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Attualità politica (cane contro cane)
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
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Attualità politica (cane contro cane)
Non conoscevo la tipa e la sua storia, sportiva e personale…
…vabbè…
La villa è a Calenzano, ho letto, la conosci @ale9191?
Si fa un salto a portare la nostra solidarietà al povero depredato?
…vabbè…
La villa è a Calenzano, ho letto, la conosci @ale9191?
Si fa un salto a portare la nostra solidarietà al povero depredato?
Quaestio subtilissima, utrum Chimera in vacuo bombinans possit comedere secundus intentiones, et fuit debatuta per decem hebdomadas in concilio Constantiensi
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
a sapersi concesse e le negate,
e celesti e terrestri; or ben tu vedi,
ancor che cieco, in quale morbo sommersa
è la città, ...
Nella tragedia di Sofocle, il re di Tebe, Edipo, chiede al cieco indovino quale sia la causa della peste che ha colpito la città.
La cecità fisica viene interpretata nell'antica grecia come condizione per una visione più profonda e profetica, divinatoria.
Tiresia svela al re che la colpa è tutta sua, proprio del re. E Edipo, conosciuta la verità e la sua involontaria, tragica colpa, si autoacceca.
La maschera della tortura, oggi può figurare il progressivo avvitarsi dell'autoaccecamento dei decisori, politici, economici e militari, rispetto all'attenzione per la sorte dell'umanità.
Si parla solo del ricorso alle armi, non si intravedono le vie della pace; lievita una tracotanza irresponsabile, carica d'odio alimentato ad arte, che spinge pericolosamente verso il baratro.
Anche Edipo, secondo la visione classica, era un uomo " kalós kái agathós " bello e valoroso, molto intelligente, che credeva di essere padrone del proprio destino e ...
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
L'UE avvia la procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo.
Danno tutti la colpa al 110, ma c'entra poco o nulla, essendo non una spesa ma un investimento che si ripaga col tempo (al netto dei lavori "finti" e di quelli fatti male): nella peggiore delle ipotesi, grazie ai risparmi in bolletta (e al minore fabbisogo di carburanti fossili) la spesa si ripagherà in 10 anni, dopo di che saranno solo soldi guadagnati, o meglio spesi in altre cose più importanti.
Il deficit è aumentato negli ultimi due anni solo e soltanto per le minori entrate! Strano vero?
Danno tutti la colpa al 110, ma c'entra poco o nulla, essendo non una spesa ma un investimento che si ripaga col tempo (al netto dei lavori "finti" e di quelli fatti male): nella peggiore delle ipotesi, grazie ai risparmi in bolletta (e al minore fabbisogo di carburanti fossili) la spesa si ripagherà in 10 anni, dopo di che saranno solo soldi guadagnati, o meglio spesi in altre cose più importanti.
Il deficit è aumentato negli ultimi due anni solo e soltanto per le minori entrate! Strano vero?
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
Non credo ci sarà uguale autocriticawilcoyote ha scritto: 1 giu 2024, 10:29 [....]
Anche Edipo, secondo la visione classica, era un uomo " kalós kái agathós " bello e valoroso, molto intelligente, che credeva di essere padrone del proprio destino e ...
Certi investimenti vanno bene quando finiscono in certe tasche.wilcoyote ha scritto: 20 giu 2024, 15:16 L'UE avvia la procedura di infrazione contro l'Italia per deficit eccessivo.
Danno tutti la colpa al 110, ma c'entra poco o nulla, essendo non una spesa ma un investimento che si ripaga col tempo (al netto dei lavori "finti" e di quelli fatti male): nella peggiore delle ipotesi, grazie ai risparmi in bolletta (e al minore fabbisogo di carburanti fossili) la spesa si ripagherà in 10 anni, dopo di che saranno solo soldi guadagnati, o meglio spesi in altre cose più importanti.
Il deficit è aumentato negli ultimi due anni solo e soltanto per le minori entrate! Strano vero?
Quando vanno in altre, sono solo spese.
"Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre" - Albert Einstein
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
Tipo Ponte sullo Stretto, giusto!finestraweb ha scritto: 20 giu 2024, 17:04 Certi investimenti vanno bene quando finiscono in certe tasche.
Quando vanno in altre, sono solo spese.
O come le moratorie sulle concessioni balneari.
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
Chiesti 6 anni di reclusione per Matteo Salvini per la vicenda “Open Arms”. Fu sequestro di persona.
