Situazione Ucraina
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Re: Situazione Ucraina
A proposito, l'efficientissima intelligence inglese, il famosissimo MI6, tre o quattro mesi fa non diceva che la Russia era a corto di missili? Magari per questo Biden dice che bisogna aspettare la primavera per parlare di pace.
Di sicuro la colpa principale del l'accaduto è della Russia, ma ad essere desolanti sono i beccamorti nostrani.
Di sicuro la colpa principale del l'accaduto è della Russia, ma ad essere desolanti sono i beccamorti nostrani.
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Re: Situazione Ucraina
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Re: Situazione Ucraina
Non mi stupirei se gli ucraini "ci avessero provato".
Sul campo di battaglia fai la guerra, di pace parli ai tavoli dei negoziati.
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein
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Re: Situazione Ucraina
Mi sbaglierò ma ultimamente sembra quasi che la Russia sia più attenta a non irritare i paesi Nato piuttosto che Zelensky il quale, in questa fase di stallo, avrebbe in realtà più da guadagnare che da perdere.
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Re: Situazione Ucraina
In realtà è la Russia che ci guadagna: ha bisogno di tempo per riorganizzare quella specie di armata brancaleone che un tempo era la temibile armata rossa.
Però mi chiedo come mai l'esercito ucraino sia tanto meglio gestito, visto che l'Ucraina era il secondo Stato dentro la ex URSS dopo la Russia, e non è stato certo meglio gestito rispetto al "cugino" maggiore. Forse non sono storie quelle che vogliono "consiglieri" occidentali in Ucraina da almeno 10 anni a questa parte?
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Re: Situazione Ucraina
Concordo con ale9191.
wilcoyote, anche l'esercito ucraino avrà così più tempo per organizzarsi, cioè incamerare armi e militari nel frattempo addestrati dalla NATO.
La rivoluzione in Ucraina, anche militare, è iniziata nel 2014.
Di più non dico o proterviamente mi si da del putiniano.
Ancora ieri, Calenda, rivolgendosi a coloro su FB che gli chiedevano conto delle sue avventate dichiarazioni sul social dopo i missili russi sulla Polonia, ha usato il termine "putiniani" .
Dimenticando che il primo putiniano in quell'occasione allora è stato Biden.
wilcoyote, anche l'esercito ucraino avrà così più tempo per organizzarsi, cioè incamerare armi e militari nel frattempo addestrati dalla NATO.
La rivoluzione in Ucraina, anche militare, è iniziata nel 2014.
Di più non dico o proterviamente mi si da del putiniano.
Ancora ieri, Calenda, rivolgendosi a coloro su FB che gli chiedevano conto delle sue avventate dichiarazioni sul social dopo i missili russi sulla Polonia, ha usato il termine "putiniani" .
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"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein
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Re: Situazione Ucraina
La stupidità al potere...
Odessa smantella il monumento a Caterina II di Russia, la fondatrice della città.
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/ ... 2eb9a.html
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Re: Situazione Ucraina
Secondo questo articolo apparso in una newsletter del Corriere, la guerra in Ucraina ormai è degenerata in un business militare dove conta solo il business, indipendentemente da chi è l'aggressore e chi l'aggredito.
National Defense University Press
La privatizzazione della guerra che genera guerra
La guerra in Ucraina è piena di mercenari russi, ceceni, francesi, spagnoli, svedesi e serbi, che combattono per entrambe le parti. I mercenari sono onnipresenti nel conflitto ucraino. Società come il Gruppo Wagner hanno condotto missioni segrete, negate dal governo russo. Le compagnie militari private come il Wagner Group sono simili a multinazionali armate. I dipendenti sono reclutati da diversi Paesi e il business è tutto. Quando si pensa ai contractor militari, si ricorda l’americana Blackwater Security, operativa in Iraq. Le organizzazioni si sono moltiplicate. La forza privata è diventata un grande affare, di portata globale.
