E' vero che lui ormai ha assorbito in buona parte la cultura americana, ma non mi pare demonizzi troppo trump o ne sia spaventato...
Odysseus ha scritto:Secondo me la cosa e' da un lato molto piu' mediata, dall'altro facilmente spiegabile. La prima considerazione che farei e' che non e' tanto Trump che ha vinto, quanto la Clinton che ha perso, pur prendendo un milione di voti in piu'. Poi ricorderei l'ascesa di Trump, che ha vinto si' le primarie , ma sempre con un 30-35% delle preferenze, in gare in cui la dispersione dei suoi avversari lo ha favorito. Ricorderei anche che Trump e' stato favorito da una riconoscibilita' che gli deriva dalle sue attivita' immobiliari e nel settore dello spettacolo. Un investimento di decine di anni, che ha saputo far fruttare. Inoltre, fin dall'inizio ha goduto di una copertura mediatica molto superiore a quella del suo principale contendente, Cruz, e della Clinton. Credo che cio' sia avvenuto sia per il valore che le sue sceneggiate avevano per l'audience, sia perche' in campo democratico si erano convinti che Trump sarebbe stato il candidato piu' facile da battere, e quindi gli hanno dato molto spazio.
Ci sono poi gli elementi di debolezza della Clinton - venticinque anni di demolizione di immagine da parte dei repubblicani, quello che si e' detto del suo essere compromessa con gli ambienti finanziari e con lobbisti di ogni tipo, compresi quelli stranieri. E le grane piu' recenti : Benghazi, le email. E la stanchezza dopo otto anni di presidenza Obama, il cui bilancio non e' senza ombre.
Sulla natura reazionaria e conservatrice del voto, non sono del tutto d'accordo. Sull'elemento centrale di politica economica, la rinegoziazione degli accordi di libero scambio esistenti e il blocco di quelli in via di negoziazione, Trump e Sanders sono stati abbastanza in sintonia, al punto che anche la Clinton si e' poi convertita ad una posizione critica nei confronti del TTIP e TPP, non so con che grado di sincerita'. Ieri ho letto un'intervista a Bannon, il consigliere di Trump per la strategia. Parlava di una specie di New Deal con investimenti sulle infrastrutture, resi possibili anche dagli interessi bassissimi. Come tutto cio' sia possibile dato l'obbligo di pareggio di bilancio e il livello alto del debito pubblico non lo so. Come possa esere possibile una politica di spesa pubblica alta quando si vogliono abbassare le imposte, non lo so. Ma di per se' una politica di investimenti pubblici sulle infrastrutture non sarebbe reazionaria, sarebbe progressista.
Lo stesso punto piu' dolente, quello dell'immigrazione, non pu' essere banalizzato. Sessions, il nominato alla posizione di Attorney General, sostiene che l'immigrazione legale e' la fonte principale di un effetto calmiere sui salari, e che per questo motivo va controllata, in modo da permettere al mercato di riequilibrarsi, alle strutture di assistenza sociale di non surriscaldare, e alle forze dell'integrazione di fare il loro lavoro. Sono posizioni reazionarie soltanto se si crede che l'ecumenismo sia l'unica posizione sostenibile. A un pubblico preoccupato per la disoccupazione e l'erosione dei salari appaiono come posizioni rispettose dell'interesse dei cittadini americani, di una classe media che si sente trascurata.
Rimane il fatto che la coalizione di Trump e' stata aperta a destra, fino alla destra impresentabile dei suprematisti bianchi - anche se poi il figlio di Trump ha dichiarato di recente che Duke 'merita una pallottola' in quanto cattiva persona, forse per tranquillizzare me. E che tra le cose discusse e promesse in campagna elettorale ci sono perle imperdibili come la riattivazione di Guantanamo, l'uso della tortura, rappresaglie contro le famiglie di terroristi, la schedatura dei musulmani, il muro col Messico e altro. Chiacchiere da bar per attirarsi visibilita' e consenso, o programmi ? Boh ?
Un ultimo pensierino - in un evento multifattoriale come questo, deciso da scarti di voti marginali e da una minoranza del voto popolare, la regola del 'winner takes all' favorisce il vincitore e aumenta il livello di ansia della maggioranza che gli ha votato contro, ma non fa scomparire le posizioni diverse e contrarie. Non siamo in Germania nel 1934.