e' un orologio del suo tempo, costruito ed evoluto per svolgere al meglio possibile la sua indispensabile funzionecuoccimix ha scritto: 2) di conseguenza, l'identificare gli orologi presunti "veri" solo in base al ruolo di segnatempo.
di segnatempo, che rappresentava in quel momento "il top tecnologico" per la sua funzione, e che poteva essere piu' o meno bello o piu' o meno rifinito...
Un orologio meccanico attuale e' deficitario in tutto, al top in nulla, e' solo uno "sfizio"....E soprattutto non fa piu' parte "della storia dell'orologeria" attualmente fatta dal quarzo e dalle sue complicazioni, eco-driver, ecc.....
Ultima modifica di Cane il 18 ago 2015, 23:51, modificato 2 volte in totale.
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
cuoccimix ha scritto: 1) il non capire che l'orologio da polso è sempre stato, anche nei periodi peggiori, anche un elemento di abbellimento personale e non solo di funzione;
E' proprio questo che avevo in mente legando gli orologi ad un epoca. Ci sono sono stati momenti che hanno posto delle pietre miliari, periodi in cui la creatività ha raggiunto livelli eccezionali e a volte accade che dopo c'è una rincorsa, un ripetersi sotto altre forme, che però non aggiunge sostanzialmente niente di nuovo.
Faccio sempre un esempio, non c'entra nulla con l'orologeria. Il '68 e dintorni (prima e subito dopo) è stato un insieme di fattori che vanno dalla musica alla contestazione, dal pacifismo a Woodstock, ecc. Dopo, negli anni '70, non è stato altro che un ripetersi di "forme", di modi che risalivano al decennio precedente.
Cortei su cortei su e per ogni cosa. Poco a poco divennero delle processioni rituali. L'acme lo raggiunse il movimento del '77, una pantomima di quello del '68.
Poi negli anni '80 abbiamo la "pantera" e più avanti altri forme sempre più vuote e stanche nel loro ripetersi.
Perché stanche e vuote? perché imitavano, riproponevano quanto già stato aggiungendo qualche estremizzazione dei comportamenti che spesso furono autentiche degenerazioni.
La contestazione divenne la violenza. L'amore libero divenne scopare a tredici anni perché altrimenti non sei nessuno. Il libero amore divenne un "famo come ce pare e piace". Il provare nuovi confini (LSD) divenne eroina.
Ecc. ecc. ecc.
Fino a un continuo, e sempre più vorticoso, cambiare, nuove forme, nuove modelli, i quali però non aprivano nuove strade. Erano (sono forse ancora oggi) solo una ricerca della novità fine a se stessa.
I periodi che segnano uno spartiacque si distinguono perché assieme ad una radicalizzazione della vita sociale (con tutto quello comporta nei gusti e il costume) con le inevitabili esagerazioni permane sempre un certo equilibrio di modo che l'esagerazione, l'estremizzazione, (sempre presenti e possibili) non diventi la regola e degenerazioni.
Per cui... la moda di andare a piedi nudi durò pochissimo come anche quella delle mutande di carta , le minigonne non erano vertiginose, poco dopo una minigonna che non faceva vedere i glutei non era considerata tale.
I capelli lunghi, contestazione, divennero un "must" sociale, chi si voleva distinguere li doveva portare fino a fondo schiena., rasentando molto spesso il ridicolo.
I pantaloni a campana divennero delle mongolfiere a rovescio.
.
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.
Che c'entra tutto questo con gli orologi? a dire il vero non molto, ma in quel coacervo di creatività e cambiamento che furono i '60 e i '70 l'orologeria ha raggiunto livelli di innovazione (non solo tecnica ma anche di costume) mai raggiunti dopo e forse nemmeno prima.
Non è una questione di meccanico o quarzo. Anzi, l'avvento dei quarzi è proprio una espressione di quel periodo.
Al di la dei gusti personali (non tutto era bello e interessante come non tutto è brutto e inguardabile oggi, non è questa la chiave di lettura) in quegli anni anche nell'orologeria c'era lo spirito del tempo, mentre oggi bisogna guardare altrove per trovare l'anima dei nostri tempi.
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
in effetti, secondo me, chi colleziona oggetti antichi (non solo orologi e non solo sovietici) lo fa proprio per ritrovarvi lo "spirito" del loro tempo. Magari cio' e' illusorio o e' soltanto una suggestione soggettiva e personale pero' e' cosi' almeno per me.
Sicuramente e' piu' difficile cogliere lo spirito del tempo in cui si vive: spesso si vedono le cose in maniera poco nitida, come se le guardassimo troppo da vicino...solo tra molto tempo potremo effettivamente capire ed interpretare con obbiettivita' il nostro tempo...e solo allora magari ci verra' voglia di collezionare smartphone vintage! o magari orologi...[WHITE SMILING FACE]
@mchap: anche i giudizi storici sono inevitabilmente soggettivi: ad esempio, secondo me sei un po' troppo severo con i settanta e un po' troppo generoso con gli ottanta...
si comprende comunque che cio' e' dovuto alla tua vicenda personale ed e' inevitabile che sia cosi'.
Io non ho conosciuto di persona gli anni sessanta, poco i settanta ma a sufficienza gli ottanta per mantenerne un giudizio complessivamente negativo anche in quest'epoca di revival.
Forse in quest'ottica trovo piu' interessanti i settanta anche se (o forse proprio per questo motivo) sono stati un periodo travagliato.
Sicuramente e' piu' difficile cogliere lo spirito del tempo in cui si vive: spesso si vedono le cose in maniera poco nitida, come se le guardassimo troppo da vicino...solo tra molto tempo potremo effettivamente capire ed interpretare con obbiettivita' il nostro tempo...e solo allora magari ci verra' voglia di collezionare smartphone vintage! o magari orologi...[WHITE SMILING FACE]
@mchap: anche i giudizi storici sono inevitabilmente soggettivi: ad esempio, secondo me sei un po' troppo severo con i settanta e un po' troppo generoso con gli ottanta...
si comprende comunque che cio' e' dovuto alla tua vicenda personale ed e' inevitabile che sia cosi'.
Io non ho conosciuto di persona gli anni sessanta, poco i settanta ma a sufficienza gli ottanta per mantenerne un giudizio complessivamente negativo anche in quest'epoca di revival.
Forse in quest'ottica trovo piu' interessanti i settanta anche se (o forse proprio per questo motivo) sono stati un periodo travagliato.
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Re: Oggi al polso... Orologi russi e sovietici
sottolineo solo che anche nella contemporaneità a volte è possibile cogliere il senso di quanto è duraturo e innovativo, è certamente difficile ma lo è di meno per chi ha già vissuto abbastanza a lungo. Come dire, a volte in cose che sembrano completamente nuove percepisci nettamente il "già visto".cpc ha scritto:in effetti, secondo me, chi colleziona oggetti antichi (non solo orologi e non solo sovietici) lo fa proprio per ritrovarvi lo "spirito" del loro tempo. Magari cio' e' illusorio o e' soltanto una suggestione soggettiva e personale pero' e' cosi' almeno per me.
Sicuramente e' piu' difficile cogliere lo spirito del tempo in cui si vive: spesso si vedono le cose in maniera poco nitida, come se le guardassimo troppo da vicino...solo tra molto tempo potremo effettivamente capire ed interpretare con obbiettivita' il nostro tempo...e solo allora magari ci verra' voglia di collezionare smartphone vintage! o magari orologi...[WHITE SMILING FACE]
E' vero, posso sembrare troppo severo e categorico con gli anni Settanta e non ho alcuna difficoltà a riconoscere che, come ogni altro, l'esperienza personale ha un ruolo determinante.cpc ha scritto:@mchap: anche i giudizi storici sono inevitabilmente soggettivi: ad esempio, secondo me sei un po' troppo severo con i settanta e un po' troppo generoso con gli ottanta...
si comprende comunque che cio' e' dovuto alla tua vicenda personale ed e' inevitabile che sia cosi'.
Io non ho conosciuto di persona gli anni sessanta, poco i settanta ma a sufficienza gli ottanta per mantenerne un giudizio complessivamente negativo anche in quest'epoca di revival.
Forse in quest'ottica trovo piu' interessanti i settanta anche se (o forse proprio per questo motivo) sono stati un periodo travagliato.
In realtà però non sono poi così severo, non li vedo come un periodo esclusivamente negativo. Nella prospettiva storica non è mai così.
Allora... una dato anagrafico. Avevo sedici anni nel '68 e ventotto nel 1980, ho quindi vissuto quel periodo appieno, con spontaneità, immaturità e pian piano una sempre maggiore consapevolezza. E' stato un periodo in cui si è cresciuti molto velocemente. Forse troppo.
Certe idee che esprimo me le sono formate già allora e si sono affinate via via con il passare degli anni e l'ampliarsi della conoscenza collettiva.
Per esempio che il "'68" sia avvenuto di fatto prima del 1968 di certo non è che lo cpaissi allora. L'ho capito mooolto dopo.
Potrei fare un elenco lunghissimo di quanto di positivo trovo, ed è stato realmente, nei '70 ma quello che a volte mi fa reagire in modo "severo" è la visione di "maniera", giornalistica, di comodo: anni di piombo o esaltanti anni i ribellione e rivolta. E' verso queste visioni stereotipate che reagisco.
Di fatto ci sono così abituato che reagisco in questo modo anche quando tali interpretazioni non sono espresse. Ma sono così diffuse che mi viene da contrastarle sempre e comunque.
E' proprio questa riduzione che mi fa reagire severamente . Gli anni '70 sono stati tutt'altra cosa. A me sono molto cari e densi di esperienze e ricordi.
Per quanto riguarda gli anni '80 non li esalto, se è sembrato vuol dire che non sono riuscito a farmi capire. In realtà io li ho vissuti con molto distacco cercando di recuperare il tempo perduto. Era venuto il momento di pensare al presente. Gli anni '80 sono stati questo. E lo si può anche capire.
Comunque, voglio fare un altro esempio: Internet. E' un argomento sul quale sono capace di far incazzare un sacco di gente e, non lo nascondo, la cosa mi diverte pure
Per una serie di circostanze, in particolare il lavoro che ho svolto, ci sono stato dentro sin dal suo nascere (per come la conosciamo oggi), cioè dai primissimi anni '80.
Potrei sparare un lungo pippone su tutte le battaglie e discussioni sull'open system, il free software, la proprietà intellettuale,ecc., ma è meglio evitare, oggi sembrano discorsi da paleolitico.
Ricordo solo che quasi tutto ciò che sta alla base di Internet, protocolli e codici di cifratura, è nato da persone e da un ambiente culturale che era proprio quello della cultura alternativa a cavallo tra gli anni '60 e '70. E non a caso.
Ad un certo punto, 1995, Internet diventa pubblica e rapidamente si trasforma in quello che conosciamo oggi. In pratica ha quasi nulla a che fare con le idee originarie.
Però che ti vedo in giro? sempre le solite chiacchiere su Internet che è democrazia, libertà, uguaglianza,ecc. Niente di più falso, almeno per chi la conosce bene.
Nel dirla così sembro, forse sono, troppo categorico. In realtà so benissimo che Internet ancora oggi può anche essere libertà,ecc. ma per come è strutturata e praticata è prevalentemente un altra cosa.
La "severità" di giudizio nasce nel confrontare cosa era e come si sarebbe dovuta evolvere con ciò che è diventata.
Aneddotto (tipo quello settimana rossa- biennio rosso). Soggetto: Linux
Siamo sul finire degli anni '90 Questa volta l'insegnante ero io. Un corso avanzato di Internetworking, roba per specialisti. Gente preparatissima, con i contro coglioni.
Durante una pausa un ragazzo sui trent'anni, un progammatore con qualità eccezionali, se ne esce con "Linux? noooo! Linux non è uno Unix. E' un altra cosa"
Ecco, per chi come me ha lavorato su Unix per più di dieci anni (dai primi '80), ha conosciuto diversi suoi dialetti e quasi tutti i suoi tentativi free (Xinu, Minix, Coherent, BSD,ecc.) e ha conosciuto Linux sin dalla versione 0.1 (dovrei avere ancora il floppy da qualche parte) sentir dire che Linux non è uno Unix fa ribollire il sangue. E corri il rischio di reagire... severamente
Soprattutto quando a dirlo è una persona molto preparata tecnicamente ma, evidentemente, non culturalmente.
Il punto di tutte le discussioni è proprio questo: superare la propria esperienza personale e la cronaca mass-mediatica attrezzandosi culturalmente per vedere le cose nella prospettiva storica cercando appunto di andare oltre il proprio vissuto (se lo hai avuto), la propria esperienza odierna ( se sei maturato dopo i fatti di cui si parla) e soprattutto cercando di sganciarsi dagli stereotipi, dai luoghi comuni, dai bei ricordi,ecc. ecc. ecc.
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