La guerra in Ucraina è anche un grande mercato, peraltro facilmente previsto da un recente rapporto della National Defence University Press. I ricercatori hanno attinto a fonti ufficiali e a una ricchissima bibliografia. Negli ultimi anni — scrivono — si sono viste attività di mercenari in Yemen, Nigeria, Ucraina, Siria e Iraq. Il Medio Oriente è pieno di mercenari. Il Kurdistan è un paradiso per soldati di ventura che cercano lavoro. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato mercenari per combattere gli Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen. Provenienti da Paesi dell’America Latina come Colombia, Panama, El Salvador e Cile, erano veterani delle guerre della droga. La forza privata si è dimostrata un’opzione utile per le nazioni arabe, in particolare l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati, che vogliono fare la guerra, ma non hanno un esercito.
La Siria ricompensa i mercenari che recuperano territori con diritti petroliferi e minerari finiti sotto il controllo dell’Isis. «Almeno due società russe hanno ricevuto contratti nell’ambito di questa politica: Evro Polis e Stroytransgaz. Evro Polis ha assunto il Gruppo Wagner per recuperare i giacimenti petroliferi del cosiddetto Stato Islamico. In Siria ci sono circa 2.500 mercenari pagati dalla Russia». La Nigeria ha assunto mercenari per fronteggiare i terroristi di Boko Haram. Ma anche i terroristi assumono mercenari. La Malhama Tactical ha sede in Uzbekistan e lavora per estremisti jihadisti. In particolare in Siria per il Fronte Nusra, affiliato ad al-Qaeda, e per il Partito Islamico del Turkistan, il ramo siriano di un gruppo estremista uiguro con sede in Cina. Anche organizzazioni non governative (ONG) come Care, Save the Children, Caritas e World Vision si rivolgerebbero al settore privato per proteggere persone, proprietà e interessi nelle zone di conflitto.
Grandi aziende come Aegis Defense Services e Triple Canopy pubblicizzano i loro servizi . «Le multinazionali sono i nuovi clienti dei mercenari, soprattutto delle industrie estrattive. Per esempio, il gigante minerario Freeport-McMoRan ha assunto Triple Canopy per proteggere la miniera a Papua, in Indonesia. La China National Petroleum Corporation commissiona alla DeWe Security la protezione dei suoi beni nel mezzo della guerra civile del Sudan meridionale. Anche in mare ci sono mercenari, simili ai corsari di due secoli fa. Le compagnie di navigazione internazionali li ingaggiano per proteggere le loro navi che attraversano le acque pirata del Golfo di Aden, dello Stretto di Malacca e del Golfo di Guinea».
Il peggio - profetizzano i ricercatori americani - deve ancora venire. La guerra su commissione è diventata un nuovo modo di fare la guerra. È la commercializzazione della guerra, dove la forza militare viene comprata e venduta come qualsiasi altra merce. Alcune società militari private sono state quotate a Wall Street e alla Borsa di Londra. «Durante le guerre in Iraq e Afghanistan, gli Stati Uniti hanno assunto migliaia di civili armati per integrare i livelli di truppe. Secondo questa stessa logica, la società russa Wagner Group sarebbe considerata legittima. La clientela non cambia la natura della forza mercenaria». Niccolò Machiavelli disprezzava i mercenari in quanto «disuniti, ambiziosi, senza disciplina, infedeli; galanti tra gli amici, vili tra i nemici; senza timore di Dio, senza fiducia negli uomini». Ma i mercenari rimasero il principale strumento di guerra per secoli. I mercenari erano utilizzati dai Romani, dai Macedoni, dai Greci, dai Cartaginesi.
La parola mercenario deriva dal latino merces (salario o paga) e non è diversa dal «soldo» dovuto ai combattenti, da cui deriva la parola «soldato». Per gran parte del passato, mercenari e soldati erano sinonimi. Il motivo è semplice: affittare la forza è più economico che possederla. Il rapporto ricorda che persino Sir Thomas More, il grande umanista e autore di Utopia, sosteneva l’uso di mercenari per proteggere la sua repubblica utopica. Anche i papi assunsero mercenari, utilizzandoli per annientare i nemici e purificare gli infedeli. Il papato impiega tuttora una guardia svizzera, con tanto di alabarde e calzamaglia.
