http://www.repubblica.it/cronaca/2018/0 ... 201064081/
Io e i miei colleghi/e ci abbiamo messo la faccia...
...cioè, non tutti...
...cioè, non tutti la faccia, volevo dire
Superare il reato di immigrazione clandestina
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
L’avevo scritto qualche pagina addietro: se a Roma (e su giornali e tv) si sdogana il razzismo il primo idiota per strada si sente in diritto di metterlo in pratica.
Tiro al negro a Forlì:
”FORLI' Africani feriti a colpi di pistole soft air. E' successo due volte in pochi giorni a Forlì dove i carabinieri stanno indagando per chiarire la vicenda e se dietro possa esserci la stessa mano (...)”
Da http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... 201197106/
Tiro al negro a Forlì:
”FORLI' Africani feriti a colpi di pistole soft air. E' successo due volte in pochi giorni a Forlì dove i carabinieri stanno indagando per chiarire la vicenda e se dietro possa esserci la stessa mano (...)”
Da http://bologna.repubblica.it/cronaca/20 ... 201197106/
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
”Caro Roberto Saviano,
ti scrivo per interrogarti su ciò che ultimamente sta assorbendo parecchie delle mie energie, e anche un bel po’ del mio sonno. Una riflessione che, per darle un titolo, potremmo chiamare sul «tempo del corpo». Mi sto chiedendo, cioè, nella frustrazione in cui non nascondo di annaspare, se non sia venuto un tempo diverso per tutti noi, uomini e donne non «buoni» né tantomeno «buonisti», ma semplicemente «di buona volontà», come dicono gli angeli nel giorno della natività, augurando la pace sulla Terra.
Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo non ha certo a che fare con la pace, ed è inaccettabile; ma non perché i barconi colmi di persone partono dalle coste libiche verso il nostro paese: questo è un fenomeno comune, si chiama migrazione — anche poco significativo, in termini strettamente numerici —, che nel mondo è sempre esistito. È inaccettabile perché inaccettabile è la propaganda che l’accompagna, e che rovescia la realtà chiamando «pacchia» o «crociera» la tortura cui quegli esseri umani sono esposti, e li vuole lasciare in balia degli scafisti o della guardia costiera libica, cioè i veri «trafficanti di uomini», calunniando con quella definizione le Ong che cercano di salvarli. Tutto questo è atroce e provoca un’angoscia che io fatico a sopportare. E poiché vedo che fine fanno le parole, ora che la mistificazione ha superato, in termini di consenso popolare, la corretta informazione, mi chiedo se non sia il caso di rompere gli indugi e metterci direttamente il corpo. Perché noi siamo un corpo, e anche le nostre parole vengono dal nostro corpo, e il corpo è ben più di esse — il corpo è la vita stessa —.
Ecco dunque che scrivo a te, caro Roberto, dato che il tuo corpo è già in ballo, da anni, è già sul campo — e infatti ogni tanto spunta la minaccia di «toglierti la scorta», cioè di lasciarlo indifeso, quel tuo corpo: una minaccia che a me, per esempio, non può essere rivolta —. Scrivo a te perché in questa condizione hai certamente sperimentato una certa solitudine. E ti dico che «metterci il corpo» per me ha un significato solo: significa andare laggiù, dove lo scempio ha luogo, e starci, col proprio ingombro, le proprie necessità vitali, la propria resistenza, lì. Il corpo, il mezzo più estremo di lotta nella tradizione della non violenza. Dunque, la prima domanda che ti rivolgo è: cosa pensi tu di questa — in fondo — banalità? Esagero?
Dopodiché, lasciami dire una cosa. Ciò di cui stiamo parlando — l’oggetto della mia rabbia — non è la politica ostile all’accoglienza che ormai accomuna ogni paese del mondo. Ciò di cui stiamo parlando è la differenza tra la vita e la morte. Non posso credere che il cumulo di menzogne che le viene quotidianamente gettato sopra riesca davvero a occultare questa enormità. E penso che debbano esserci per forza persone influenti, non necessariamente legate alla tradizione delle battaglie civili, che dinanzi a questo madornale inganno si sentono eccezionalmente tirati in ballo. Non pensi che sarebbe decisivo se qualcuna di queste persone sentisse lo stimolo di metterci il proprio corpo? Sacrificandosi, è ovvio, perché il corpo non fa sconti, e se sta là non può stare qua. Che dici, Roberto, vaneggio? Ammesso che una di queste navi Ong che incrociano al largo delle acque libiche conceda qualche posto a bordo, pensi che i corpi più importanti del nostro Paese — cioè quelli più valorosi, più ammirati, più amati, più belli, più dotati, più preziosi, più popolari, più desiderati —, siano tutti impossibilitati a unirsi a me e a te, nell’occupare quei posti? Io, di certo, non basto. E nemmeno tu sei abbastanza, Roberto, dato che come abbiamo detto tu ci sei già, in ballo, e il tuo corpo è già il puntaspilli dell’attuale propaganda.
