Le parti sono tre in realtà: sionisti, hamas, e la gente normale di Palestina e Israele che vorrebbe campare in santa pace.mchap ha scritto: ↑20 mag 2021, 17:24Ed è anche quello ho sempre sostenuto io.wilcoyote ha scritto: ↑20 mag 2021, 16:43 Come si fa a dare ragione ad una delle parti, quando hanno torto marcio entrambe?
....
Ha ragione Caracciolo. Forse questa tragica farsa terminerà quando quell'area cesserà di essere strategica, il che avverà magari non mai, ma sicuramente molto in là nel futuro.
Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Esattamente, e non hanno voce. In Israele un po' si fanno sentire, qualche possibilità ce l'hanno. Tra i palestinesi è difficilissimo.
Proprio per questo dico sempre che noi nqui non dobbiamo fare i fanatici dell'una o l'altra parte. L'unica cosa sensata è dare voce, riportare le voci, di chi sul campo usa ancora la ragione.
Proprio per questo dico sempre che noi nqui non dobbiamo fare i fanatici dell'una o l'altra parte. L'unica cosa sensata è dare voce, riportare le voci, di chi sul campo usa ancora la ragione.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Un altro articolo, questa volta di un intellettuale arabo dichiaratamente filo-palestinese. Opinioni diverse dal precedente articolo ma sempre espresse con intelligenza, senza fanatismo, aiutano a capire uno dei tanti aspetti della situazione.
https://www.repubblica.it/esteri/2021/0 ... 302447614/
Lo scopo di Israele è arrivare a uno Stato senza palestinesi
di Tahar Ben Jelloun 23 MAGGIO 2021
l conflitto in corso non ha niente a che vedere con Hamas. Elemento nuovo è la mobilitazione di una gioventù che non aveva partecipato all’ultima Intifada, nel settembre del 2000. Una gioventù non necessariamente riconducibile a un partito politico
Il conflitto in corso fra Israele e Hamas non assomiglia all’ultimo in ordine di tempo, quello del 2014. La guerra attuale è nata sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est il 10 maggio, in seguito al tentativo di soldati israeliani venuti a sgomberare famiglie palestinesi dalle loro case a favore di nuovi coloni. Niente a che vedere con Hamas.
Sono stati degli arabi israeliani a opporsi a questi tentativi di espulsione. Le ostilità si sono estese alla Cisgiordania, dove scontri con l’esercito israeliano hanno fatto venti morti in pochi giorni. Le tensioni restano forti nelle città cosiddette “miste”, dove ebrei e arabi israeliani vivono fianco a fianco.
La minoranza araba che vive in Israele è il 20% della popolazione (1,8 milioni di persone). Sono arabi, palestinesi e anche israeliani di seconda fascia, perché spesso discriminati. Hanno diritto di voto (12 deputati su 120 alla Knesset), ma non hanno mai preso parte al governo. È la prima volta che questa popolazione si batte contro l’esercito israeliano.
È a questo punto che si inserisce Hamas, il movimento islamista finanziato dal Qatar e in parte dall’Iran, che sa benissimo che lanciando dei razzi sul Nord di Israele subirà rappresaglie. Hamas, che ha rotto i ponti con l’Autorità Palestinese, che governa la Cisgiordania, cerca così di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella lotta contro l’occupante.
Questa volta, più Israele bombarda Gaza, più la solidarietà tra palestinesi si rinsalda. Lo sciopero generale del 16 maggio nelle città arabe ha dimostrato che la lotta contro Israele viene prima delle divergenze fra palestinesi. A Nazareth, la più grande città araba, ha risuonato l’inno palestinese.
Altro elemento nuovo è la mobilitazione di una gioventù che non aveva partecipato all’ultima Intifada, nel settembre del 2000. Una gioventù non necessariamente riconducibile a un partito politico. Questo ha spinto al-Fatah, il primo movimento nazionale palestinese, a tornare al centro della scena per impedire ad Hamas di trarre profitto dalla situazione.
È stato Hamas, però, a lanciare 3.350 razzi sul territorio israeliano, nella maggior parte dei casi intercettati da Iron Dome, il sistema antimissile israeliano. Razzi che hanno fatto 12 morti fra la popolazione israeliana, mentre i bombardamenti su Gaza hanno ucciso 227 persone, di cui 59 bambini.
Un elemento rilevante di questa nuova guerra è la volontà della destra e dell’estrema destra israeliane, rappresentate dal primo ministro Benjamin Netanyahu, di rifiutare qualsiasi compromesso. Come ha detto un manifestante il giorno dello sciopero: «Per Israele, i palestinesi sono indesiderabili, ovunque vivano».
Lo scopo di Netanyahu è di arrivare a un giorno in cui non ci siano più palestinesi.
Il 19 luglio 2018 il Parlamento israeliano ha adottato una legge che proclama Israele «Stato-nazione del popolo ebraico», con l’ebraico come unica lingua ufficiale e Gerusalemme unita come capitale. Gli insediamenti ebraici sul territori palestinesi sono considerati “rilevanti per l’interesse nazionale”. Questo vuol dire anche che quel 20% di israeliani arabi dovranno andare via, un po’ come nel 1948!