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
L’amaca del 25 settembre
24 SETTEMBRE 2024
Cittadinanza è una bella parola. Nasce alla fine del Settecento ed ha come vigorosa levatrice la Rivoluzione Francese. Significa che ogni persona è uguale di fronte allo Stato, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri. Non ci sono più aristocratici e popolo, non il re e i sudditi, non le caste e le corporazioni: ci sono i cittadini, e tanto basta per definire le regole della comunità. Cittadinanza, dunque, è una parola democratica per eccellenza, e forse la più democratica di tutte le parole.
L’impressionante numero di firme raccolte dal referendum sulla cittadinanza (con il solito meccanismo abrogativo: cambiare la legge che ne limita la concessione agli immigrati, che sono i nuovi italiani) contiene un forte segnale politico e direi anche un preciso avvertimento culturale a chi ci governa. Cittadinanza non è etnia, non è razza, non è religione, non è Nazione. Non è Dio, Patria, Famiglia. È un criterio di appartenenza e di consociazione molto più vasto, molto più giusto e assai meno divisivo. Dice che vivere in tanti in un posto mette quei tanti nelle stesse condizioni e li vincola alla stessa legge.
Che sia l’estensione della cittadinanza, con quello che ne consegue, a mobilitare così tanti italiani, e in grande misura i ragazzi che non capiscono perché mai il loro compagno di scuola, di università o di lavoro che viene da lontano e paga le stesse tasse non debba essere considerato un con-cittadino, è una specie di scossone democratico. Parla di una comunità di italiani non sopita, tutt’altro che indifferente, stanca della grettezza ideologica al potere.
24 SETTEMBRE 2024
Cittadinanza è una bella parola. Nasce alla fine del Settecento ed ha come vigorosa levatrice la Rivoluzione Francese. Significa che ogni persona è uguale di fronte allo Stato, ha gli stessi diritti e gli stessi doveri. Non ci sono più aristocratici e popolo, non il re e i sudditi, non le caste e le corporazioni: ci sono i cittadini, e tanto basta per definire le regole della comunità. Cittadinanza, dunque, è una parola democratica per eccellenza, e forse la più democratica di tutte le parole.
L’impressionante numero di firme raccolte dal referendum sulla cittadinanza (con il solito meccanismo abrogativo: cambiare la legge che ne limita la concessione agli immigrati, che sono i nuovi italiani) contiene un forte segnale politico e direi anche un preciso avvertimento culturale a chi ci governa. Cittadinanza non è etnia, non è razza, non è religione, non è Nazione. Non è Dio, Patria, Famiglia. È un criterio di appartenenza e di consociazione molto più vasto, molto più giusto e assai meno divisivo. Dice che vivere in tanti in un posto mette quei tanti nelle stesse condizioni e li vincola alla stessa legge.
Che sia l’estensione della cittadinanza, con quello che ne consegue, a mobilitare così tanti italiani, e in grande misura i ragazzi che non capiscono perché mai il loro compagno di scuola, di università o di lavoro che viene da lontano e paga le stesse tasse non debba essere considerato un con-cittadino, è una specie di scossone democratico. Parla di una comunità di italiani non sopita, tutt’altro che indifferente, stanca della grettezza ideologica al potere.
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
Il Capitalismo è nato a Madeira nel '400?
Tesi interessante: https://www.ossigeno.net/post/l-innomin ... a-soltanto
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Re: Attualità politica (cane contro cane)
Ieri su “Il Foglio” Andrea Marcenaro nella sua rubrica si è dispiaciuto che Sigfrido Ranucci non sia morto ai tempi in cui era inviato a Sumatra nel 2005.
Gli ha risposto, meravigliosamente, il figlio di Ranucci, Emanuele, con parole posate ma fermissime, in quella che è a tutti gli effetti una grande lezione di stile e di giornalismo.
“Caro Andrea,
fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre.
Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e DIGOS in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre.
Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano.
È uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza.
Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto.
Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti.”
Non serve, credo, aggiungere altro.
Gli ha risposto, meravigliosamente, il figlio di Ranucci, Emanuele, con parole posate ma fermissime, in quella che è a tutti gli effetti una grande lezione di stile e di giornalismo.
“Caro Andrea,
fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre.
Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e DIGOS in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre.
Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano.
È uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza.
Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto.
Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti.”
Non serve, credo, aggiungere altro.