Ci vorrebbe, per dire, il commissario Montalbano, che ha il doppio di spettatori di quanti elettori abbia avuto la Lega a marzo. (Tra l’altro, nel backstage della prossima stagione, che già circola in rete, sembrerebbe che lui, cioè non Luca Zingaretti, ma proprio Montalbano, il personaggio, sia già lì, in mezzo al mare, a braccia aperte). Sempre per dire, mi sono sentito di colpo molto più forte quando ho visto la fotografia di Totti con in mano la scritta #withrefugees dell’Unhcr: pensa se il corpo ce lo mettesse lui, pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti. Il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini. O Jovanotti. O Sofia Goggia. O Celentano. O Monica Bellucci che fa da interprete dal francese. O Chiara Ferragni che allatta. O Giorgio Armani che compie 84 anni. Sulla nave. Laggiù. In quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire per opportunismo, o far pressione su Malta, o su Macron. Ovviamente sto facendo nomi così, di getto, non sto convocando nessuno, non mi permetterei mai di farlo: dico solo, a te che sei perennemente convocato, che forse ora ci vorrebbe qualche persona veramente influente che ci metta il corpo — per interrompere perlomeno la barbarie della propaganda, della calunnia —. Ne basterebbe anche solo uno, secondo me. Cosa ne pensi?
Lo so, più i corpi sono preziosi, più hanno da rimetterci a fare una cosa del genere. E va bene: vorrà dire che ci rimetteranno. Sarà un modo di restituire un po’ della fortuna che hanno avuto, di investirla per il futuro. D’altronde, ormai, secondo me ci rimettono anche se non lo fanno. Questa è una di quelle situazioni dalle quali non si scappa: o sei Rita Pavone, e la pensi in quel modo, oppure sei quei corpi che resistono fino allo stremo e poi alla fine si riempiono d’acqua e cessano di vivere. Non c’è via di mezzo. Se l’attuale follia non s’interrompe al più presto, tutti ci rimetteranno — anche Rita Pavone — e tanto. C’era un giornale laico, in Algeria, che il giorno delle elezioni del 1991, quelle insanguinate dagli attentati degli integralisti islamici, uscì con questo titolo: «Se voti, muori. Se non voti, muori. Dunque vota, e muori». Qui non si tratterebbe di morire — quello è un destino riservato ad altri —: qui si tratterebbe solo di farsi coprire d’insulti da un manipolo di account sui social media, per avere indicato con l’autorevolezza del proprio corpo dove si trova il torto e dove la ragione. Da quando il Mediterraneo ospita la civiltà, cioè da migliaia di anni, il naufrago in mare è sempre stato considerato sacro: anche i fenici (i fenici: li vuoi più cattivi di loro?) lo traevano in salvo e gli riservavano l’onore dell’ospitalità, non foss’altro per superstizione, perché non avessero a offendersi gli Dei ai quali esso, il naufrago, partendo, si era raccomandato. È inaccettabile che questa regola venga sospesa oggi, con tanta leggerezza. Ma è proprio quello che sta succedendo.
Caro Roberto, la nostra civiltà sta andando a picco, laggiù. Tutto il resto è rumore, è distrazione. Non credi che sia necessario attirare lo sguardo di tutti dove sta succedendo la cosa che ci toglie il sonno, senza distrarsi appresso alle provocazioni e alle manfrine di chi ne è responsabile? Pensi che sia possibile, aggiungendo corpi ai corpi? La differenza tra la vita e la morte, stiamo parlando di questo. Sembra impossibile ma dall’esser tutti fratelli siamo scivolati con poche mosse in questo fango, dove questa differenza non si vede più. Bisogna uscirne, Roberto, e forse il corpo stavolta può aiutarci: il tuo, il mio, e quello di chi ha da perderci più di te e di me, se vorrà mettercelo.
