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Per una volta non siate pigri, leggetelo!
«Dire che andrà tutto bene è una favola per i miei nipotini. Noi adulti dobbiamo allenare mentalmente noi stessi e soprattutto i giovani a una traversata nel deserto. In qualsiasi partita l’errore più grande che puoi fare è sottovalutare l’avversario: è l’abc dello sport, ora è necessario rispettarlo nelle nostre vite per immaginare un futuro». Ha lasciato la pallavolo senza rimpianti, ma in fondo non ha mai smesso di allenare. Julio Velasco, 68 anni, il coach filosofo venuto dall’Argentina che ha cambiato la storia del volley, dopo il suo ritiro lo scorso anno («ho smesso per godermi altro») è diventato direttore tecnico del settore giovanile maschile della Federazione italiana pallavolo. Un ritorno in campo, dietro le quinte stavolta. «La partita, la panchina?
Non mi mancano per nulla, sono fatto così: quando cambio lo faccio in modo definitivo».
Come vive questo periodo di isolamento?
«Da privilegiato: abito in campagna, alle porte di Bologna, lavoro molto, non mi avanza tempo, e faccio in modo che i giorni non diventino un tempo indistinto: i film li guardo solo alla sera, come prima, il fine settimana lo dedico ai miei interessi. In streaming seguo allenatori e ragazzi delle tre nazionali juniores: esercizi e teoria, video tutorial. Per quando ci sarà la possibilità di toccare di nuovo palla».
Le misure restrittive le pesano?
«Trovo ridicolo sostenere che sono a rischio le nostre libertà individuali, si tratta di disposizioni sanitarie per non contagiare il prossimo, perché non dovrei o non dovremmo rispettarle? Non perdiamo la nostra libertà fermandoci al semaforo rosso e non l’abbiamo persa ora stando in casa».
C’è chi intravvede un rischio di deriva autoritaria, è d’accordo?
«La crisi economica, la paura spesso portano all’uomo forte al comando: questo è il pericolo.Dobbiamo preoccuparci delle derive vere che sono all’orizzonte, il nazismo è stato favorito dalla crisi del ‘29, la maggioranza che appoggiò il fascismo nasceva da una situazione del paese disastrata. Non penso a Salvini, ma a chi sta alla sua destra. Bolsonaro è uno che non esisteva sino a ieri».
Come ne usciremo?
«Ripetere che "andrà tutto bene" con gli arcobaleni è utile per i bambini. Al contrario ci sarà da lottare, lavorare molto di più, fare sacrifici, rinunciare a privilegi e piaceri sino a che non si troverà un vaccino. Invece avverto una grande negazione della realtà: è un meccanismo che scatta quando questa è troppo dura. Ma se non l’affrontiamo soffriremo di più».
Eppure lei è un ottimista di natura.
«Se sei pessimista fare l’allenatore è quasi impossibile. In questo caso sono realista, metto in guardia dai lupi che scenderanno dalla montagna con la bava alla bocca: la mafia pronta a strangolare commercianti in crisi, le multinazionali che vorranno fare shopping a prezzi stracciati. Ci saranno approfittatori, così come è scattata anche tanta solidarietà.
Ma pensare che, quando usciremo di nuovo, sarà tutto come prima o solo un poco diverso renderà tutto più complicato, avremo la pandemia di ritorno. Bisogna prepararsi a tempi duri, a una lunga traversata. Ci arriveremo dall’altra parte, l’Italia ha risorse, cultura, è nel suo Dna farcela. Ma se ora sottovalutiamo l’avversario, che in questo caso è un nemico, il virus, partiamo col piede sbagliato. Altro è dire: sarà molto dura, ma siamo pronti. E su questo bisogna preparare soprattutto i ragazzi».
Ha sempre ripetuto: educarli a sbagliare. Cosa occorre ora dire ai giovani?
«Non che andrà tutto bene, ma che andrà come noi faremo che vada. Cosa farò io? È la domanda da porsi. E se da una parte ci vogliono istituzioni, dalla scuola alla stampa libera, dall’università alla giustizia, che dovranno muoversi al di sopra degli interessi individuali dall’altra ci siamo noi. Servono misure di aiuto, ma anche una riflessione sul fatto che in questi momenti non si può pensare solo a se stessi.Capisco che è facile parlare in una situazione comoda come la mia. Ascoltiamo piuttosto i nostri anziani, mi devasta la loro morte, stiamo perdendo una generazione straordinaria. Chiediamo loro come hanno fatto a ricostruire dopo i bombardamenti, portiamoli quando si potrà nelle scuole.Quando un mio giocatore si lamentava rispondevo: chiedi a tuo nonno, lui come ha fatto? Se chiedi alla nonna di mia moglie, che ha 96 anni e vive a Ferrara, se erano poveri risponde: ma no, mangiavamo tutti i giorni.Abbiamo bisogno di quel modo di vedere le cose».
(c) Ilaria Venturi - La Repubblica
Non andrà tutto bene, prepariamoci ad una traversata del deserto
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Re: Non andrà tutto bene, prepariamoci ad una traversata del deserto
Letto e condivido tutto, dipende solo da noi.
Aggiungo, per un sorriso, questo: https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 002a.shtml
Aggiungo, per un sorriso, questo: https://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca ... 002a.shtml
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Re: Non andrà tutto bene, prepariamoci ad una traversata del deserto
Bella disamina...
Si capisce e' una persona ad ampio raggio...non solo nel volley...
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Si capisce e' una persona ad ampio raggio...non solo nel volley...
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Paolo ... Nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti...(L.Pirandello)