Fine anni '80 inizio '90. Teniamolo sempre presente. Il periodo modaiolo inziò verso la metà del 1988.
Per tutto quello che ho acquisito, letto e ascoltato posso dire che il ruolo dei russi fu all'inizio assolutamente passivo e le circostanze che portarono i russi in Italia del tutto casuali.
Ilcaso Italiano
In sintesi quanto ho già raccontato. L'importazione degli orologi russi "modaioli" fu dovuta a quello che si chiamava "commercio di compensazione".
Protagonista fu una azienda italiana che esportava in Unione Sovietica, dagli anni '70 almeno, macchinari per produrre scarpe.
La Russia degli anni '80 era ridotta al lastrico. Il commercio di compensazione era una pratica consueta sin dai decenni precedenti ma in quel torno di tempo era una risorsa fondamentale per gli scambi. In parte ti pago con altri prodotti.
Quindi dalle scarpe agli orologi. Come fu possibile?
Il gruppo aziendale "scarparo" aveva al suo interno una azienda specializzata in gadgets, oggettistica aziendale,ecc., inoltre era in relazione di affari con altre aziende specializzate in gioielleria e orologeria ( l'Unione Sovietica è sempre stato un grande esportatore di oro, metalli e pietre preziose. Di fatto seguendo le cronache sulle importazioni/esportazioni di orologi sin dal pre-1917 segui anche l'andamento del commercio dell'oro).
Fatto è che quando, nella seconda metà degli anni '80, si dovette decidere quali merci importare in quanto parte dei pagamenti, diciamo così, "in natura" la scelta cadde anche sugli orologi, cosa del tutto impensabile pochi anni prima.
Qui fu decisivo il ruolo di alcuni personaggi di quell'insieme aziendale a cui ho accennato. Caviale e vodka erano settori ultra-sfruttati e non offrivano di per se grandi prospettive.
D'altro canto i russi, che stupidi non erano, cercavano di sbolognare le giacenze di magazzino dei beni di consumo, prodotti in eccesso (economia di piano) e poco graditi all'interno. In ogni occasione provavano a liberarsi di quanto era di minor valore dal loro punto di vista.
Possiamo metterla così, nella "compensazione" c'era una certa quota di merci "zavorra" per chi le riceveva. Una scelta obbligata, pena l'impossibilità di mantenere relazioni commerciali con l'URSS.
Il discorso è lungo e complesso per cui non mi dilungo oltre.
Il punto è che si era verso al fine degli anni '80 e riassumo il tutto con una immagine leggermente colorita: noi eravamo come quel tizio, puttaniere per tutta la vita, che ad un certo punto si ferma e si dice "vorrei qualcosa di più vero, reale, concreto, sincero".
Questo è quanto era nell'aria in quel periodo. Il colpo di genio fu proprio nel puntare sugli orologi meccanici, vetusti e astrusi, nella fase calante dell'effimero e della overdose swacthara
.
Le prime visite a Chistopol avvennero nella seconda metà del 1987, il resto è cronaca.
Un altra cosa è da tenere presente. Sappiamo tutti che i russi esportavano orologi da decenni, ma quello che cercavano di esportare era la loro produzione corrente, quella "normale", quella che ritenevano avesse qualche possibilità nei mercati occidentali.
Queste esportazioni erano entrate in profonda crisi si dagli inizi degli anni '80. Diversi i motivi, tutti bene individuabili, ma è un altra storia. Certo è che ai russi non passava per la mente di puntare, in quel momento, sull'esportazione dei kom&co. che conosciamo.
C'è poi tutto il quadro politico-internazionale, Gorbaciov, ecc. ma su questo abbiamo consumato quintalate di tastiere.
Dunque, l'iniziativa, la scelta, fu tutta italiana a partire dal contesto del commercio di compensazione. Quello che gli italiani subirono era quello che i russi avevano da offrire, ma la scelta del cosa fu italiana.
Uno dei protagonisti anni fa mi raccontò che gli orologi arrivavano in condizioni pietose, degli autentici "nos"
, ovvero fondi di magazzino mal conservati. Dovevano ricondizionarli da cima a fondo.
Non ho modo di sapere se ciò fosse del tutto vero o solo un modo per giustificare il mark up praticato, ma lo ritengo credibile.
Per non parlare dei costi del packing nostrano e del battage pubblicitario. Nel solo 1988 fu un giro di affari di settecento milioni di lire (vado a memoria).
Gli italiani avevano l'esclusiva mondiale e nel giro di pochi mesi lanciarono gli 0, i kom,ecc. negli USA, Giappone, oltre che in tutta Europa.
Il caso tedesco.
In Germania la moda non ebbe la stessa forza che in Italia. Del resto l'unico paese paragonabile al nostro, dal punto di vista del successo, furono gli USA (e mi è stato detto anche il Giappone, ma non ho avuto modo di verificare).
I primi Raketa 0 e i quattro kom arrivarono a partire dalla seconda metà del 1989, cioè un anno dopo che da noi, quasi nella fase calante della moda.
Gli orologi erano gli stessi impacchettati allo stesso modo. Però...
Però dire Germania significa dire Germania-est, la riunificazione, una tradizione di rapporti commerciali molto forte e di lunga durata con l'Unione Sovietica, il ruolo della DDR con tutto quello che significò l' ex-DDR.
Se da noi la prima ondata di immigrazione, a ridosso del 1990, dall'est-Europa portò orologi di tutti i tipi possiamo solo immaginare cosa avvenne in Germania. Non a caso ancora oggi è una delle migliori fonti di approvvigionamento per una certa tipologia di orologi.
C'è poi da considerare il ruolo di Poljot-V e altre iniziative del genere.
Ma sono due i punti che differenziano profondamente il caso tedesco rispetto al caso italiano( e agli altri paesi).
Al primo ho già accennato, la Germania-est. Se guardiamo alle riviste tedesche vediamo che c'è una grande differenza rispetto a quelle italiane.
Nelle nostre si parlò quasi esclusivamente di ciò che era ufficialmente distribuito dagli importatori nostrani, e questo dal 1988 alla prima metà del 1990. Per poi essere considerati del tutto sorpassati nel 1991. Ormai erano roba da mercatino.
In Germania invece, nello stesso arco di tempo, se ne parlò molto poco. Qualche trafiletto sul Raketa 0, pubblicità minimalista per i kom, Molnja e qualche altra cosina che già lascia intravedere le evoluzioni future.
Ma nel 1990-1991 si parlava già di Ruhla e di 6MX.
E' solo a partire dal 1992 che si inizia a scrivere e leggere, in modo consistente, di orologi russi e si parlava di orologeria sovietica a tutto campo!
Ed è dal 1993 che appaiono, sulla stampa, in modo significativo gli orologi importati ufficialmente.
Per poi seguire una storia commerciale fatta da Poljot-V e altri.
In altre parole il caso Germania fu completamente diverso da quello italiano.
La moda, se moda mai ci fu (in relazione a quella italiana), arrivò molto più tardi e fu principalmente il risultato della riunificazione delle due Germanie. Si potrebbe dire che inizialmente fu dovuta più ad un movimento "dal basso" ancor prima che ad iniziative commerciali (che pure ci furono).
Altro fattore fondamentale era la presenza di una tradizione culturale, quasi sempre di origine DDR, che conosceva bene e da tempo l'orologeria sovietica.
In conclusione, provvisoria come sempre
, in Italia avemmo una moda in tutti sensi, fulminea, eclatante, esplosiva, dirompente, "latina", calata dall'alto grazie a chi ebbe la capacità di fiutare l'aria che tirava, e in quanto tale si spense altrettanto rapidamente.
In Germania invece non ci fu una moda altrettanto esplosiva, poco influirono le iniziative commerciali e solo a partire dal 1992-1993. In compenso fu un qualcosa che nacque dal basso, da quanto entrò in circolazione soprattutto grazie alla riunificazione e ad una tradizione culturale da noi del tutto assente. La moda vera e propria venne dopo, seguì il "basso". Forse non fu una nemmeno una moda nel vero significato dell parola, ma per spiegarlo dovrei dilungarmi oltre e non credo che sia il caso
E, per chiudere il quadro, nel caso tedesco l'iniziativa sovietica-russa ebbe un ruolo pro-attivo, grazie allo sfasamento temporale e anche, fattore non trascurabile, all'esperienza italiana con la quale i russi avevano rapidamente imparato a interagire imparando i trucchi del marketing occidentale, joint-ventures, ecc. (cose di cui sopra ho dato per scontato, ne abbiamo parlato sempre. Devo ri-citare cosa diceva nel 1989 Samsonov, direttore della prima fabbrica di Mosca, partecipando ad un convegno in Italia?
)
Tutto questo in estrema sintesi tralasciando annessi e connessi
Se con qualcuno dovete prendervela costui è Marco-Zvezda. La domanda l'ha fatta lui. Io ho solo risposto.
PS
Ai due o tre, forse anche meno, che riusciranno a leggere tutto il post vanno i miei sentiti ringraziamenti. I miei e quelli di Bò, Jenny, La Grigia, La Nera, Peperino, i Cinque Gattini Neri ( Macchietta, Peperoncino, Bollicino,...) e degli altri sei a cui ha dato luce La Nera tre giorni or sono. Anche loro tutti neri, tranne uno che è grigio.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)