Un abbraccio
Sandro”
Da https://www.corriere.it/politica/18_lug ... 76a0.shtml
ti scrivo per interrogarti su ciò che ultimamente sta assorbendo parecchie delle mie energie, e anche un bel po’ del mio sonno. Una riflessione che, per darle un titolo, potremmo chiamare sul «tempo del corpo». Mi sto chiedendo, cioè, nella frustrazione in cui non nascondo di annaspare, se non sia venuto un tempo diverso per tutti noi, uomini e donne non «buoni» né tantomeno «buonisti», ma semplicemente «di buona volontà», come dicono gli angeli nel giorno della natività, augurando la pace sulla Terra.
Ciò che sta accadendo nel Mediterraneo non ha certo a che fare con la pace, ed è inaccettabile; ma non perché i barconi colmi di persone partono dalle coste libiche verso il nostro paese: questo è un fenomeno comune, si chiama migrazione — anche poco significativo, in termini strettamente numerici —, che nel mondo è sempre esistito. È inaccettabile perché inaccettabile è la propaganda che l’accompagna, e che rovescia la realtà chiamando «pacchia» o «crociera» la tortura cui quegli esseri umani sono esposti, e li vuole lasciare in balia degli scafisti o della guardia costiera libica, cioè i veri «trafficanti di uomini», calunniando con quella definizione le Ong che cercano di salvarli. Tutto questo è atroce e provoca un’angoscia che io fatico a sopportare. E poiché vedo che fine fanno le parole, ora che la mistificazione ha superato, in termini di consenso popolare, la corretta informazione, mi chiedo se non sia il caso di rompere gli indugi e metterci direttamente il corpo. Perché noi siamo un corpo, e anche le nostre parole vengono dal nostro corpo, e il corpo è ben più di esse — il corpo è la vita stessa —.
Ecco dunque che scrivo a te, caro Roberto, dato che il tuo corpo è già in ballo, da anni, è già sul campo — e infatti ogni tanto spunta la minaccia di «toglierti la scorta», cioè di lasciarlo indifeso, quel tuo corpo: una minaccia che a me, per esempio, non può essere rivolta —. Scrivo a te perché in questa condizione hai certamente sperimentato una certa solitudine. E ti dico che «metterci il corpo» per me ha un significato solo: significa andare laggiù, dove lo scempio ha luogo, e starci, col proprio ingombro, le proprie necessità vitali, la propria resistenza, lì. Il corpo, il mezzo più estremo di lotta nella tradizione della non violenza. Dunque, la prima domanda che ti rivolgo è: cosa pensi tu di questa — in fondo — banalità? Esagero?
Dopodiché, lasciami dire una cosa. Ciò di cui stiamo parlando — l’oggetto della mia rabbia — non è la politica ostile all’accoglienza che ormai accomuna ogni paese del mondo. Ciò di cui stiamo parlando è la differenza tra la vita e la morte. Non posso credere che il cumulo di menzogne che le viene quotidianamente gettato sopra riesca davvero a occultare questa enormità. E penso che debbano esserci per forza persone influenti, non necessariamente legate alla tradizione delle battaglie civili, che dinanzi a questo madornale inganno si sentono eccezionalmente tirati in ballo. Non pensi che sarebbe decisivo se qualcuna di queste persone sentisse lo stimolo di metterci il proprio corpo? Sacrificandosi, è ovvio, perché il corpo non fa sconti, e se sta là non può stare qua. Che dici, Roberto, vaneggio? Ammesso che una di queste navi Ong che incrociano al largo delle acque libiche conceda qualche posto a bordo, pensi che i corpi più importanti del nostro Paese — cioè quelli più valorosi, più ammirati, più amati, più belli, più dotati, più preziosi, più popolari, più desiderati —, siano tutti impossibilitati a unirsi a me e a te, nell’occupare quei posti? Io, di certo, non basto. E nemmeno tu sei abbastanza, Roberto, dato che come abbiamo detto tu ci sei già, in ballo, e il tuo corpo è già il puntaspilli dell’attuale propaganda.
