Diciamo la verità: non mi ero mai filato di striscio questa serie di orologi, in quanto l'ho sempre trovata decisamente misera, persino io che sono di gusti spartani.
In un momento di noia, mi è capitato di acquistare per la prima volta su una nota app di abbigliamento vintage (ormai Ebay è davvero in declino, anche se lo esploro ancora per affetto) un orologino fuori uso e abbandonato.
L'ho messo a posto, e come al solito, toh, lo reputavo peggiore. Anzitutto l'orologio non è grande ma nemmeno piccolo, quello che vedete è il polso di un uomo di +100 kg per ampio eccesso , quindi malaccio non ci sta.
Chaika ha fatto pochi modelli da uomo (che ho) e quando l'ha fatto ha usato calibri altrui, Poljot nella fattispecie. Ma quando la Casa moscovita ha fatto loro il benservito, non potevano fare altro che affidarsi a quello che producevano in casa: il minuscolo calibro 1601 a 2 sfere. Nel mentre i Komandirskie con stella rossa impazzavano, per cui nemmeno loro potevano esimersi. Il risultato è a dir poco francescano, ma come sempre ci sono contraddizioni non da poco, come sempre nell'industria russa.
Per esempio qui c'è un fondello a vite, anche abbastanza consistente come ghiera, mentre su parecchi Raketa di quell'epoca non solo il fondello era a scatto, ma nemmeno c'era la guarnizione...come ben sa chi li usa nelle giornate di pioggia
Qui le dimensioni lillipuziane del calibro (foto fregata altrove) . Il distanziale però è in metallo e non in plastica, per cui l'orologio pesa abbastanza a dispetto della taglia. Produrre un movimento così piccolo è molto più impegnativo, richiede delle tolleranze molto strette, per cui in teoria questo calibro costa più di altri. In teoria. Insomma, la miseria è apparente ma non pratica. Il movimento, nascendo per essere installato su orologi da donna, ha una lavorazione sulle platine, la guarnizione (di gomma bianca da sifone di lavandino) è di dimensioni generose.
Prossimamente quindi mi metterò in cerca di questo, magari a un decimo dei 60 euro che vuole il venditore
Per adesso godiamoci il miserabile, mi piace questa variante astratta dello stellone rosso, poi la scritta UGLICH è orgogliosamente campanilista, come scrivere "BARI" su una confezione di orecchiette...gli ho comprato (arriverà presto) un cinturino nero con cuciture rosse, ovviamente da 3 euro visto che lui ne è costato 8 (otto) spedito...come capita spesso, mi diverto più con i giocattoli poveri che non con quelli costosi che pure ho
Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
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Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
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Re: Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
“La miseria è apparente ma non pratica” questa è perfetta per quasi tutta l’orologeria russovietica.
Sisisi, risultato apprezzabilissimo nella sua modestia
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Re: Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
È vero.
Si potrebbe pignoleggiare sul fatto che, forse, erano movimenti che avevano "lì già pronti e pagati" , ma il concetto resta.
I cinesi no: la "miseria" è pratica, non apparente.
Parlo delle produzioni economiche come non lo sono neanche più le attuali russe.
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Re: Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
Come sempre un articolo interessantissimo del nostro Michele. Aggiungo la foto dei miei. Confermo la sensazione di solidità al polso, maggiore di tanti nomi blasonati.
In realtà ne possiedo un altro, con la ghiera dorata come quello di Daniele. Ve lo mostrerò a tempo debito.
In realtà ne possiedo un altro, con la ghiera dorata come quello di Daniele. Ve lo mostrerò a tempo debito.
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Re: Chaika 1601: il miserabile di Uglich (The Ugly of Uglich)
Eccolo, l’ultimo della mia serie
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