Questa nuova guerra si svolge dopo gli accordi di Abramo, con i quali alcuni Paesi arabi hanno riconosciuto Israele e accettato di allacciare relazioni con Tel Aviv.
Ciononostante, nella maggior parte delle città arabe ci sono state manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese. Le due parti ora hanno accettato una tregua, grazie alla diplomazia egiziana e americana, ma nulla garantisce che la pace durerà. Hamas grida vittoria mentre le famiglie seppelliscono i loro morti. La speranza del movimento islamista è di diventare interlocutore di Israele. Qualcuno ha detto: «Alla fine anche gli americani hanno negoziato con i talebani, perché non dovrebbe succedere lo stesso con Hamas?»
Ma tutto questo fa parte di un ingranaggio che un giorno o l’altro ripartirà, perché la maggioranza israeliana rifiuta la negoziazione: quello che esige è che non ci sia più nessun palestinese a contrariare i progetti di uno Stato-nazione ebraico e Gerusalemme unita come capitale. Questo conflitto vecchio di oltre 70 anni è ancora lontano da una conclusione.
(Traduzione di Fabio Galimberti)
https://www.repubblica.it/esteri/2021/0 ... 302447614/
Lo scopo di Israele è arrivare a uno Stato senza palestinesi
di Tahar Ben Jelloun 23 MAGGIO 2021
l conflitto in corso non ha niente a che vedere con Hamas. Elemento nuovo è la mobilitazione di una gioventù che non aveva partecipato all’ultima Intifada, nel settembre del 2000. Una gioventù non necessariamente riconducibile a un partito politico
Il conflitto in corso fra Israele e Hamas non assomiglia all’ultimo in ordine di tempo, quello del 2014. La guerra attuale è nata sulla Spianata delle Moschee a Gerusalemme Est il 10 maggio, in seguito al tentativo di soldati israeliani venuti a sgomberare famiglie palestinesi dalle loro case a favore di nuovi coloni. Niente a che vedere con Hamas.
Sono stati degli arabi israeliani a opporsi a questi tentativi di espulsione. Le ostilità si sono estese alla Cisgiordania, dove scontri con l’esercito israeliano hanno fatto venti morti in pochi giorni. Le tensioni restano forti nelle città cosiddette “miste”, dove ebrei e arabi israeliani vivono fianco a fianco.
La minoranza araba che vive in Israele è il 20% della popolazione (1,8 milioni di persone). Sono arabi, palestinesi e anche israeliani di seconda fascia, perché spesso discriminati. Hanno diritto di voto (12 deputati su 120 alla Knesset), ma non hanno mai preso parte al governo. È la prima volta che questa popolazione si batte contro l’esercito israeliano.
È a questo punto che si inserisce Hamas, il movimento islamista finanziato dal Qatar e in parte dall’Iran, che sa benissimo che lanciando dei razzi sul Nord di Israele subirà rappresaglie. Hamas, che ha rotto i ponti con l’Autorità Palestinese, che governa la Cisgiordania, cerca così di ritagliarsi un ruolo di primo piano nella lotta contro l’occupante.
Questa volta, più Israele bombarda Gaza, più la solidarietà tra palestinesi si rinsalda. Lo sciopero generale del 16 maggio nelle città arabe ha dimostrato che la lotta contro Israele viene prima delle divergenze fra palestinesi. A Nazareth, la più grande città araba, ha risuonato l’inno palestinese.
Altro elemento nuovo è la mobilitazione di una gioventù che non aveva partecipato all’ultima Intifada, nel settembre del 2000. Una gioventù non necessariamente riconducibile a un partito politico. Questo ha spinto al-Fatah, il primo movimento nazionale palestinese, a tornare al centro della scena per impedire ad Hamas di trarre profitto dalla situazione.
È stato Hamas, però, a lanciare 3.350 razzi sul territorio israeliano, nella maggior parte dei casi intercettati da Iron Dome, il sistema antimissile israeliano. Razzi che hanno fatto 12 morti fra la popolazione israeliana, mentre i bombardamenti su Gaza hanno ucciso 227 persone, di cui 59 bambini.
Un elemento rilevante di questa nuova guerra è la volontà della destra e dell’estrema destra israeliane, rappresentate dal primo ministro Benjamin Netanyahu, di rifiutare qualsiasi compromesso. Come ha detto un manifestante il giorno dello sciopero: «Per Israele, i palestinesi sono indesiderabili, ovunque vivano».
Lo scopo di Netanyahu è di arrivare a un giorno in cui non ci siano più palestinesi.
Il 19 luglio 2018 il Parlamento israeliano ha adottato una legge che proclama Israele «Stato-nazione del popolo ebraico», con l’ebraico come unica lingua ufficiale e Gerusalemme unita come capitale. Gli insediamenti ebraici sul territori palestinesi sono considerati “rilevanti per l’interesse nazionale”. Questo vuol dire anche che quel 20% di israeliani arabi dovranno andare via, un po’ come nel 1948!
Questa nuova guerra si svolge dopo gli accordi di Abramo, con i quali alcuni Paesi arabi hanno riconosciuto Israele e accettato di allacciare relazioni con Tel Aviv.
Ciononostante, nella maggior parte delle città arabe ci sono state manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese. Le due parti ora hanno accettato una tregua, grazie alla diplomazia egiziana e americana, ma nulla garantisce che la pace durerà. Hamas grida vittoria mentre le famiglie seppelliscono i loro morti. La speranza del movimento islamista è di diventare interlocutore di Israele. Qualcuno ha detto: «Alla fine anche gli americani hanno negoziato con i talebani, perché non dovrebbe succedere lo stesso con Hamas?»
Ma tutto questo fa parte di un ingranaggio che un giorno o l’altro ripartirà, perché la maggioranza israeliana rifiuta la negoziazione: quello che esige è che non ci sia più nessun palestinese a contrariare i progetti di uno Stato-nazione ebraico e Gerusalemme unita come capitale. Questo conflitto vecchio di oltre 70 anni è ancora lontano da una conclusione.
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
E' sempre rischioso cercare parallelismi storici tra epoche diverse, ma la situazione della Stato di Israele mi ha sempre richiamato inevitabilmente alla memoria la situazione dei regni cristiani di Terrasanta del XII e XIII secolo: uno scoglio circondato da un mare islamico ostile.
Per il momento Israele non corre pericoli: è come un impermeabile appeso ad un attaccapanni, può ricevere colpi da tutte le parti ma non cadrà finche la gruccia USA lo sostiene (in questo senso, grazie alla potente lobby israelita statunitense, si potrebbe addirittura arrivare ad affermare che la politica USA per il Medio Oriente attualmente la detti in gran parte Israele).
Ma quando la gruccia verrà meno? L'analogia con i regni crociati proseguirà fino all'epilogo?
Era qualcosa che aveva già in mente Ben Gurion, quando una volta disse "Oggi abbiamo finalmente realizzato lo Stato di Israele, ma non so quale sarà la situazione fra cinquanta o cento anni".
Per il momento Israele non corre pericoli: è come un impermeabile appeso ad un attaccapanni, può ricevere colpi da tutte le parti ma non cadrà finche la gruccia USA lo sostiene (in questo senso, grazie alla potente lobby israelita statunitense, si potrebbe addirittura arrivare ad affermare che la politica USA per il Medio Oriente attualmente la detti in gran parte Israele).
Ma quando la gruccia verrà meno? L'analogia con i regni crociati proseguirà fino all'epilogo?
Era qualcosa che aveva già in mente Ben Gurion, quando una volta disse "Oggi abbiamo finalmente realizzato lo Stato di Israele, ma non so quale sarà la situazione fra cinquanta o cento anni".
Là dove c'è il pericolo, cresce anche ciò che salva - Friedrich Holderlin
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Pare sia una serata importante questa.
Ce la farà il “crime minister” o si tornerà alle urne?
Ce la farà il “crime minister” o si tornerà alle urne?
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
A pranzo da mia madre mi sono imbattuto in questo sotto che, nonostante in forma di fumetto la quale generalmente non mi aggrada, quando me lo regalarono trovai ben fatto.
Ovviamente la situazione è cambiata tante volte e forse mai, dal 2005, quando lo lessi e dal 2002, quando fu pubblicato per la prima volta.
Beh, se vi capita….
Ovviamente la situazione è cambiata tante volte e forse mai, dal 2005, quando lo lessi e dal 2002, quando fu pubblicato per la prima volta.
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Credo sia giunto il momento di tirare su questo topic.
Macron: “Un’alleanza anti Hamas come facemmo per l’Isis”. Parole vaghe, ma forti.
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Hamas in un certo senso è una creatura di Netanyahu esattamente come l'ISIS era una creatura degli USA. Entrambi i gruppi favoriti per cinico calcolo e poi sfuggiti dal controllo. Forse nel caso di Hamas il controllo non c'è mai stato, ma solo un "riconoscimento" da parte di Netanyahu per impedire che, grazie all'oltranzismo di Hamas, andasse avanti il discorso dei "due popoli in due stati". Netanyahu vuole cacciare tutti i palestinesi dalla Palestina esattamente come Hamas vuole cacciare tutti gli ebrei. Con la differeza che i nazifascisti israeliani tollererebbero una parte di popolazione palestinese all'interno dello Stato di Israele (come ora), ma di "serie B", quasi come i neri nel Sudafrica dell'apartheid, mentre gli oltranzisti arabi vorrebbero cacciare gli ebrei tout court.
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
L’articolo è qua https://www.unicef.it/media/conflitto-i ... -ostaggio/
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Re: Dal 1948 ad oggi, la questione arabo-israeliana
Il numero dei morti andrebbe aggiornatoDaniLao ha scritto: ↑27 ott 2023, 0:42 L’articolo è qua https://www.unicef.it/media/conflitto-i ... -ostaggio/
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