Ci vorrebbe, per dire, il commissario Montalbano, che ha il doppio di spettatori di quanti elettori abbia avuto la Lega a marzo. (Tra l’altro, nel backstage della prossima stagione, che già circola in rete, sembrerebbe che lui, cioè non Luca Zingaretti, ma proprio Montalbano, il personaggio, sia già lì, in mezzo al mare, a braccia aperte). Sempre per dire, mi sono sentito di colpo molto più forte quando ho visto la fotografia di Totti con in mano la scritta #withrefugees dell’Unhcr: pensa se il corpo ce lo mettesse lui, pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti. Il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini. O Jovanotti. O Sofia Goggia. O Celentano. O Monica Bellucci che fa da interprete dal francese. O Chiara Ferragni che allatta. O Giorgio Armani che compie 84 anni. Sulla nave. Laggiù. In quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire per opportunismo, o far pressione su Malta, o su Macron. Ovviamente sto facendo nomi così, di getto, non sto convocando nessuno, non mi permetterei mai di farlo: dico solo, a te che sei perennemente convocato, che forse ora ci vorrebbe qualche persona veramente influente che ci metta il corpo — per interrompere perlomeno la barbarie della propaganda, della calunnia —. Ne basterebbe anche solo uno, secondo me. Cosa ne pensi?
Lo so, più i corpi sono preziosi, più hanno da rimetterci a fare una cosa del genere. E va bene: vorrà dire che ci rimetteranno. Sarà un modo di restituire un po’ della fortuna che hanno avuto, di investirla per il futuro. D’altronde, ormai, secondo me ci rimettono anche se non lo fanno. Questa è una di quelle situazioni dalle quali non si scappa: o sei Rita Pavone, e la pensi in quel modo, oppure sei quei corpi che resistono fino allo stremo e poi alla fine si riempiono d’acqua e cessano di vivere. Non c’è via di mezzo. Se l’attuale follia non s’interrompe al più presto, tutti ci rimetteranno — anche Rita Pavone — e tanto. C’era un giornale laico, in Algeria, che il giorno delle elezioni del 1991, quelle insanguinate dagli attentati degli integralisti islamici, uscì con questo titolo: «Se voti, muori. Se non voti, muori. Dunque vota, e muori». Qui non si tratterebbe di morire — quello è un destino riservato ad altri —: qui si tratterebbe solo di farsi coprire d’insulti da un manipolo di account sui social media, per avere indicato con l’autorevolezza del proprio corpo dove si trova il torto e dove la ragione. Da quando il Mediterraneo ospita la civiltà, cioè da migliaia di anni, il naufrago in mare è sempre stato considerato sacro: anche i fenici (i fenici: li vuoi più cattivi di loro?) lo traevano in salvo e gli riservavano l’onore dell’ospitalità, non foss’altro per superstizione, perché non avessero a offendersi gli Dei ai quali esso, il naufrago, partendo, si era raccomandato. È inaccettabile che questa regola venga sospesa oggi, con tanta leggerezza. Ma è proprio quello che sta succedendo.
Caro Roberto, la nostra civiltà sta andando a picco, laggiù. Tutto il resto è rumore, è distrazione. Non credi che sia necessario attirare lo sguardo di tutti dove sta succedendo la cosa che ci toglie il sonno, senza distrarsi appresso alle provocazioni e alle manfrine di chi ne è responsabile? Pensi che sia possibile, aggiungendo corpi ai corpi? La differenza tra la vita e la morte, stiamo parlando di questo. Sembra impossibile ma dall’esser tutti fratelli siamo scivolati con poche mosse in questo fango, dove questa differenza non si vede più. Bisogna uscirne, Roberto, e forse il corpo stavolta può aiutarci: il tuo, il mio, e quello di chi ha da perderci più di te e di me, se vorrà mettercelo.
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Gelo di Praga alle parole del presidente del consiglio italiano: "Ho ricevuto la lettera del premier italiano Conte in cui chiede all'Ue di occuparsi di una parte delle 450 persone ora in mare. Un tale approccio è la strada per l'inferno", scrive su Twitter Andrej Babis, il premier della Repubblica Ceca, uno dei Paesi del gruppo di Visegrad. "Il nostro Paese - prosegue - non riceverà alcun migrante. L'unica soluzione alla crisi migratoria è il modello australiano, cioè non fare sbarcare i migranti in Europa".
Ha poco senso dare la colpa a salvini e di maio, perche' gli altri sono peggio...(gli ex paesi dell'est il peggio del peggio)
Ha poco senso dare la colpa a salvini e di maio, perche' gli altri sono peggio...(gli ex paesi dell'est il peggio del peggio)
Paolo ... Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti...(L.Pirandello)
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Ma che discorso è.Cane ha scritto:Ha poco senso dare la colpa a salvini e di maio, perche' gli altri sono peggio...(gli ex paesi dell'est il peggio del peggio)
Ha senso eccome.