Le cose cambiano con la nascita e la definizione di Stato moderno. Solo gli Stati moderni hanno il monopolio della forza e solo essi in teoria potrebbero fare la guerra. Ma la realtà è sempre più diversa. I mercenari sono diventati un affare sponsorizzato dallo Stato, come i grandi eserciti privati delle compagnie olandesi o britanniche delle Indie Orientali. Il fenomeno è anche la conseguenza di rivolgimenti politici seguiti alla caduta del Muro di Berlino. Alcuni Stati hanno perso il controllo del loro territorio, come nei conflitti nei Balcani, l’Unione Sovietica è implosa. Altri Stati, come la Somalia, sono falliti. E qui si sono fatti largo gruppi armati di ogni risma e con le finalità più diverse. I cartelli della droga hanno catturato gli Stati. Al Qaeda e i suoi imitatori cercano di sostituire gli Stati con un califfato globale. Con il declino del potere statale, aumenta la forza privata. «La prima organizzazione mercenaria pubblica è nata in Sudafrica, chiamata Executive Outcomes, e ha combattuto in tutto il continente. Ha sedato gruppi di ribelli, ha preso impianti petroliferi e miniere di diamanti e ha addestrato i militari dei clienti per 40 milioni di dollari all’anno. Executive Outcomes chiuse i battenti nel 1998, ma lasciò una forte rete di «discepoli» in tutta l’Africa. Gli Stati Uniti hanno appaltato le loro guerre in Iraq e Afghanistan. Per ogni soldato americano in Iraq o in Afghanistan, c’era almeno un appaltatore: un rapporto di 1:1 o superiore. Al culmine di queste guerre, gli appaltatori costituivano oltre il 50% della struttura delle forze statunitensi in Iraq e il 70% in Afghanistan. I contractor feriti o morti fanno risparmiare i clienti perché non devono pagare le spese ospedaliere o i sussidi per i veterani. In definitiva, i contractor sono persone usa e getta, come i mercenari del passato».
«Pochi sanno che la maggior parte degli appaltatori che combattono nelle guerre statunitensi non sono nemmeno americani. Per contenere i costi, le compagnie militari assumono personale dai Paesi in via di sviluppo, dove la manodopera militare è a buon mercato. È una delle poche questioni a Washington che gode di un vero sostegno bipartisan. Gli americani non si preoccupano delle vittime dei contractor, a differenza dei Marines morti». La privatizzazione della guerra è quindi una distorsione della guerra stessa, un cambiamento sconvolgente delle regole e degli effetti. Se il conflitto è mercificato, la logica del mercato si applica alla guerra. Tutto - armi, uomini, risultati, vantaggi, complicità e doppi giochi - è in vendita e può essere barattato. «I guerrieri a scopo di lucro non sono vincolati da considerazioni politiche o dal patriottismo. Sono attori di mercato. I mercenari sono forze in affitto. La guerra privata genera guerra. È semplice domanda e offerta, perché i mercenari e i loro padroni si alimentano a vicenda». Se questo sottobosco si muove alla grande in Ucraina, è facile prevedere la cronicizzazione del conflitto. Il business della manodopera armata e del traffico di armi non conosce né confini, né ideali, né differenza fra aggressori e aggrediti.
National Defense University Press
La privatizzazione della guerra che genera guerra
La guerra in Ucraina è piena di mercenari russi, ceceni, francesi, spagnoli, svedesi e serbi, che combattono per entrambe le parti. I mercenari sono onnipresenti nel conflitto ucraino. Società come il Gruppo Wagner hanno condotto missioni segrete, negate dal governo russo. Le compagnie militari private come il Wagner Group sono simili a multinazionali armate. I dipendenti sono reclutati da diversi Paesi e il business è tutto. Quando si pensa ai contractor militari, si ricorda l’americana Blackwater Security, operativa in Iraq. Le organizzazioni si sono moltiplicate. La forza privata è diventata un grande affare, di portata globale.
La guerra in Ucraina è anche un grande mercato, peraltro facilmente previsto da un recente rapporto della National Defence University Press. I ricercatori hanno attinto a fonti ufficiali e a una ricchissima bibliografia. Negli ultimi anni — scrivono — si sono viste attività di mercenari in Yemen, Nigeria, Ucraina, Siria e Iraq. Il Medio Oriente è pieno di mercenari. Il Kurdistan è un paradiso per soldati di ventura che cercano lavoro. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato mercenari per combattere gli Houthi sostenuti dall’Iran nello Yemen. Provenienti da Paesi dell’America Latina come Colombia, Panama, El Salvador e Cile, erano veterani delle guerre della droga. La forza privata si è dimostrata un’opzione utile per le nazioni arabe, in particolare l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati, che vogliono fare la guerra, ma non hanno un esercito.
La Siria ricompensa i mercenari che recuperano territori con diritti petroliferi e minerari finiti sotto il controllo dell’Isis. «Almeno due società russe hanno ricevuto contratti nell’ambito di questa politica: Evro Polis e Stroytransgaz. Evro Polis ha assunto il Gruppo Wagner per recuperare i giacimenti petroliferi del cosiddetto Stato Islamico. In Siria ci sono circa 2.500 mercenari pagati dalla Russia». La Nigeria ha assunto mercenari per fronteggiare i terroristi di Boko Haram. Ma anche i terroristi assumono mercenari. La Malhama Tactical ha sede in Uzbekistan e lavora per estremisti jihadisti. In particolare in Siria per il Fronte Nusra, affiliato ad al-Qaeda, e per il Partito Islamico del Turkistan, il ramo siriano di un gruppo estremista uiguro con sede in Cina. Anche organizzazioni non governative (ONG) come Care, Save the Children, Caritas e World Vision si rivolgerebbero al settore privato per proteggere persone, proprietà e interessi nelle zone di conflitto.
Grandi aziende come Aegis Defense Services e Triple Canopy pubblicizzano i loro servizi . «Le multinazionali sono i nuovi clienti dei mercenari, soprattutto delle industrie estrattive. Per esempio, il gigante minerario Freeport-McMoRan ha assunto Triple Canopy per proteggere la miniera a Papua, in Indonesia. La China National Petroleum Corporation commissiona alla DeWe Security la protezione dei suoi beni nel mezzo della guerra civile del Sudan meridionale. Anche in mare ci sono mercenari, simili ai corsari di due secoli fa. Le compagnie di navigazione internazionali li ingaggiano per proteggere le loro navi che attraversano le acque pirata del Golfo di Aden, dello Stretto di Malacca e del Golfo di Guinea».
Il peggio - profetizzano i ricercatori americani - deve ancora venire. La guerra su commissione è diventata un nuovo modo di fare la guerra. È la commercializzazione della guerra, dove la forza militare viene comprata e venduta come qualsiasi altra merce. Alcune società militari private sono state quotate a Wall Street e alla Borsa di Londra. «Durante le guerre in Iraq e Afghanistan, gli Stati Uniti hanno assunto migliaia di civili armati per integrare i livelli di truppe. Secondo questa stessa logica, la società russa Wagner Group sarebbe considerata legittima. La clientela non cambia la natura della forza mercenaria». Niccolò Machiavelli disprezzava i mercenari in quanto «disuniti, ambiziosi, senza disciplina, infedeli; galanti tra gli amici, vili tra i nemici; senza timore di Dio, senza fiducia negli uomini». Ma i mercenari rimasero il principale strumento di guerra per secoli. I mercenari erano utilizzati dai Romani, dai Macedoni, dai Greci, dai Cartaginesi.
La parola mercenario deriva dal latino merces (salario o paga) e non è diversa dal «soldo» dovuto ai combattenti, da cui deriva la parola «soldato». Per gran parte del passato, mercenari e soldati erano sinonimi. Il motivo è semplice: affittare la forza è più economico che possederla. Il rapporto ricorda che persino Sir Thomas More, il grande umanista e autore di Utopia, sosteneva l’uso di mercenari per proteggere la sua repubblica utopica. Anche i papi assunsero mercenari, utilizzandoli per annientare i nemici e purificare gli infedeli. Il papato impiega tuttora una guardia svizzera, con tanto di alabarde e calzamaglia.
Le cose cambiano con la nascita e la definizione di Stato moderno. Solo gli Stati moderni hanno il monopolio della forza e solo essi in teoria potrebbero fare la guerra. Ma la realtà è sempre più diversa. I mercenari sono diventati un affare sponsorizzato dallo Stato, come i grandi eserciti privati delle compagnie olandesi o britanniche delle Indie Orientali. Il fenomeno è anche la conseguenza di rivolgimenti politici seguiti alla caduta del Muro di Berlino. Alcuni Stati hanno perso il controllo del loro territorio, come nei conflitti nei Balcani, l’Unione Sovietica è implosa. Altri Stati, come la Somalia, sono falliti. E qui si sono fatti largo gruppi armati di ogni risma e con le finalità più diverse. I cartelli della droga hanno catturato gli Stati. Al Qaeda e i suoi imitatori cercano di sostituire gli Stati con un califfato globale. Con il declino del potere statale, aumenta la forza privata. «La prima organizzazione mercenaria pubblica è nata in Sudafrica, chiamata Executive Outcomes, e ha combattuto in tutto il continente. Ha sedato gruppi di ribelli, ha preso impianti petroliferi e miniere di diamanti e ha addestrato i militari dei clienti per 40 milioni di dollari all’anno. Executive Outcomes chiuse i battenti nel 1998, ma lasciò una forte rete di «discepoli» in tutta l’Africa. Gli Stati Uniti hanno appaltato le loro guerre in Iraq e Afghanistan. Per ogni soldato americano in Iraq o in Afghanistan, c’era almeno un appaltatore: un rapporto di 1:1 o superiore. Al culmine di queste guerre, gli appaltatori costituivano oltre il 50% della struttura delle forze statunitensi in Iraq e il 70% in Afghanistan. I contractor feriti o morti fanno risparmiare i clienti perché non devono pagare le spese ospedaliere o i sussidi per i veterani. In definitiva, i contractor sono persone usa e getta, come i mercenari del passato».
«Pochi sanno che la maggior parte degli appaltatori che combattono nelle guerre statunitensi non sono nemmeno americani. Per contenere i costi, le compagnie militari assumono personale dai Paesi in via di sviluppo, dove la manodopera militare è a buon mercato. È una delle poche questioni a Washington che gode di un vero sostegno bipartisan. Gli americani non si preoccupano delle vittime dei contractor, a differenza dei Marines morti». La privatizzazione della guerra è quindi una distorsione della guerra stessa, un cambiamento sconvolgente delle regole e degli effetti. Se il conflitto è mercificato, la logica del mercato si applica alla guerra. Tutto - armi, uomini, risultati, vantaggi, complicità e doppi giochi - è in vendita e può essere barattato. «I guerrieri a scopo di lucro non sono vincolati da considerazioni politiche o dal patriottismo. Sono attori di mercato. I mercenari sono forze in affitto. La guerra privata genera guerra. È semplice domanda e offerta, perché i mercenari e i loro padroni si alimentano a vicenda». Se questo sottobosco si muove alla grande in Ucraina, è facile prevedere la cronicizzazione del conflitto. Il business della manodopera armata e del traffico di armi non conosce né confini, né ideali, né differenza fra aggressori e aggrediti.
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Re: Situazione Ucraina
Stoltenberg: addestriamo gli ucraini dal 2014
https://www.repubblica.it/esteri/2022/1 ... 4-P2-S1-T1
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Re: Situazione Ucraina
Durante la conferenza internazionale di solidarietà per l'Ucraina a Parigi è stato annunciato un pacchetto di aiuti da circa un miliardo di euro per la popolazione ucraina.