DaniLao ha scritto:
Poi magari si può dissentire, interpretare, approfondire più o meno ma non me la sentirei di semplificare dicendo che chi non ha vissuto quel periodo come una tragedia fosse necessariamente uno che non ci ha messo se stesso o che forse aveva solo il culo parato dalla famiglia. Tutto qua.
Aspe', un attimo. La questione non è il non aver vissuto quel periodo, allora, come una tragedia ma non in quadrarla come tale oggi, col senno di poi e la prospettiva storica
Un periodo in cui era normale e giustificato, per alcuni, mettere bombe a destra e a manca uccidendo centinaia di persone e per altri ammazzare e gambizzare singole persone solo perché indossavano una divisa o erano giornalisti, magistrati, ecc. è oggi definibile una tragedia.
Quando venivi aggredito, accoltellato, pestato a sangue, frantumato il cranio a colpi di chiave a inglese, solo perché avevi un aspetto di destra o di sinistra è, oggi, definibile una tragedia. E, ne sono convinto, anche allora.
O, ancora più semplicemente, anche il solo doversi guardare intorno ogni sera nel rientrare a casa è oggi definibile una tragedia.
Nel dire tutto questo tralascio consapevolmente il discorso sulle responsabilità sia individuali che politiche. Del resto su molti degli accadimenti di allora ancora non si conoscono bene le responsabilità, gli esecutori, i mandanti. E questa è una tragedia nella tragedia.
Insomma, chi ha vissuto allora ha sicuramente avuto i suoi momenti, esaltanti e indimenticabili, di "gioia di vivere" e, almeno per la mia parte, "lotta di classe".
Quello che oggi non sopporto è il
reducismo. Ne ho sentiti troppi che nemmeno troppo sottovoce dicono ancora "ma dovete capire, allora c'era una situazione rivoluzionaria, le masse erano con noi,..." ecc. ecc. ecc.
Ecco questo è tragico. Assassini patentati, pluri omicidi, che non capivano una mazza allora arrogandosi il diritto di togliere la vita altrui sono oggi liberi, non solo di circolare ma di rivendicare una presunta validità storica del loro operato. Dimostrando di non capire nulla nemmeno oggi.
Questo è tragico.
Rimanendo alla mia parte politica, la sinistra, perché mai questa è entrata in coma irreversibile a partire dagli anni '80?
Una delle spiegazioni, non certo la sola, è che l'ampio consenso che aveva negli anni '70 era in realtà non solo minoritario ma, soprattutto, superficiale, molto epidermico.
Tanta gente che gridava inferocita "andreotti gobbo...." o fascisti tornate nelle fogne" chiuso il sipario sul periodo godurioso (per loro) e irresponsabile son tornate a essere pecorelle conformiste e inquadrate tante quanto erano incazzate prima.
Potrei continuare a lungo ma mi limito ad un solo ulteriore spunto.
Avete presente quel film "La meglio gioventù"? Bene, rappresenta alla perfezione quello che intendo dire.
Il film è una autentica barzelletta, un parodia degli anni che vuole raccontare.
Se togliamo il reducismo o le rappresentazioni della, presunta, intellighenzia di sinistra quello che rimane è "sì, sono anni in cui ho vissuto, intensamente, si scopava alla grande, facevi quello che cavolo ti pareva, sono in sono sceso in strada a spaccare vetrine e auto, ma in realtà non mi sono accorto di quello che stavo facendo." Questo è tragico.
Dio solo sa quanta gente ho visto urlare ferocemente contro i "padroni" andare poi a fare l'esame di storia contemporanea portando come argomento a scelta la rivoluzione del 1917 confondendo la "settimana rossa" con il "biennio rosso". Una ignoranza paurosa che però non li esentava di essere distruttivi verso le cose e le persone. Questo è tragico.
E la sera avevano sempre i soldi intasca per andare in pizzeria e al cinema con il loden e le clarks.
Dani, prova a parlare con tutti quelli che allora non avevano una lira in tasca, che per andare alle "riunoni" se la dovevano fare a piedi, con quel poco che guadagnavano con i lavori in nero (tanto domani cambierà tutto!) dovevano aiutare la famiglia. Senza loden, senza clarks, con le pezze al culo, senza pizza e cinema. Senza vacanze l'estate.
Detta così, sembra davvero una barzelletta. Ma questa delle vacanze può essere usata come una discriminante. C'era chi arrivata l'estate deponeva armi e bagagli andando in vacanza con mamma e papà ( o da loro pagate) e chi restava e si arrabattava come poteva cercando di arrivare a Settembre. Segui i percorsi futuri degli uni e degli altri e, forse, sentirai discorsi molto diversi tra loro.
Prova a parlare con chi non aveva nulla se non se stesso ( e le proprie catene da spezzare
) e vedrai che ne verrà fuori un quadro più autentico, sincero, sentito, senza troppe nostalgie e, magari, con al capacità di valutare le cose non solo in base alla propria esperienza ma anche in prospettiva storica.
PS
Ok, i Vanzina anche negli anni '90, è ovvio, ma il loro cinema, simbolo di disimpegno e vacuità, è iniziato proprio sul finire degli anni '70 e non a caso!
Io dei loro film non ne ho visto nemmeno uno (se non quando oggi ripassano in televisione).
Prova a chiedere a tanti "bravi ragazzi" di allora cosa andavano a vedere al cinema.
La risposta sarà, ci scommetterei uno Strela, " spaghetti western" prima e i Vanzina subito dopo.