Come per gli orologi: una grande tradizione buttata a mare dalla delocalizzazione.
Sarebbe stato bello se qualcuno (come per le Lomo) avesse rilevato qualche attrezzatura per una produzione in serie limitata.
Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
Ma oggi non è rimasto proprio più niente? Nessuna attrezzatura fotografica viene più fabbricata in Russia?cuoccimix ha scritto:Come per gli orologi: una grande tradizione buttata a mare dalla delocalizzazione.
Sarebbe stato bello se qualcuno (come per le Lomo) avesse rilevato qualche attrezzatura per una produzione in serie limitata.
P.S. Questo topic è tutt'altro che off. Andrebbe spostato negli Altri oggetti da collezione e inserito di corsa tra i Top of the Tops
P.P.S. Dani, ammazza che foto! Specialmente quelle in b/n col fisheye
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
@Danilao: tutto bello e interessante ma la prossima volta mettiti almeno i pantaloni!!![FACE WITH TEARS OF JOY][FACE WITH TEARS OF JOY][FACE WITH TEARS OF JOY]
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
…uno molto meno rilassato di me, tempo addietro, ebbe a promettere che se ci fossero stati almeno dieci sodomiti validi avrebbe risparmiato un monte di zolfo.
Io qua di sodomiti che intervengono ne vedo almeno tre e questo mi basta, innanzitutto per dare risposta alle domande, dunque:
@Zvezda, attualmente la fabbrica che faceva le Zenit produce alcune lenti per Lomography che le vende a prezzi assurdi, ma la Società Lomografica sarà oggetto della puntata di oggi sulla foto ottica sovietica, dunque raccolgo lo spunto e proseguo dopo.
Mi fa piacere che le foto ti aggradino, tra l’altro sono fatte in una complicata luce naturale e con pellicola (Ilford) 1200 tirata a 1600.
Vuol dire che ho ignorato i tempi di esposizione e li ho ricalcolati per una sensibilità maggiore rispetto a quella indicata per la pellicola. Lo stesso ho fatto in sede di sviluppo dei negativi, aggiustando il tempo di bagno e le agitazioni secondo criteri matematici e creatività e riuscendo a tirar fuori dalla situazione difficili risultati che anche a me parvero più che soddisfacenti (in questi casi ci si basa sull’esperienza ma si punta anche su istinto e improvvisazione, non essendo comunque le condizioni di luce sempre ben valutabili nonostante plurime letture in zone diverse mediante esposimetro).
@CPC, come ti potrai ben immaginare nelle foto nelle quali mi son ripreso a mezzobusto ero anche senza mutande, ovviamente
Ma siccome mostri di aver gradito i miei autoscatti del post precedente direi che potremmo cominciare l’argomento odierno proprio con un o di questi fatto con la macchina (o una delle macchine) della quale andremo a parlare
La versione di Cheburashka by JojaOnline - Крокодил
Su chi sia Cheburashka e sul perché si meriti degno riconoscimento spero non ci sia bisogno d’approfondire…
(ma siccome vi voglio bene, è una delle mie canzoni preferite e l’ho ritrovata vi propongo la bellissima canzone di compleanno nella quale in coccodrillo Gena si macera l’animo rendendosi conto che è triste che il compleanno venga solo una volta l’anno
Lasciatevi cullare dalla melodia e poi andatevi a leggere il testo qua http://lyricstranslate.com/en/пусть-бег ... -song.html )
La macchina dalla quale partiremo è invece una Lomo LCA (o LKA), prodotta da LOMO (ЛОМО) Ленинградское оптико-механическое объединение dal 1983 in poi
Lomo LCA by JojaOnline - Крокодил
Prima di proseguire consentitemi una divagazione che riguarda una questione che ha già fatto capolino nelle precedenti puntate, ovverosia Lomography, o Società Lomografica, che son la medesima cosa.
Ha senso parlarne qua perché la Lomo LCA è parte attiva nella leggenda che riguarda la genesì della società.
La vulgata vuole infatti che i due studenti di Vienna fondatori della ditta ebbero l’idea di creare il business dopo aver acquistato, in un mercatino di Praga, una vecchia LCA (per l’appunto) ed aver goduto delle sue miracolose peculiarità tecnica.
La loro idea è stata quella, ion un periodo nel quale la pellicola era data per morta e sepolta, di rivivificare il mercato reinventando il genere.
Hanno fatto marketing, creato una moda, hanno addirittura scritto un decalogo del lomografo che prevede che più scatti a caxxo e meglio è (certo, loro vendono anche pellicola…).
Insomma, hanno fatto un monte di soldi.
Ma tanti eh!
Tanto che riuscirono, con un accordo commerciale del quale nel loro sito ci sono anche le foto se non ricordo male, a far riprendere a LOMO (per due o tre anni) la produzione della LCA che era stata terminata perché considerata poco vantaggiosa economicamente (si era già abbondantemente nell’era del digitale, si parla del 2003-2005).
I lomografi attualmente vendono lenti e pellicole a prezzi piuttosto spropositati, vendono volentieri ai giapponesi danarosi e tutto il resto…
…però c’è da dire che hanno dato nuovo impulso alla produzione, qualche soldo e qualche posto di lavoro ci sta che l’abbian creato, chi lo sa…
Di certo, come accennavo, la fabbrica che produceva le Zenit produce ora alcune lenti in esclusiva per Lomography e questo non è un male, anzi.
Lo fanno nel modo più sbagliato ma contribuiscono a diffondere anche tra i giovani la conoscenza della pellicola. Dunque, nonostante li critichi di continuo e motivatamente, credo che qualche merito gli vada anche riconosciuto.
Oh, intendiamoci, è tutto marketing e vendono la loro versione della LCA a 250€! Una macchinetta che si dovrebbe pagare non più di 50 ma meglio 30…
Comunque… Hanno comprato i diritti sui progetti della LCA originaria e per un periodo l’hanno prodotta in Cina.
Ne hanno fatta una versione medio formato, una supegrandangolare e hanno prodotto anche un dorso nel quale utilizzare pellicole istantanee.......
Ma tornando a noi e alla LCA, che avrà mai di tanto mitico questa macchina?