Ogni razzista ha le proprie responsabilità, come le guardie nei campi di concentramento, anche se hitler era ‘peggio’ di loro
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Superare il reato di immigrazione clandestina
Per me hanno responsabilità anche i pubblicitari che, annusata l’aria, marciano sui morti in mare per vendere di più
Tra l’altro (non sono un esperto ma vi cito la fonte) pare che la fanta di nascita sia nazista...
Tra l’altro (non sono un esperto ma vi cito la fonte) pare che la fanta di nascita sia nazista...
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Ricordo sempre che il rifiuto degli immigrati e' voluto dai popoli, non dai governanti...
Se qualche goverante accoglie troppi immigrati viene mandato a casa alle elezioni...
Non sono neppure sicuro che il rifiuto degli immigrati economici (senza limiti) sia razzismo...
Se putin fa casino e arrivassero alla frontiera milioni di russi ci sarebbe un rifiuto uguale...
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Si. Lo è.Cane ha scritto:Non sono neppure sicuro che il rifiuto degli immigrati economici (senza limiti) sia razzismo...
Ti rammento come tu abbia avuto solo culo a nascere dalla parte fortunata, su che base chi è nato da quella sfortunata dovrebbe rimanere a crepare di fame?
E su che base gli chiudi la porta in faccia?
Per difendere i tuoi privilegi di ricco e fortunato?
Sisi, è proprio razzismo, è sentirsi superiori senza averne motivo (ripeto è solo culo) e oltretutto voler guardare da un’altra parte mentre di là muoion di fame.
Peraltro la fame ammazza i tuoi figli uguale uguale come la guerra (e come il mare, spesso)
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
Vicenza, spara pallini dal terrazzoe colpisce immigrato: denunciato.
Cassola: paura in piazza. La vittima stava montando luminarie per la festa di paese...
Cerasela, bimba rom di 15 mesi ferita “da un piombino”: rischia di rimanere paralizzata
È grave la bimba rom di un anno e mezzo ferita alla schiena.
Casi in grave aumento ....non mi dite che l'odio di questo governo verso immigrati e rom non c'incastra...
Cassola: paura in piazza. La vittima stava montando luminarie per la festa di paese...
Cerasela, bimba rom di 15 mesi ferita “da un piombino”: rischia di rimanere paralizzata
È grave la bimba rom di un anno e mezzo ferita alla schiena.
Casi in grave aumento ....non mi dite che l'odio di questo governo verso immigrati e rom non c'incastra...
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Re: Superare il reato di immigrazione clandestina
I politici che rappresentano il popolo è uno dei tuoi cavalli di battaglia.
Qua non perdiamo occasione di dimostrare di che pasta siamo fatti, #primaglitaliani che hanno sostenuto il fascismo e berlusconi, quelli che corrompono e si fanno corrompere volentieri e che evadono su tutto se serve ai propri interessi per poi lamentarsi dello stato che non funziona.
Dopo la stura data dal leghista razzista ognuno si sente libero di sparare al negro (che sarà mai una pistola a pallini) o di malmenare uno perché -secondo un cervello già di suo bacato- è uno che se le merita.
Non mi venite a dire che è così perché la gente è esasperata, questo è razzismo nella sua forma più vigliacca è sparare a caso sul primo che ci capita perché è più debole.
È vile e fa schifo, e chi lo fomenta se ne deve prendere la responsabilità da padre di famiglia come dice lui.
Sempreché suo figlio non l’allevi a pistolettate e sganassoni
Qua non perdiamo occasione di dimostrare di che pasta siamo fatti, #primaglitaliani che hanno sostenuto il fascismo e berlusconi, quelli che corrompono e si fanno corrompere volentieri e che evadono su tutto se serve ai propri interessi per poi lamentarsi dello stato che non funziona.
Dopo la stura data dal leghista razzista ognuno si sente libero di sparare al negro (che sarà mai una pistola a pallini) o di malmenare uno perché -secondo un cervello già di suo bacato- è uno che se le merita.
Non mi venite a dire che è così perché la gente è esasperata, questo è razzismo nella sua forma più vigliacca è sparare a caso sul primo che ci capita perché è più debole.
È vile e fa schifo, e chi lo fomenta se ne deve prendere la responsabilità da padre di famiglia come dice lui.
Sempreché suo figlio non l’allevi a pistolettate e sganassoni
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi