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Io festeggero' S. Marco con mio nipote che si chiama giustappunto Marco
A' Daniele un conta' panzane ai ragazzini, nun hanno liberato na' beata sega, se nun cestavano gli ammerigani col piffero che tiravano fuori il testino
Poi visto che sei toscano te mando questo brano tratto da "La pelle di Curzio Malaparte"
Il processo (i ragazzi della RSI)
Curzio Malaparte
«I ragazzi, seduti sui gradini di S. Maria Novella, la piccola folla di curiosi raccolta intorno all’obelisco, l’ufficiale partigiano a cavalcioni dello sgabello ai piedi della scalinata della chiesa, coi gomiti appoggiati sul tavolino di ferro preso a qualche caffè della piazza, la squadra di partigiani della Divisione comunista “Potente”, armati di mitra e allineati sul sagrato davanti ai cadaveri fascisti o presunti tali, distesi alla rinfusa uno sull’altro, parevano dipinti da Masaccio nell’intonaco dell’aria grigia, illuminati a picco dalla luce di gesso sporco che cadeva dal cielo nuvoloso, tutti tacevano immoti, il viso rivolto dalla stessa parte:un filo di sangue colava giù per gli scalini di marmo.
I fascisti seduti sulla gradinata della chiesa erano ragazzi di quindici sedici anni, dai capelli liberi sulla fronte alta, gli occhi neri e vivi nel lungo volto pallido. Il più giovane, vestito di una maglia nera e di un paio di calzoni corti grigioverde, che gli lasciavano nude le gambe dagli stinchi magri, pareva quasi un bambino.
C’era anche una ragazza tra loro: giovanissima, nera d’occhi e dai capelli sciolti sulle spalle, di quel biondo scuro che s’incontra spesso in Toscana fra le donne del popolo. Essa sedeva col viso riverso, mirando le nuvole d’estate sui tetti di Firenze, lustri di pioggia.
Quando avevamo uditi gli spari, eravamo a metà di Via della Scala, presso gli Orti Oricellari. Sboccati sulla piazza, eravamo andati a fermarci ai piedi della gradinata di S. Maria Novella, alle spalle dell’ufficiale partigiano seduto davanti al tavolino di ferro.
Al cigolio di freni di due “jeep” -dono americano- l’ufficiale non si mosse, ma dopo un istante tese il dito verso uno dei ragazzi e disse: “Tocca a te, come ti chiami?”.
“Oggi tocca a me” disse il ragazzo alzandosi, “ma un altro toccherà a lei”.
“Come ti chiami?” insistè il caporione. “Mi chiamo come mi pare” rispose il ragazzo.
“O che rispondi a fare, a quel muso di bischero?” gli disse un suo compagno che era seduto lì accanto.
“Gli rispondo per insergnargli l’educazione a quel coso”, ribattè il giovane camerata, asciugandosi col dorso della mano la fronte madida di sudore estivo. Era egli pallido e gli tremavano inavvertitamente le labbra, ma rideva contemporaneamente con aria spavalda, guardando fisso il caporione partigiano. Costui abbassò la testa e si mise a giocherellare con una matita...
Ad un tratto i ragazzi presero a parlare tra loro, ridendo. Parlavano con l’accento popolano di San Frediano, di Santa Croce, di Palazzolo.
“E quei bighelloni che stanno a guardare? O non hanno mai visto ammazzare un cristiano?”.
Un altro: “O come si divertono quei mammalucchi!”.
Un altro ancora: “Li vorrei vedere al posto nostro, icchè farebbero quei finocchiacci!”
“Scommetto che si butterebbero in ginocchio!” rispose un ulteriore combattente-bambino.
“Anzi si metterebbero a strillare come maiali, poverini”.
I ragazzi condannati a morte ridevano, fissavano le mani dell’ufficiale partigiano...
“Guardalo com’è bellino con quel fazzoletto rosso al collo!”.
“O che gli è”...
“O chi gli ha da essere? Gli è Garibaldi!”.
“Quel che mi dispiace”, rispose l’altro, in piedi sullo scalino “gli è d’essere ammazzato da quei bucaioli!”.
“’Un la far tanto lunga. moccioso” gridò uno dalla folla.
“Se l’ha furia venga lei al mi’ posto!” ribattè il ragazzo ficcandosi le mani in tasca.
Il caporione rosso alzò la testa e disse: “Fa presto. Non mi far perdere tempo:tocca a te!”.
“Se gli è per non fare perdere tempo” disse il ragazzo con voce di scherno “mi sbrigo subito”. E scavalcando i camerati in attesa, andò a mettersi davanti ai partigiani armati di mitra, accanto al mucchio di cadaveri fascisti già giustiziati, proprio in mezzo alla pozza di sangue che si allargava sul pavimento di marmo del sagrato.
“Bada di non sporcarti le scarpe!” gli gridò uno dei Ragazzi in attesa del proprio turno, e tutti gli altri si misero a ridere...
In quell’istante il ragazzo gridò:” Viva Mussolini!” e cadde crivellato di colpi (...)
25 aprile a seguire
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25 aprile a seguire
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25 aprile
Luigi, non ti facevo baciapile, comunque tieniti i tuoi santi e il revisionismo, io sto bene col mio 25 aprile e con i fascisti a ruzzolare nel fango
La scelta oggi è poi caduta su questo
Che si accompagna bene anche alla vodka liscia
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Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: 25 aprile
Per il san Marco? beh e' anche altro
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Re: 25 aprile
Beh ieri qualcuno che sparlava di testa in giu' s'e' beccato uno scapaccione
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Re: 25 aprile
Comunque, se ce l'hai al polso, facci vedere l'orologio.
Sulla politica la finisco qua, affermando solo che l'antifascismo per me è un connotato del carattere, anche per l'Italia, in verità dovrebbe essere così, ma qualcuno lo dimentica
Sulla politica la finisco qua, affermando solo che l'antifascismo per me è un connotato del carattere, anche per l'Italia, in verità dovrebbe essere così, ma qualcuno lo dimentica
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Re: 25 aprile
e' quello della foto, cmq tra ore 11 e 12, scusa la foto ma con l' ifone vecchio di mia figlia non riesco a far meglio
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Re: 25 aprile
Se intendi l'uso e la strumentalizzazione politica sono d'accordo, ma non si può lasciare il 25 Aprile nelle mani dei nostalgici del fascismo.
L'Italia è l'unico paese dove non si è creata una memoria condivisa. L'Italia è l'unico paese d'Europa dove ancora c'è chi cerca sempre di mettere in discussione il 25 Aprile.
Nemmeno in Francia esistono nostalgici del genere, eppure quel paese ebbe un regime collaborazionista che durò ben più a lungo della Repubblica di Salò e dove alla fine della guerra ci fu una resa dei conti molto più cruenta che in Italia.
Solo in Italia c'è ancora chi si rifiuta di accettare l'essenza della storia e cioè che il 25 Aprile segna la sconfitta di chi voleva una Europa sotto una egemonia nazista e fascista basata sulla dittatura, l'odio e la discriminazione razziale, l'eliminazione fisica di qualsiasi diversità, una Europa governata in base ad una gerarchia di razze (o presunte tali).
Ridotto all'osso la questione è tutta qui. Il 25 Aprile ci ricorda la sconfitta di una visione del mondo che ci condusse ad una guerra dopo l'altra: quelle in Africa; quella in Spagna; l'aggressione ad una Francia ormai sconfitta ( questo fu il disonore non l'8 Settembre); l'aggressione alla piccola Grecia ( altra macchia indelebile) e solo perché, come disse Mussolini, "qualche migliaio di morti ci consentiranno di sedere al tavolo dei vincitori"): la guerra in Russia.
E tutto questo come alleati della Germania nazista la quale condusse una guerra di distruzione totale e di massacri ai civili in tutta Europa. Anche in Italia, dove non ci fu massacro di civili che non vide la partecipazione diretta dei militi e delle camicie nere della Repubblica di Salò.
Una memoria condivisa significa, e il 25 Aprile dovrebbe essere questo, ricordare i valori che hanno vinto e le ideologie di morte che sono state sconfitte.
Il 25 Aprile non si tocca. Il 25 Aprile segna il ritorno dell'italia tra i paesi civili e democratici. Il 25 Aprile significa Pace, Libertà, Giustizia.
E non ha senso, se non di strumentalizzazione politica, stare a ricordare il pettegolezzo dei singoli episodi che inevitabilmente portano con se le guerre, quelle civili in particolare.
Con discorsi del genere non si va da nessuna parte. Ognuno potrebbe tirar fuori il singolo episodio che gli fa comodo.
Parlo di "pettegolezzo" perché usare i drammi individuali in modo strumentale significa esattamente fare del pettegolezzo politico, senza rispetto alcuno per le vittime, qualunque esse siano.
Ma quello che rimane è la questione di fondo: si rimpiange la Germania nazista e l'italia fascista con la loro violenza, le loro guerre, il loro odio razziale, o si accetta la loro sconfitta come un bene comune di tutti?
La discriminante è questa e da essa non si sfugge. Tutto il resto è solo strumentalizzazione politica.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)
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Re: 25 aprile
Si, sul significato del 25 aprile concordo al100% con mchap...
Paolo ... Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti...(L.Pirandello)
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25 aprile
Il topic serve apposta per rammentare questo significato inalienabile, come si può qua, con gli orologi.
Di quelli però se n'è visti pochi, ricito la nonna californiana: "più panìco e men'uccelli!"
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Re: 25 aprile
io festeggio il 9 maggio l'unica vera vittoria di un paese che stava tutto da una parte che ha prima osannato chi voleva bruciare la gente salvo poi salire sul carro dei vincitori quando le cose si mettevano male. Dissento x ovvi ed evidenti motivi da tutto quello che ha postato totorex concordo solo su una cosa, troppi hanno cambiato casacca dopo il 25 aprile prima c'erano tanti Mussolini e pochissimi Matteotti aimé in quella Italia disgraziata, dopo tutti erano partigiani che squallore
"Niente è dimenticato, nessuno è dimenticato"