Lomo LCA by JojaOnline - Крокодил
Ve ne parlo ora perché avrete notato che fisicamente assomiglia molto alle citate Minox 35 e Kiev 35a
small but smart by frenchplaymo
Le somiglianze però si fermano lì.
La LCA è rivestita di metallo e non ha un obiettivo estraibile. Esso è in verità protetto da una saracinesca che lo protegge da intemperie (graffi e polvere) e che si aziona mediante una levetta posta alla base della macchina stessa.
In realtà anche in questo caso diciamo che qualcosa che l’avrebbe potuta ispirare ci sarebbe… I soliti maligni dicono che abbia una vaghissima somiglianza con una sorellina giapponese che per l’appunto sarebbe nata anche prima di lei, ovvero la Cosina CX-2, questa sotto
Cosina CX-2 by Tony Kemplen
Cosina CX-2 by Romuald Swieconek
In realtà secondo me non si somigliano per niente, voi che ne dite?
La LCA è molto più bellina e funzionale, nella cosina tutto l’affare davanti ruota e non è sensato ne ingegneristicamente logico, tanta usura, troppi rigiri, un casino nella realizzazione.
Il meccanismo sovietico è tutta un’altra cosa, una meraviglia in confronto
LOMO LC-A and COSINA CX-2 by delta16v
COSINA CX-2(Japan/Original) vs LOMO LC-A(USSR/Copy) by kimnovax
La LCA è stata prodotta in 5 varianti maggiori (e un’infinità di personalizzazioni minori) e in qualche altro modello particolare come quello che è in realtà oggetto di questo capitolo.
Dunque permettetemi di farvela vedere un’ultima volta prima di andare avanti
Lomo LC-A by Ian T Edwards
La macchina che vi voglio presentare non è infatti la LCA ma la LOMO LCM (o LKM) una rara variante che è stata prodotta dall’86 all’87.
Il tomo di riferimento (il Princelle) e i siti più accreditati la danno prodotta in 700/1000 esemplari e io ne sono un felicissimo possessore
Lomo LK-M by JojaOnline - Крокодил
Le sue caratteristiche (oltre alla forma e alla lente) sono molto simili a quelle della LCA della quale è una versione modernizzata.
Oltre alla grafica più soviet-pop l’esposimetro della LCM si adatta a pellicole fino a 800 ASA a differenza dei 400 massimi della LCA e ha una filettatura sul tasto di scatto al quale si può avvitare uno scatto flessibile non presente nella sorella più anziana.
Due caratteristiche minimali forse, ma fondamentali per me che fotografo quasi prevalentemente al buio e aborro l’uso del flash.
Ecco un particolare del funzionalissimo attacco per lo scatto flessibile
Lomo LK-M by JojaOnline - Крокодил
Per entrambe le machine l’obiettivo è un Minitar 1, lente dalle dimensioni ridottissime ma 32mm e con un’apertura f2.8.
Praticamente quasi un piccolo grandangolo (come abbiamo visto le altre stavano tra i 35 e i 40mm)e anche parecchio luminoso, con una resa vivida e brillante nei colori e una tendenza al calo di luce (la c.d. vignettatura) ai margini.
A questo si aggiunge un esposimetro socialista piuttosto generoso che consente esposizioni anche lunghe e la quasi certezza di poter fotografare (magari appoggiando la macchina per evitare il micro mosso da tremolio della mano) con pochissima luce.
Questo per la LCA che arriva a 400ASA e ancora di più per la LCM che arriva a 800 (che a ben guardare sono 2 stop in più ma il doppio di 400, dunque per nulla poco…)
Lomo LK-M by JojaOnline - Крокодил
L’uso è una meraviglia.
Grazie al citato esposimetro spaziale c’è da settare praticamente solo la distanza di messa a fuoco.
Si fa agendo su una levetta a lato dell’obiettivo
Sull’altro lato c’è modo di impostare l’apertura del diaframma, ma serve soltanto nel caso si usi la macchina con il flash.
Per fotografare normalmente il selettore va lasciato sulla posizione automatica
Lomo in Dresden by Sebastian Herrmann
E’ una macchina (in entrambe le versioni) che trovo deliziosa e fondamentale.
Mentre vi scrivo la LKM è fedelmente nella mia borsa da lavoro e c’è sempre.
C’era anche per l’ultimo pranzo dei russofili a Firenze e lì mi ha abbandonato a causa di difetto di pile (e poi si era acciaccato il contatto che ho dovuto rianimare…).
La uso molto spesso e vi faccio vedere qualche mia foto fatta con lei (o loro, queste son fatte con l’una o con l’altra…)
Finestra @ ufficio by JojaOnline - Крокодил
Bitte ein Bier (Heini) by JojaOnline - Крокодил
Orizzonti luminosi by JojaOnline - Крокодил
Hard work by JojaOnline - Крокодил
Tra l’altro, direi che anche con il bianco e nero, pur perdendo la croccantezza dei colori, la macchina mi ha reso qualche soddisfazione
Marriage (Simone) by JojaOnline - Крокодил
(De)Light by JojaOnline - Крокодил
Niente male per una piccoletta del genere, no?
E poi è indistruttibile grazie alla sua cofanatura di metallo e allo sportellino ermetico in due pezzi…
Torniamo a vedere la macchina.
Scusate se insisto ma di LCM (nonostante una certa esperienza in materia) ne ho ‘viste’ davvero poche (a parte la mia e quella sul Princelle) e vale la pena dare un’occhiata all’unica altra che ho visto fotografata, cioè questa sotto
ЛОМО ЛК-М (LOMO LC-M) by Paul-Henri S
ЛОМО ЛК-М (LOMO LC-M) by Paul-Henri S
ЛОМО ЛК-М (LOMO LC-M) by Paul-Henri S
Tra l’altro sulla macchina sta perfettamente anche il Blik, che è un telemetro esterno, ovviamente sempre di rigorosa produzione sovietica.
In pratica dietro ha una finestrella, ci si guarda dentro e si fanno sovrapporre le immagini sdoppiate. Poi si legge su un indicatore sopra la distanza dal soggetto e la si riporta sulla levetta che abbiamo visto sopra.
Niente di più facile nel caso si abbia dubbi nella misurazione (io ad esempio so che il mio braccio è all’incirca 90 cm e di solito mi baso su quello), e la macchina così sembra un simpatico carrarmatino da guerra (ed invero lo è, non solo ‘da guerra’ ma anche )
LC-A & Blik by Russell G
Beh, direi che anche per oggi vi possa aver annoiato abbastanza.
Se siete giunti qua siete davvero dei virtuosi e vi meritate un saluto fatto –di nuovo- da dietro l’obiettivo.
A CPC le fantasie erotiche riguardo a se questo scatto sia stato fatto in mutande o meno
Rote Auge - Self with red eye by JojaOnline - Крокодил
Se fate I bravi nella prossima puntata lasciamo temporaneamente l’Unione sovietica e passiamo a vedere un gioiellino di qualche tempo più giovane ma anche lui pieno di caxxutissimo stile e sorprendente tecnica costruttiva
Io qua di sodomiti che intervengono ne vedo almeno tre e questo mi basta, innanzitutto per dare risposta alle domande, dunque:
@Zvezda, attualmente la fabbrica che faceva le Zenit produce alcune lenti per Lomography che le vende a prezzi assurdi, ma la Società Lomografica sarà oggetto della puntata di oggi sulla foto ottica sovietica, dunque raccolgo lo spunto e proseguo dopo.
Mi fa piacere che le foto ti aggradino, tra l’altro sono fatte in una complicata luce naturale e con pellicola (Ilford) 1200 tirata a 1600.
Vuol dire che ho ignorato i tempi di esposizione e li ho ricalcolati per una sensibilità maggiore rispetto a quella indicata per la pellicola. Lo stesso ho fatto in sede di sviluppo dei negativi, aggiustando il tempo di bagno e le agitazioni secondo criteri matematici e creatività e riuscendo a tirar fuori dalla situazione difficili risultati che anche a me parvero più che soddisfacenti (in questi casi ci si basa sull’esperienza ma si punta anche su istinto e improvvisazione, non essendo comunque le condizioni di luce sempre ben valutabili nonostante plurime letture in zone diverse mediante esposimetro).
@CPC, come ti potrai ben immaginare nelle foto nelle quali mi son ripreso a mezzobusto ero anche senza mutande, ovviamente
Ma siccome mostri di aver gradito i miei autoscatti del post precedente direi che potremmo cominciare l’argomento odierno proprio con un o di questi fatto con la macchina (o una delle macchine) della quale andremo a parlare
La versione di Cheburashka by JojaOnline - Крокодил
Su chi sia Cheburashka e sul perché si meriti degno riconoscimento spero non ci sia bisogno d’approfondire…
(ma siccome vi voglio bene, è una delle mie canzoni preferite e l’ho ritrovata vi propongo la bellissima canzone di compleanno nella quale in coccodrillo Gena si macera l’animo rendendosi conto che è triste che il compleanno venga solo una volta l’anno
Lasciatevi cullare dalla melodia e poi andatevi a leggere il testo qua http://lyricstranslate.com/en/пусть-бег ... -song.html )
La macchina dalla quale partiremo è invece una Lomo LCA (o LKA), prodotta da LOMO (ЛОМО) Ленинградское оптико-механическое объединение dal 1983 in poi
Lomo LCA by JojaOnline - Крокодил
Prima di proseguire consentitemi una divagazione che riguarda una questione che ha già fatto capolino nelle precedenti puntate, ovverosia Lomography, o Società Lomografica, che son la medesima cosa.
Ha senso parlarne qua perché la Lomo LCA è parte attiva nella leggenda che riguarda la genesì della società.
La vulgata vuole infatti che i due studenti di Vienna fondatori della ditta ebbero l’idea di creare il business dopo aver acquistato, in un mercatino di Praga, una vecchia LCA (per l’appunto) ed aver goduto delle sue miracolose peculiarità tecnica.
La loro idea è stata quella, ion un periodo nel quale la pellicola era data per morta e sepolta, di rivivificare il mercato reinventando il genere.
Hanno fatto marketing, creato una moda, hanno addirittura scritto un decalogo del lomografo che prevede che più scatti a caxxo e meglio è (certo, loro vendono anche pellicola…).
Insomma, hanno fatto un monte di soldi.
Ma tanti eh!
Tanto che riuscirono, con un accordo commerciale del quale nel loro sito ci sono anche le foto se non ricordo male, a far riprendere a LOMO (per due o tre anni) la produzione della LCA che era stata terminata perché considerata poco vantaggiosa economicamente (si era già abbondantemente nell’era del digitale, si parla del 2003-2005).
I lomografi attualmente vendono lenti e pellicole a prezzi piuttosto spropositati, vendono volentieri ai giapponesi danarosi e tutto il resto…
…però c’è da dire che hanno dato nuovo impulso alla produzione, qualche soldo e qualche posto di lavoro ci sta che l’abbian creato, chi lo sa…
Di certo, come accennavo, la fabbrica che produceva le Zenit produce ora alcune lenti in esclusiva per Lomography e questo non è un male, anzi.
Lo fanno nel modo più sbagliato ma contribuiscono a diffondere anche tra i giovani la conoscenza della pellicola. Dunque, nonostante li critichi di continuo e motivatamente, credo che qualche merito gli vada anche riconosciuto.
Oh, intendiamoci, è tutto marketing e vendono la loro versione della LCA a 250€! Una macchinetta che si dovrebbe pagare non più di 50 ma meglio 30…
Comunque… Hanno comprato i diritti sui progetti della LCA originaria e per un periodo l’hanno prodotta in Cina.
Ne hanno fatta una versione medio formato, una supegrandangolare e hanno prodotto anche un dorso nel quale utilizzare pellicole istantanee.......
Ma tornando a noi e alla LCA, che avrà mai di tanto mitico questa macchina?
Lomo LCA by JojaOnline - Крокодил
Ve ne parlo ora perché avrete notato che fisicamente assomiglia molto alle citate Minox 35 e Kiev 35a
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Le somiglianze però si fermano lì.
La LCA è rivestita di metallo e non ha un obiettivo estraibile. Esso è in verità protetto da una saracinesca che lo protegge da intemperie (graffi e polvere) e che si aziona mediante una levetta posta alla base della macchina stessa.
