Consigli di lettura - Non solo libri sulla Russia

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DaniLao
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Consigli di lettura - Non solo libri sulla Russia

Messaggio da DaniLao »

Ecco, ora me ne avete fatti venire in mente altri due di fondamentali, ovvero (andando in ordine temporale di incontro e non di gradimento):
“Una solitudine troppo rumorosa” di B. Hrabal (quando son passato a Praga ho voluto rendere omaggio, come pellegrino, ai suoi luoghi);
“Il libro dell’ inquietudine di Bernardo Soares” di F. Pessoa (tenuto per un paio di anni in macchina come breviario, finché il sole non ha cotto la colla e le pagine son vorticate fuori dai finestrini, un po’ per volta, come il destino ha vorsuto).

Ma voglio anche raddoppiare, grazie agli stimoli dei messaggi sopra, e aggiungere da una parte “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij (l’ho adorato e mi piace ripetere come l’Occidente tutto abbia un discreto debito nei confronti di Dostoevskij, tanto che avrei voluto chiamare mio figlio Fjodor) e dall’altra, come contraltare alla visione di Hemingway* sulla guerra civile spagnola, “Omaggio alla Catalogna” di G. Orwell.

Dunque ad ora, assolutamente in ordine di apparizione (in mente) e non di gradimento:

Lo Hobbit - Il Signore degli anelli - Tolkien
Il libro dell’inquietudine di Bernardo Soares - Pessoa
I fratelli Karamazov - Dostoevskij
Omaggio alla Catalogna - Orwell





*niente contro di lui, anzi, da squattrinato universitario, ricordo misi faticosamente da parte i soldi per regalarmi i due Meridiani (ai tempi costosi assai, almeno per le tasche di uno studente) che raccoglievano i suoi romanzi.
Beh, ovviamente li acquistai dopo aver fatto miei quelli di Orwell e di Borges. Il primo è più in sintonia con me sulla questione guerra civile spagnola, il secondo non lo cito come risposta ad @ale9191 solo perché ritengo che dia il suo meglio nella poesia invece che nella prosa…
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Re: Consigli di lettura - Non solo libri sulla Russia

Messaggio da Smerdy »

DaniLao ha scritto: 25 set 2024, 9:08 I fratelli Karamazov - Dostoevskij
Questo mi suona familiare.
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Re: Consigli di lettura - Non solo libri sulla Russia

Messaggio da DaniLao »

Smerdy ha scritto: Questo mi suona familiare.
Vedi, lo vedi che non è veritiera la tua inutilità?
M’hai fatto venire in mente un altro che -se preso bene- potrebbe cambiare qualche prospettiva in ciò che è la vita, ovvero una questione di comunicazione e di come la si fa.

Dunque aggiungo alla lista sopra “Esercizi di stile” del Raimondo Queneau.
Non mi voglio ripetere, sicché leggetelo, pel verso giusto; lo dico per voi

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Messaggio da DaniLao »

Allora, allora… vi devo qualche aggiornamento prima di chiedervi i soliti spunti ulteriori.

Brevemente, quel che ho letto:
”L’artista del coltello” (riletto) e “I lunghi coltelli” di Welsh, ero rimasto indietro e d’estate è come Lansdale, lo frequento sempre volentieri. Niente di eccezionale, ma è come tornare al bar dopo tanto tempo e ritrovarci la stessa aria e gli stessi amici che ti aggiornano sulle loro peripezie. Così come succede in “Godetevi la corsa”, terzo di Welsh letto in periodo estivo.
Consigliati tutti e tre, dai.

Poi un altro trittico di argomento specifico “Mazinga Nostalgia” di Marco Pellitteri, Coniglio Editore, 2002, ”Generazione Goldrake” di Marco Teti, Mimesis, 2011 e ”Da Goldrake a Supercar Gattiger” di Enrico Cantino, Mimesis, 2013.
Spettacolare il primo (fino ad essere maniacale nel lavoro di studio delle fonti), abbastanza leggerino ma divertente l’ultimo.
Avevo necessità di un tuffo nelle origini.
Certi protagonisti di quelle storie, durante l’infanzia, hanno passato con me più tempo di certi parenti ;-)

”L’ultimo spettacolo - I funerali sovietici che hanno fatto storia” di Gian Piero Piretto, Raffaello Cortina Editore, 2023, interessante. Ho letto svariate altre cose di Piretto che è un ricercatore preparatissimo sull’Unione Sovietica e scrive anche bene. L’argomento non è allegrissimo ma ci conduce dalla nascita alla caduta insieme alla rappresentazione sociale della morte.

”Instagram al tramonto” di Paolo Landi, Baldini e Castoldi, 2019: libro vecchio, scritto da un boomer che ci chiappa poco e mette in fila tutta una serie di frasi fatte e credenze insieme a qualche verità, nessuna molto approfondita e molte evidenze.
Son 112 pagine e si legge in mezz’ora.
Però poi alla fine ci si chiede se non sarebbe stato meglio fare altro…

Finisco con “Nato sul confine” di Fabrizio Gatti, Rizzoli, 2023…
Che dire… lo sapete come la penso su Gatti, ho scritto qua di quasi tutti i suoi libri che mi sento di consigliare tutti ancora una volta e questo compreso.
Un giornalista che fa il suo lavoro nell’unico modo in cui andrebbe fatto e lo fa anche molto bene.
Apprezzo lo stile della prosa, oltre i contenuti.
Consigliato anche questo.

Ecco, mi sono messo in pari.
Ora sto raschiando un po’ il fondo, anche se qualcosa proveniente dalle vostre segnalazioni ancora ce l’ho…

Però, dai, le buone idee, le buone pagine, le buone parole non sono mai abbastanza; dunque non ditemi che non avete nulla da consigliarmi perché non ci credo >:-/
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wilcoyote
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Re: Consigli di lettura - Non solo libri sulla Russia

Messaggio da wilcoyote »

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"L'uomo a una dimensione" di Herbert Marcuse si staglia come una delle più lucide e inquietanti profezie del nostro tempo. Pubblicato nel 1964, questo capolavoro della teoria critica non ha perso un grammo della sua potenza analitica, anzi, sembra parlare al nostro presente con una voce sempre più chiara e allarmante.

Marcuse ci conduce in un viaggio attraverso le contraddizioni della società industriale avanzata, dipingendo il ritratto di un mondo in cui il progresso tecnologico, anziché liberare l'uomo, lo ha imprigionato in una gabbia dorata di falsi bisogni e desideri manipolati. La sua prosa, densa ma illuminante, svela come il sistema capitalistico sia riuscito nell'impresa più sottile: trasformare il controllo sociale in una forma di seduzione consensuale.

Il "Grande Rifiuto" teorizzato da Marcuse, ovvero la possibilità di dire no al sistema, sembra oggi più necessario che mai. Nell'era dei social media e del consumismo digitale, la sua analisi della "coscienza felice", quello stato di falsa contentezza che ci impedisce di vedere le catene che ci legano, riecheggia con una precisione quasi dolorosa. Non stiamo forse vivendo tutti, in qualche modo, quella dimensione unica che Marcuse aveva previsto, dove il pensiero critico viene sistematicamente assorbito e neutralizzato dal sistema?

L'attualità del testo emerge con forza quando l'autore descrive come la tecnologia e il benessere materiale vengano utilizzati per soffocare il dissenso. Il "totalitarismo morbido" che Marcuse denuncia non ha bisogno di violenza esplicita: opera attraverso il comfort, il divertimento, la pubblicità, creando quella che lui chiama "euforia nella infelicità", uno stato in cui le persone sono troppo distratte per rendersi conto della loro alienazione.

Particolarmente illuminante è l'analisi del linguaggio unidimensionale, un tema che anticipa di decenni le discussioni sulla semplificazione del pensiero nell'era dei tweet e della comunicazione istantanea. Marcuse ci mostra come il linguaggio stesso possa diventare uno strumento di controllo sociale, riducendo la complessità del pensiero a slogan e formule preconfezionate.

Ma "L'uomo a una dimensione" non è solo una critica: è anche un appello alla resistenza intellettuale. Marcuse ci ricorda che il pensiero critico è l'ultima linea di difesa contro l'appiattimento della coscienza. La sua visione della libertà come liberazione dai bisogni artificiali rimane una delle più potenti critiche alla società dei consumi.

Rileggere Marcuse oggi significa ritrovare gli strumenti per decodificare il presente. Il suo messaggio principale, cioè che il vero progresso umano non può essere misurato solo in termini di avanzamento tecnologico e materiale, si ripropone con particolare urgenza in un'epoca in cui l'intelligenza artificiale e il capitalismo digitale stanno ridefinendo cosa significa essere umani.

La grandezza di quest'opera sta nella sua capacità di essere sia una diagnosi precisa del suo tempo che una lente attraverso cui interpretare il futuro. Marcuse ci ha lasciato non solo un'analisi sociale, ma una bussola per orientarci nel mare della società contemporanea, dove il rischio di perdere la dimensione critica del pensiero è più alto che mai.