E proseguiamo la storia partendo da un antefatto di un paio di settimane fa
Sono appena arrivato in ufficio ma ho già qualcosa di importante da fare. Si tratta di un pacchetto molto intrigante che non vedo l'ora di aprire.
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Apro avidamente la prima busta e, come era facile immaginare, scopro che il pacchetto contiene un altro pacchetto
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E poi un altro e un altro ancora, fino ad arrivare a... oooohhh!
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Un Lanzo della coltelleria Codega! Un delizioso esemplare con lama da 7cm e manico in faggio!
Per la privacy non posso svelare chi è il mittente, ma solo fornire qualche indizio
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Mi piace, è leggero, ben bilanciato, piacevole da impugnare, ragionevolmente affilato. Sì, lo so, sul manico si intravede qualche segnaccio di lavorazione sotto lo strato di vernice alla nitro. Ma non è nulla di serio, e poi ho già avuto qualche imbeccata su come porre rimedio. Me ne occuperò più in là, ora è il momento delle coccole. Mi tiene compagnia
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Coccola qui e coccola lì, è passata una settimana e il cucciolotto è ancora qui in ufficio ad aiutarmi
Però effettivamente devo fare qualcosa per quel manico, forse questo weekend troverò un paio d'ore per sistemarlo.
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La coltelleria Codega (
http://www.codega.it/) è a Premana in provincia di Lecco. La foto del loro laboratorio è un vero spettacolo! Hanno iniziato nel 1920, fanno coltelli da oltre un secolo.
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Mi sembrano credenziali di tutto rispetto, così decido di chiamarli. Mi risponde il fratello del titolare, che mi dà qualche buon consiglio su come procedere. Pensavo di poter smontare le parti in metallo per proteggerle meglio, ma è lui stesso a sconsigliarlo per evitare interventi troppo invasivi. Il perno che tiene la lama è ribadito, dunque rimuoverlo significherebbe sostituirlo con uno nuovo, con tutte le conseguenze del caso in termini di tempo e possibilità di far danni.
E finalmente arrivano il weekend e un momento di tranquillità. Ok, si parte. Pronti, via!
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Proteggiamo bene le parti metalliche e partiamo con la scartavetratura.
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Per questi lavori uso un supporto di legno a cui assicuro una striscia di carta vetrata con del nastro carta. Dopo le prime due passate già si vedono i risultati.
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Riguardo alla grana, ho iniziato con una 50 per rimuovere i graffi più profondi. Poi sono passato alla 80, alla 100 e da ultimo alla 120 per levigare la superficie. Il risultato è decisamente molto buono, tutti i graffi sono andati via. Valuto per un momento la possibilità di proseguire il carteggio a grana ancora più fine, ma decido di fermarmi. Il manico è liscio ma non scivola via, così è perfetto.
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Mentre metto via gli attrezzi, mi viene in mente una considerazione. Il Lanzo di Codega (così come il Bergamasco, suo stretto parente) è spesso paragonato all'Opinel, quasi come se ne rappresentasse la versione italiana. Da ammiratore di Opinel, posso dire che il paragone non è sostenibile. Sebbene siano tutti coltelli caratterizzati da grande semplicità costruttiva, manico in legno e lama in acciaio al carbone o inox di varie lunghezze a secondo dei modelli, tra il tascabile di Opinel e i coltelli nostrani di Codega ci sono profonde differenze.
Per cominciare il sistema di blocco dell'Opinel è più semplice e più ergonomico, ed è interamente smontabile con relativa facilità. Codega usa invece un sistema di blocco piuttosto elaborato, meno agevole da azionare in apertura e in chiusura, non smontabile, ma che se usato correttamente offre una sicurezza superiore.
Ma ben più ampie sono le differenze nelle proporzioni tra manico e lunghezza della lama, lo spessore, la larghezza. Tutte caratteristiche che contribuiscono a definire il carattere di un coltello.
Per dare un riferimento, la lunghezza della lama del Lanzo in foto è 7cm, esattamente come quella di un Opinel n.6, che al confronto pare uno gnomo.
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Va meglio con il n.10, che però è significativamente più grande.
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La lama da 7cm del Lanzo è tozza e robusta, spessa ben 3mm.
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Per contro, tutti gli Opinel sono tipici "slicer" dalla lama sottile. In foto ne vediamo qualche esempio, gli spessori sono appena 1.4mm per il n.6, 2.2mm per il n.9 e 2.4mm per il n.10.
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Ma torniamo al lavoro, che ormai è arrivato alla fase di rifinitura. Per proteggere la superficie ho usato olio rosso, un prodotto onesto che ravviva il legno e lo scurisce leggermente dandogli toni caldi. Lo stendo abbondante strofinando con panno carta e un batuffolo di ovatta. Lo lascio asciugare 10/15 minuti e ripeto il procedimento quattro o cinque volte. La mattina dopo altre quattro o cinque passate e poi lo lascio riposare.
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Ed ecco il risultato finale. Apprezzo molto la finitura opaca e la sensazione che dà impugnandolo. Forse avrei ottenuto risultati ancora migliori usando olii più tecnici. Mi era stato suggerito di usare un olio specifico per il calcio del fucile, (ad es. Tru Oil) ma non ne avevo a disposizione in quel momento e sono comunque molto soddisfatto della resa finale.
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Ed ora chiedetemi se mi piace