In realtà anche in questo caso diciamo che qualcosa che l’avrebbe potuta ispirare ci sarebbe… I soliti maligni dicono che abbia una vaghissima somiglianza con una sorellina giapponese che per l’appunto sarebbe nata anche prima di lei, ovvero la Cosina CX-2, questa sotto
Cosina CX-2 by Tony Kemplen
Cosina CX-2 by Romuald Swieconek
In realtà secondo me non si somigliano per niente, voi che ne dite?
La LCA è molto più bellina e funzionale, nella cosina tutto l’affare davanti ruota e non è sensato ne ingegneristicamente logico, tanta usura, troppi rigiri, un casino nella realizzazione.
Il meccanismo sovietico è tutta un’altra cosa, una meraviglia in confronto
LOMO LC-A and COSINA CX-2 by delta16v
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La LCA è stata prodotta in 5 varianti maggiori (e un’infinità di personalizzazioni minori) e in qualche altro modello particolare come quello che è in realtà oggetto di questo capitolo.
Dunque permettetemi di farvela vedere un’ultima volta prima di andare avanti
Lomo LC-A by Ian T Edwards
La macchina che vi voglio presentare non è infatti la LCA ma la LOMO LCM (o LKM) una rara variante che è stata prodotta dall’86 all’87.
Il tomo di riferimento (il Princelle) e i siti più accreditati la danno prodotta in 700/1000 esemplari e io ne sono un felicissimo possessore
Lomo LK-M by JojaOnline - Крокодил
Le sue caratteristiche (oltre alla forma e alla lente) sono molto simili a quelle della LCA della quale è una versione modernizzata.
Oltre alla grafica più soviet-pop l’esposimetro della LCM si adatta a pellicole fino a 800 ASA a differenza dei 400 massimi della LCA e ha una filettatura sul tasto di scatto al quale si può avvitare uno scatto flessibile non presente nella sorella più anziana.
Due caratteristiche minimali forse, ma fondamentali per me che fotografo quasi prevalentemente al buio e aborro l’uso del flash.
Ecco un particolare del funzionalissimo attacco per lo scatto flessibile
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Per entrambe le machine l’obiettivo è un Minitar 1, lente dalle dimensioni ridottissime ma 32mm e con un’apertura f2.8.
Praticamente quasi un piccolo grandangolo (come abbiamo visto le altre stavano tra i 35 e i 40mm)e anche parecchio luminoso, con una resa vivida e brillante nei colori e una tendenza al calo di luce (la c.d. vignettatura) ai margini.
A questo si aggiunge un esposimetro socialista piuttosto generoso che consente esposizioni anche lunghe e la quasi certezza di poter fotografare (magari appoggiando la macchina per evitare il micro mosso da tremolio della mano) con pochissima luce.
Questo per la LCA che arriva a 400ASA e ancora di più per la LCM che arriva a 800 (che a ben guardare sono 2 stop in più ma il doppio di 400, dunque per nulla poco…)
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L’uso è una meraviglia.
Grazie al citato esposimetro spaziale c’è da settare praticamente solo la distanza di messa a fuoco.
Si fa agendo su una levetta a lato dell’obiettivo
Sull’altro lato c’è modo di impostare l’apertura del diaframma, ma serve soltanto nel caso si usi la macchina con il flash.
Per fotografare normalmente il selettore va lasciato sulla posizione automatica
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E’ una macchina (in entrambe le versioni) che trovo deliziosa e fondamentale.
Mentre vi scrivo la LKM è fedelmente nella mia borsa da lavoro e c’è sempre.
C’era anche per l’ultimo pranzo dei russofili a Firenze e lì mi ha abbandonato a causa di difetto di pile (e poi si era acciaccato il contatto che ho dovuto rianimare…).
La uso molto spesso e vi faccio vedere qualche mia foto fatta con lei (o loro, queste son fatte con l’una o con l’altra…)
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Tra l’altro, direi che anche con il bianco e nero, pur perdendo la croccantezza dei colori, la macchina mi ha reso qualche soddisfazione
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Niente male per una piccoletta del genere, no?
E poi è indistruttibile grazie alla sua cofanatura di metallo e allo sportellino ermetico in due pezzi…
Torniamo a vedere la macchina.
Scusate se insisto ma di LCM (nonostante una certa esperienza in materia) ne ho ‘viste’ davvero poche (a parte la mia e quella sul Princelle) e vale la pena dare un’occhiata all’unica altra che ho visto fotografata, cioè questa sotto
ЛОМО ЛК-М (LOMO LC-M) by Paul-Henri S
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Tra l’altro sulla macchina sta perfettamente anche il Blik, che è un telemetro esterno, ovviamente sempre di rigorosa produzione sovietica.
In pratica dietro ha una finestrella, ci si guarda dentro e si fanno sovrapporre le immagini sdoppiate. Poi si legge su un indicatore sopra la distanza dal soggetto e la si riporta sulla levetta che abbiamo visto sopra.
Niente di più facile nel caso si abbia dubbi nella misurazione (io ad esempio so che il mio braccio è all’incirca 90 cm e di solito mi baso su quello), e la macchina così sembra un simpatico carrarmatino da guerra (ed invero lo è, non solo ‘da guerra’ ma anche )
LC-A & Blik by Russell G
Beh, direi che anche per oggi vi possa aver annoiato abbastanza.
Se siete giunti qua siete davvero dei virtuosi e vi meritate un saluto fatto –di nuovo- da dietro l’obiettivo.
A CPC le fantasie erotiche riguardo a se questo scatto sia stato fatto in mutande o meno
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Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
Più che aggradarmi mi rapiscono, specie ora che mi hai spiegato il procedimento. Tutti abbiamo pasticciato con la Ilford, ma tu con il b/n sei un vero maestro, le luci della foto dei portici mi ipnotizzano (è così che deve essere una foto, devi poterla continuare a guardare senza stancarti di farlo).DaniLao ha scritto:Mi fa piacere che le foto ti aggradino, tra l’altro sono fatte in una complicata luce naturale e con pellicola (Ilford) 1200 tirata a 1600.
Vuol dire che ho ignorato i tempi di esposizione e li ho ricalcolati per una sensibilità maggiore rispetto a quella indicata per la pellicola. Lo stesso ho fatto in sede di sviluppo dei negativi, aggiustando il tempo di bagno e le agitazioni secondo criteri matematici e creatività e riuscendo a tirar fuori dalla situazione difficili risultati che anche a me parvero più che soddisfacenti (in questi casi ci si basa sull’esperienza ma si punta anche su istinto e improvvisazione, non essendo comunque le condizioni di luce sempre ben valutabili nonostante plurime letture in zone diverse mediante esposimetro).
E' singolare che le quotazioni siano identiche a quelle di certi orologi sovietici. Comunque le descrizioni sulle macchine sono molto interessanti. Pensa che mi sta pungendo vaghezza di comprarmi il libro di Gianlupo Princelle. Ho visto che si trova alle cifre più disparate, sono sicuro che con un po' di pazienza lo trovo a cifre ragionevoli.DaniLao ha scritto:Oh, intendiamoci, è tutto marketing e vendono la loro versione della LCA a 250€! Una macchinetta che si dovrebbe pagare non più di 50 ma meglio 30…
P.S. Per l'archivio: Jean-Loup Princelle, Made in URSS: The Authentic Guide To Russian and Soviet Cameras, due edizioni, la prima del 1995, la seconda (rivista ed ampliata) del 2004, 293pp.
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
Ottimi interventi! Tanto di cappello al pratese, che con la sua saggezza da fine hipster fotonostalgico ha creato interesse anche in un vecchio caprone punk (inteso nell'accezione linguistica del termine, ovvero "da due soldi").
Occorrerebbe una "campagna" di tutela dello scatto analogico, che ormai è un atto paragonabile alla pittura vera e propria: non c'è motivo di eliminarla solo perchè nel frattempo son comparse le stampanti.
Se si riuscirà a innestare un circuito virtuoso e a creare interesse, prevedo un futuro roseo per le vecchie analogiche, paragonabile al ritorno dei vinili o degli orologi meccanici. Credo che ciò avverrà una volta superata la barriera fisiologica del vent'anni.
Occorrerebbe una "campagna" di tutela dello scatto analogico, che ormai è un atto paragonabile alla pittura vera e propria: non c'è motivo di eliminarla solo perchè nel frattempo son comparse le stampanti.
Se si riuscirà a innestare un circuito virtuoso e a creare interesse, prevedo un futuro roseo per le vecchie analogiche, paragonabile al ritorno dei vinili o degli orologi meccanici. Credo che ciò avverrà una volta superata la barriera fisiologica del vent'anni.
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Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (
@Marco, il Princelle è una goduria, ci sono TUTTE le macchine prodotte e pure i prototipi mai entrati in produzione.
Ma oltre alle schede tecniche (molto dettagliate e con 'foto') c'è tutta la ghiotta e corposa parte di storia politica, (come i piani quinquennali riferiti alla fotografia), sociale e industriale.
E il tutto si legge d'un fiato, come un romanzo, in un inglese semplice, lineare, non tecnico e alla portata di tutti
@Michele, un po' di movimento c'è. Insieme alle signore anziane che ancora hanno la compatta che fa tutto e portano i rulli dal fotografo c'è anche qualche giovane.
C'è chi vuol fare lo stiloso, il retrò, chi l'artista, chi cerca la sua strada, chi lo fa per partito preso...
...a me ovviamente vanno bene tutti -attualmente- come compagni di viaggio.
Perché è vero che già ad oggi molte pellicole, anche gloriose, del passato hanno smesso di produrle perché con tutti i procedimenti chimici non era più facile, economico e non le comprava più nessuno...
(Ne cito due: la celeberrima Ektachrome, della Kodak, che deliziava con la sua resa le macchine di amatori e professionisti dagli inizi degli anni '40 e della quale l'ultimo rullo dell'ultima versione che resisteva (la 100D) è stato prodotto nel 2013 (altri formati e sensibilità erano stati pensionati già a partire dal 2009...).
E la Fuji Neopan, un b/n gradevolissimo a grana generalmente molto fine (e bellissima resa di ogni grigio) e adatto a plurimi maltrattamenti che ne esaltano le caratteristiche.
La 1600ASA non esiste più dal 2010 e quella da 400 dal 2013... :-/
Forse è rimasta la 100ASA, che però non ha nulla a che vedere con il mio modo di intendere la fotografia...)
Quindi tutti quelli che attualmente consumano pellicola (o chimici per lo sviluppo e stampa) mi stanno simpatici (in senso lato, ovvio).
Anche perché è vero: il digitale è più semplice, economico e alla portata di tutti.
Si scatta una raffica senza bisogno di pensare, comporre l'immagine, scegliere la luce e la profondità di campo, capire che storia si voglia raccontare... non c'è bisogno di impegno o di metterci la testa, tanto qualcosa verrà fuori sempre di accettabile...
Ecco perché non è la stessa cosa e con i due mezzi ci si fanno cose diverse in modi diversi; pure se il risultato alla fine potrebbe essere simile (non da tutti i punti di vista ma approssimiamo).
C'è un'altra questione che riguarda l'argomento fotografia argentica e che la penalizza non poco nell'era della fotografia a pile e visto che siete golosi anche di libri dopo il Princelle ne consiglio un altro che -già ai tempi, era la metà degli anni '30- l'aveva vista lunga, ovvero "Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit" di Walter Benjamin.
O, nella traduzione italiana, "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", se ne trova anche ampia descrizione su wikipedia italiana, se volete dare un'occhiata e comprendere se faccia per voi...
Ma oltre alle schede tecniche (molto dettagliate e con 'foto') c'è tutta la ghiotta e corposa parte di storia politica, (come i piani quinquennali riferiti alla fotografia), sociale e industriale.
E il tutto si legge d'un fiato, come un romanzo, in un inglese semplice, lineare, non tecnico e alla portata di tutti
@Michele, un po' di movimento c'è. Insieme alle signore anziane che ancora hanno la compatta che fa tutto e portano i rulli dal fotografo c'è anche qualche giovane.
C'è chi vuol fare lo stiloso, il retrò, chi l'artista, chi cerca la sua strada, chi lo fa per partito preso...
...a me ovviamente vanno bene tutti -attualmente- come compagni di viaggio.
Perché è vero che già ad oggi molte pellicole, anche gloriose, del passato hanno smesso di produrle perché con tutti i procedimenti chimici non era più facile, economico e non le comprava più nessuno...
(Ne cito due: la celeberrima Ektachrome, della Kodak, che deliziava con la sua resa le macchine di amatori e professionisti dagli inizi degli anni '40 e della quale l'ultimo rullo dell'ultima versione che resisteva (la 100D) è stato prodotto nel 2013 (altri formati e sensibilità erano stati pensionati già a partire dal 2009...).
E la Fuji Neopan, un b/n gradevolissimo a grana generalmente molto fine (e bellissima resa di ogni grigio) e adatto a plurimi maltrattamenti che ne esaltano le caratteristiche.
La 1600ASA non esiste più dal 2010 e quella da 400 dal 2013... :-/
Forse è rimasta la 100ASA, che però non ha nulla a che vedere con il mio modo di intendere la fotografia...)
Quindi tutti quelli che attualmente consumano pellicola (o chimici per lo sviluppo e stampa) mi stanno simpatici (in senso lato, ovvio).
Anche perché è vero: il digitale è più semplice, economico e alla portata di tutti.
Si scatta una raffica senza bisogno di pensare, comporre l'immagine, scegliere la luce e la profondità di campo, capire che storia si voglia raccontare... non c'è bisogno di impegno o di metterci la testa, tanto qualcosa verrà fuori sempre di accettabile...
Ecco perché non è la stessa cosa e con i due mezzi ci si fanno cose diverse in modi diversi; pure se il risultato alla fine potrebbe essere simile (non da tutti i punti di vista ma approssimiamo).
C'è un'altra questione che riguarda l'argomento fotografia argentica e che la penalizza non poco nell'era della fotografia a pile e visto che siete golosi anche di libri dopo il Princelle ne consiglio un altro che -già ai tempi, era la metà degli anni '30- l'aveva vista lunga, ovvero "Das Kunstwerk im Zeitalter seiner technischen Reproduzierbarkeit" di Walter Benjamin.
O, nella traduzione italiana, "L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica", se ne trova anche ampia descrizione su wikipedia italiana, se volete dare un'occhiata e comprendere se faccia per voi...
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
La riproducibilità dell'opera d'arte , appunto.
Io, forse, ho perso il gusto di fare foto proprio da quando mi è stata messa in mano una digitale compatta.
Mi sono "disabituato" a meditare sullo scatto, in generale c'è una sovrapproduzione di foto che, ben venga, danno tutti la possibilità di riprodurre il reale senza svenarsi, o di fare le foto di un incidente in un minuto col cellulare, se vogliamo buttarla sull'utilitaristico quotidiano.
Ecco perchè c'è ancora la possibilità per la pellicola di sviluppare un percorso alternativo, paragonabile appunto al rito del vinile in contrapposizione al fast food dell'MP3 scaricato, Con la pellicola devi scattare cum grano salis, puoi anche fare foto d'impeto ma saranno sempre più "meditate" rispetto al digitale di corsa.
C'è anche un discorso di "manifattura" come per gli orologi: ai fini del mero segnare l'ora, non conta niente, ma fra una foto sviluppata tramite manualità e una tramite software, ci sarà senz'altro un valore aggiunto a favore della prima.
Io, forse, ho perso il gusto di fare foto proprio da quando mi è stata messa in mano una digitale compatta.
Mi sono "disabituato" a meditare sullo scatto, in generale c'è una sovrapproduzione di foto che, ben venga, danno tutti la possibilità di riprodurre il reale senza svenarsi, o di fare le foto di un incidente in un minuto col cellulare, se vogliamo buttarla sull'utilitaristico quotidiano.
Ecco perchè c'è ancora la possibilità per la pellicola di sviluppare un percorso alternativo, paragonabile appunto al rito del vinile in contrapposizione al fast food dell'MP3 scaricato, Con la pellicola devi scattare cum grano salis, puoi anche fare foto d'impeto ma saranno sempre più "meditate" rispetto al digitale di corsa.
C'è anche un discorso di "manifattura" come per gli orologi: ai fini del mero segnare l'ora, non conta niente, ma fra una foto sviluppata tramite manualità e una tramite software, ci sarà senz'altro un valore aggiunto a favore della prima.
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Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (
Cari soci, vado avanti con un’altra puntata, stimolato da Marco e faccio uno dei nostri tipici passi indietro tornando al 1966, quando al Photokina fu presentata al pubblico la più piccola macchina fotografica completamente meccanica in formato 135 (a tutt’oggi la macchina in questione si può continuare a vantare di vantare di questo primato), rimasta in produzione per 30 anni e venduta in più di 2 milioni di pezzi.
Ovviamente sto parlando di quella delizia che è la Rollei 35
rollei 35 S by Jussi
Il padre spirituale di cotanto progetto fu il tedesco Heinz Waaske che dopo aver lavorato a machine 16mm e mezzo formato per la Wirgin Edixa, a casa sua e nel tempo libero, sviluppò i disegni che poi furono utilizzati per i primi prototipi della Rollei 35 che già prevedevano una lente collassabile all’interno del corpo della macchina.
Il prototipo -purtroppo e per miopia- fu rifiutato con sgarbo sia da Wirgin che da Kodak e allora Waaske si rivolse a Rollei.
Gli ingegneri la videro lunga e decisero di produrre la macchina immediatamente perché fosse pronta per il Photokina del ’66.
In Rollei Waaske ebbe l'onore di lavorare con un altro celebre della progettazione fotografica, Claus Prochnow, che per ora vi cito solamente ma che spero di rammentarvi tra qualche giorno.
Per ora segnatevi il nome...
Comunque, la macchina fu equipaggiata da una lente Tessar 40mm f3,5 fatta da Zeiss e l’esposimetro era concepito da Gossen (due nomi tra i più blasonati per l’epoca, senza dubbio) e la produzione iniziò subito, nello stesso 1966.
Ma torniamo a noi e alla macchina
Rollei 35 S - camera narcicism series by Lorenzo Herrera
La mia è una Rollei 35 S, dove la S sta per Sonnar che è la lente (sempre Zeiss) che la equipaggia.
Il Sonnar ha uno schema (e una resa) più complesso rispetto al Tessar che era montato sulle prime macchine (che per l’appunto si chiamavano 35 T) ma della lente parleremo dopo…
Prima bisogna specificare una cosa, ovvero che in questa macchina, a differenza che nelle precedenti presentate più ‘moderne’, c’è un esposimetro ma esso non è collegato ad otturatore o obiettivo.
Questo vuol dire che se sulle altre macchina basta scegliere un’apertura focale (se la macchina è a priorità di diaframma altrimenti un tempo di scatto) e l’esposimetro pensa a misurare il tempo e a trasmettere all’otturatore il corretto tempo di apertura, nelle Rollei l’esposimetro esprime soltanto coppie apertura/tempo che poi vanno manualmente impostate sulla macchina.
Dal punto di vista delle possibilità di impostazione e del controllo della variabili che influiscono sulla resa è la cosa migliore.
E’ come avere un esposimetro esterno che legge la luce e poi si puo’ decidere e impostare la macchina prendendo spunto da quello ma non subendo i particolari condizionamenti dovuti all’impostazione di fabbrica dell’esposimetro.
Esso è poi collocato sulla parte superiore
Rollei 35 Singapore (Top) by Thomas Hofinger
Dopo aver fatto la misurazione si riportano tempo e aperture di diaframma sui due comodi rotelloni frontali
Rollei 35S by Frank Uebe
E’ un vantaggio non da poco un esposimetro in quella posizione, consente di misurare la luce senza necessità di portare la macchina all’occhio e guardare led nel mirino (come avviene su quasi tutte le altre compatte)
E’ utilissimo nella street photograpy, ad esempio, o per sistemare tutto in comodità e procedere solo alla fine alla composizione e allo scatto.
La mia macchina nello specifico è una 35S e la lente, collassabile come abbiamo detto, è un Sonnar 40mm f2.8 HFT (sta per un trattamento antiriflesso parecchio figo -> High Figo Treatment, ma non ne sono certo...) dalla resa strepitosa (il Tessar era un 40mm f3.5, quindi d'uno stop meno luminoso).
Nitidissimo e senza sbavature, davvero fenomenale ad aperture da f8 (ma direi anche da f5.6) con una resa tonale delicata avulsa da ogni aberrazione cromatica.
Rollei 35 by Phantomas
La cosa bella di questa macchina è però com’è stata progettata, tutto è solido, al posto giusto, ogni cosa si giustappone con precisione, si vede che tutti I particolari sono stati studiati fin nel dettaglio.
Una delle soluzioni innovative è –ad esempio- quella riallocare slitta flash, il contapose e la leva per il riavvolgimento della pellicola sotto la macchina
New Toy — Rollei 35 S by Rasmus Andersson
In più il fatto che la lente sia protetta da un tubo b'acciaio e collassabile rende la macchina performante e compatta sempre.
Entra bene, come le altre, in una tasca abbondante.
Ne sono stati prodotti diversi modelli che differiscono per lente ed esposimetro
Rollei 35's by Alan Abrams
Ne hanno fatta anche una da nababbi completamente dorellata
The Rollei 35 Classic Gold 75th anniversary Sonnar 2,8/40mm by Bonar Tambun
Come si può notare dalla foto sotto la macchina è davvero un concentrato d’ingegneria di dimensioni molto ridotte
Senza titolo by 命は美しい
ROLLEI 35 by Duccio Pugliese (BrebFilm)
Per rendervi conto delle dimensioni ve la faccio vedere accanto all’ormai celeberrima Olympus XA di Cane
Rollei 35 S and Olympus XA height comparison by Austin O'Hara
Ma anche insieme a alla Minox 35 della quale abbiamo già parlato durante gli interventi precedenti (la Minox, forse più piccola, non è ‘completamente meccanica’ essendo dotata -come abbiamo detto sopra- di sistema esposimetrico a priorità di diaframma)
The Little Ones... by Darren Wilkin
L'univo neo nell'uso attuale potrebbe essere che l'esposimeyro è alimentato da pile da 1,35v, che erano al mercurio e non si trovano più.
Esistono pile (Wein Cell) che costano 10€ l'una e durano 6 mesi (sono zinc/air, dunque si esauriscono velocemente anche senza uso...).
I più smart (o -come me- i più poveri) comunque si organizzano con pile da apparecchio acustico adattate con anello metallico, anche perché esse costano tipo 6€ ogni pacco da 6....
Ok, bene, per ora abbiamo finito, direi che torneremo sull'argomento specifico tra qualche giorno quando -spero- avrò un altro aneddoto da raccontarvi
Ovviamente sto parlando di quella delizia che è la Rollei 35
rollei 35 S by Jussi
Il padre spirituale di cotanto progetto fu il tedesco Heinz Waaske che dopo aver lavorato a machine 16mm e mezzo formato per la Wirgin Edixa, a casa sua e nel tempo libero, sviluppò i disegni che poi furono utilizzati per i primi prototipi della Rollei 35 che già prevedevano una lente collassabile all’interno del corpo della macchina.
Il prototipo -purtroppo e per miopia- fu rifiutato con sgarbo sia da Wirgin che da Kodak e allora Waaske si rivolse a Rollei.
Gli ingegneri la videro lunga e decisero di produrre la macchina immediatamente perché fosse pronta per il Photokina del ’66.
In Rollei Waaske ebbe l'onore di lavorare con un altro celebre della progettazione fotografica, Claus Prochnow, che per ora vi cito solamente ma che spero di rammentarvi tra qualche giorno.
Per ora segnatevi il nome...
Comunque, la macchina fu equipaggiata da una lente Tessar 40mm f3,5 fatta da Zeiss e l’esposimetro era concepito da Gossen (due nomi tra i più blasonati per l’epoca, senza dubbio) e la produzione iniziò subito, nello stesso 1966.
Ma torniamo a noi e alla macchina
Rollei 35 S - camera narcicism series by Lorenzo Herrera
La mia è una Rollei 35 S, dove la S sta per Sonnar che è la lente (sempre Zeiss) che la equipaggia.
Il Sonnar ha uno schema (e una resa) più complesso rispetto al Tessar che era montato sulle prime macchine (che per l’appunto si chiamavano 35 T) ma della lente parleremo dopo…
Prima bisogna specificare una cosa, ovvero che in questa macchina, a differenza che nelle precedenti presentate più ‘moderne’, c’è un esposimetro ma esso non è collegato ad otturatore o obiettivo.
Questo vuol dire che se sulle altre macchina basta scegliere un’apertura focale (se la macchina è a priorità di diaframma altrimenti un tempo di scatto) e l’esposimetro pensa a misurare il tempo e a trasmettere all’otturatore il corretto tempo di apertura, nelle Rollei l’esposimetro esprime soltanto coppie apertura/tempo che poi vanno manualmente impostate sulla macchina.
Dal punto di vista delle possibilità di impostazione e del controllo della variabili che influiscono sulla resa è la cosa migliore.
E’ come avere un esposimetro esterno che legge la luce e poi si puo’ decidere e impostare la macchina prendendo spunto da quello ma non subendo i particolari condizionamenti dovuti all’impostazione di fabbrica dell’esposimetro.
Esso è poi collocato sulla parte superiore
Rollei 35 Singapore (Top) by Thomas Hofinger
Dopo aver fatto la misurazione si riportano tempo e aperture di diaframma sui due comodi rotelloni frontali
Rollei 35S by Frank Uebe
E’ un vantaggio non da poco un esposimetro in quella posizione, consente di misurare la luce senza necessità di portare la macchina all’occhio e guardare led nel mirino (come avviene su quasi tutte le altre compatte)
E’ utilissimo nella street photograpy, ad esempio, o per sistemare tutto in comodità e procedere solo alla fine alla composizione e allo scatto.
La mia macchina nello specifico è una 35S e la lente, collassabile come abbiamo detto, è un Sonnar 40mm f2.8 HFT (sta per un trattamento antiriflesso parecchio figo -> High Figo Treatment, ma non ne sono certo...) dalla resa strepitosa (il Tessar era un 40mm f3.5, quindi d'uno stop meno luminoso).
Nitidissimo e senza sbavature, davvero fenomenale ad aperture da f8 (ma direi anche da f5.6) con una resa tonale delicata avulsa da ogni aberrazione cromatica.
Rollei 35 by Phantomas
La cosa bella di questa macchina è però com’è stata progettata, tutto è solido, al posto giusto, ogni cosa si giustappone con precisione, si vede che tutti I particolari sono stati studiati fin nel dettaglio.
Una delle soluzioni innovative è –ad esempio- quella riallocare slitta flash, il contapose e la leva per il riavvolgimento della pellicola sotto la macchina
New Toy — Rollei 35 S by Rasmus Andersson
In più il fatto che la lente sia protetta da un tubo b'acciaio e collassabile rende la macchina performante e compatta sempre.
Entra bene, come le altre, in una tasca abbondante.
Ne sono stati prodotti diversi modelli che differiscono per lente ed esposimetro
Rollei 35's by Alan Abrams
Ne hanno fatta anche una da nababbi completamente dorellata
The Rollei 35 Classic Gold 75th anniversary Sonnar 2,8/40mm by Bonar Tambun
Come si può notare dalla foto sotto la macchina è davvero un concentrato d’ingegneria di dimensioni molto ridotte
Senza titolo by 命は美しい
ROLLEI 35 by Duccio Pugliese (BrebFilm)
Per rendervi conto delle dimensioni ve la faccio vedere accanto all’ormai celeberrima Olympus XA di Cane
Rollei 35 S and Olympus XA height comparison by Austin O'Hara
Ma anche insieme a alla Minox 35 della quale abbiamo già parlato durante gli interventi precedenti (la Minox, forse più piccola, non è ‘completamente meccanica’ essendo dotata -come abbiamo detto sopra- di sistema esposimetrico a priorità di diaframma)
The Little Ones... by Darren Wilkin
L'univo neo nell'uso attuale potrebbe essere che l'esposimeyro è alimentato da pile da 1,35v, che erano al mercurio e non si trovano più.
Esistono pile (Wein Cell) che costano 10€ l'una e durano 6 mesi (sono zinc/air, dunque si esauriscono velocemente anche senza uso...).
I più smart (o -come me- i più poveri) comunque si organizzano con pile da apparecchio acustico adattate con anello metallico, anche perché esse costano tipo 6€ ogni pacco da 6....
Ok, bene, per ora abbiamo finito, direi che torneremo sull'argomento specifico tra qualche giorno quando -spero- avrò un altro aneddoto da raccontarvi
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Foto ottica sovietica, orologeria e Point & Shot (<- le macchine fotografiche militari...)
Mio babbo ebbe sia la Rollei 35 che la Minox; di quest'ultima mi pare di ricordare che ne fu deluso, nel confronto con la prima.
Entrambe le abbiamo ancora.
Comunque, oggi ho pensato a questo thread, perché ho trovato questo: apparecchio per creare i negativi in bianco e nero.
L'apparecchio per scansionare in digitale i negativi ce l'ho e zac, posso partire.
No, scherzo... non ho tempo e voglia e non concordo con alcune critiche mosse al digitale, prima tra tutte, il fatto che adesso si fanno foto a raffica, senza sapere cosa fotografare; si è sempre liberi di comprarsi una memoria da 32 MB e di riprovare l'ebrezza del "sono a metà giornata ed ho solo più due foto".
C'è un valore affettivo e storico, sicuramente sì.
Se ho sporcato il thread, cancella pure,
Un saluto,
Entrambe le abbiamo ancora.
Comunque, oggi ho pensato a questo thread, perché ho trovato questo: apparecchio per creare i negativi in bianco e nero.
L'apparecchio per scansionare in digitale i negativi ce l'ho e zac, posso partire.
No, scherzo... non ho tempo e voglia e non concordo con alcune critiche mosse al digitale, prima tra tutte, il fatto che adesso si fanno foto a raffica, senza sapere cosa fotografare; si è sempre liberi di comprarsi una memoria da 32 MB e di riprovare l'ebrezza del "sono a metà giornata ed ho solo più due foto".
C'è un valore affettivo e storico, sicuramente sì.
Se ho sporcato il thread, cancella pure,
Un saluto,
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein