Oggi 16 Marzo ricorre l'anniversario del sequestro di Aldo Moro e dell'uccisione dei quattro uomini della scorta. Oreste Leonardi, 52 anni, Giulio Rivera, 24 anni, Francesco Zizzi, 30 anni, Raffaele Iozzino, 25 anni, Domenico Ricci 44 anni.
Non sto qui a dire di cosa abbia significato il sequestro Moro e delle conseguenze che ha avuto sulle nostre vite. E' solo per ricordare.
Aggiungo un piccolo ricordo personale tanto perché i nomi non rimangano solo nomi.
Aldo Moro insegnava alla Facoltà di Scienze politiche, non ho mai seguito le sue lezioni, rientravano nell'indizio giuridico e io avevo preso quello storico, quindi non l'ho conosciuto nemmeno come professore, ma ricordo bene il Maresciallo Leonardi. Stranamente non ho ricordi degli altri.
L'aula dove Moro teneva le lezioni spesso era al piano terra , proprio di fronte all'ingresso della Facoltà. Durante le lezioni Leonardi stava sempre fuori dall'aula, vicino alla porta. Aveva cinquantadue anni, ma sarà stato per i capelli grigi, il lavoro usurante, e anche per la mia giovane età, a me appariva più anziano. Un volto stanco, una sguardo melanconico.
Sapete quale era il clima nelle università allora, prevaricatore e violento. Dal 1977 dettavano legge quelli di Autonomia Operaia i quali, per come li ho conosciuti io, era una versione tinta di rosso dello squadrismo fascista del 1922. Cambiavano le parole, i concetti, ma la forma mentale era la stessa.
Il loro principale nemico, e obiettivo militante, era la sinistra in tutte le sue forme,dal PCI ai Sindacati ai gruppi-extraparlamentari. Non sono state poche le volte che hanno puntato le pistole e tirato molotov contro di noi.
Le loro attività, assieme a quella delle BR, Prima Linea, ecc. soffocarono qualsiasi iniziativa politica, distrussero un movimento.Posero una pietra tombale sopra le speranze del '68, delle lotte sindacali, sociali e politiche.
La militanza era un rischio, anzitutto fisico.
Provate quindi a immaginare Oreste Leonardi, solo, fuori dalla porta dell'aula. Era sempre calmo, tranquillo. Se gli rivolgevi la parola ti rispondeva. Accettava il dialogo. Aveva un fare paterno. Capiva che molti di noi erano ragazzi in buona fede, lontani dal clima isterico e violento che era allora imposto da pochi.
Con lui si riusciva a parlare anche di politica. Non sono mai riuscito a capire come la pensasse, non dava certo confidenza, ma ti dava la netta sensazione che fosse una persona infinitamente migliore di tanti "rivoluzionari" del cavolo che circolavano a quei tempi (squagliatisi poi la gran parte come neve al sole).
Per quel poco che l'ho conosciuto, per le chiacchierate a volte anche "lunghe" (pochi minuti ogni volta, date le circostanze), lo vedevo come un persona buona. Nel vero senso della parola. Non ho idea di come fosse in quanto carabiniere, ma era una persona buona.
Lui e gli altri della scorta vennero uccisi da quegli assassini delle Brigate Rosse, persone di cui di alcuni che parteciparono al sequestro so per certo che erano delle mezze tacche umane, ignoranti politicamente e culturalmente.
La loro, delle BR, "geometrica potenza" consistette tutta nell'organizzare un agguato ad una scorta praticamente indifesa (mitra nel portabagagli, pistole nelle fodere, due macchine in tutto. Dei cinque di scorta due fungevano da autisti, uno sull'auto di Moro, e un altro su quella di scorta. praticamente la scorta vera e propria era composta da tre uomini). Una scorta inesistente, e lo si vedeva anche all'Università).
E hanno tolto la vita a Oreste Leonardi, una persona buona.
16 Marzo 1978
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Re: 16 Marzo 1978
Grazie di questo ricordo....
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Re: 16 Marzo 1978
Grazie anche da parte mia, per il ricordo e per le considerazioni storiche. La strage di via Fani (da dove passo quasi ogni giorno) e la R4 vicino Botteghe Oscure (da dove passavo proprio quel 9 maggio del 1978 ritrovandomi in un caos indescrivibile) sono ricordi ancora molto vivi e nitidi.
A quel tempo ricordo di aver provato stupore assoluto davanti a tanta ferocia per (e verso) un politico, nonostante in quel periodo ci fossero forti dosi di violenza quasi ogni giorno. E poi non riuscivo proprio a capire. Che c'entrava Moro? Tutto mi sembrava meno che un bersaglio, mi sarei aspettato un Cossiga, o al limite un Malfatti...
A quel tempo ricordo di aver provato stupore assoluto davanti a tanta ferocia per (e verso) un politico, nonostante in quel periodo ci fossero forti dosi di violenza quasi ogni giorno. E poi non riuscivo proprio a capire. Che c'entrava Moro? Tutto mi sembrava meno che un bersaglio, mi sarei aspettato un Cossiga, o al limite un Malfatti...
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Re: 16 Marzo 1978
E' la domanda più importante e ancora oggi non è stata trovata una spiegazione esauriente e univoca.zvezda ha scritto:Che c'entrava Moro?
Dal punto di vista dei terroristi, maniacalmente assassini quanto ignoranti e vigliacchi, era un bersaglio facile. Moro aveva una scorta, per dirla in breve, obsoleta. Dei tre uomini con le mani libere uno teneva la pistola in una borsa e l'altro addirittura in una custodia.
Ammazzano cinque uomini con facilità, senza alcun rischio reale, solo per dimostrare la loro capacità operativa. In altre occasioni uccisero soltanto perché dovevano annunciare una loro "risoluzione strategica".
All'epoca in molti ci siamo chiesti perché non lo avessero rapito all'Università durante le lezioni. Non sarebbe stato difficile visto come si predisponeva la scorta, sparpagliata in più punti e, ancora più importante, i rischi di una loro reazione sarebbero stati minimi visto l'affollamento sia in facoltà che per i viali.
Non c'erano difficoltà operative, lo sta a dimostrare l'assassinio di Bachelet nel 1980 sempre a Scienze Politche ed allora il livello di guardia e le misure di sicurezza erano molto più alte che nel 1978.
D'altro canto Moro era una figura centrale di quel tentativo iniziato sin dai primi anni '60 di sbloccare la nostra "democrazia bloccata", prima con l'apertura al PSI e, al tempo del sequestro, verso il PCI. Inviso dagli americani quanto Berlinguer lo era dai russi (Berlinguer scampò per puro caso ad un tentativo di eliminazione in Bulgaria).
Difficile rispondere alla domanda del "perché Moro", ma è certo che durante il sequestro operarono diversi interessi perché si concludesse con la sua eliminazione.
Su quelle vicende ho letto molto e conosciuto molto, ma come siano effettivamente andate le cose e quali ne siano state effettivamente le cause, quali gli interessi in gioco, ha relativa importanza. Quello che conta è che vennero ammazzati, oltre a Moro, i cinque uomini della scorta.
Nella storia del terrorismo italiano non c'è stato un caso che sia uno in cui a esser colpito fosse un persona che avesse avuto senso colpire (nella logica dei diversi gruppi terroristi).
Ammazzavano solo per dimostrare a se stessi che esistevano e questo spiega, in parte, anche il crollo rapido e immediato nel giro di pochi mesi a seguito del "pentimento" di Patrizio Peci. Per molti di loro l'arresto fu una liberazione.
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Re: 16 Marzo 1978
Sul perchè sia stato eliminato e da chi, penso che sia ormai risaputo, le BR erano solo degli spaventapasseri appositamente guidati, come in tanti altri casi anche vicinissimi a noi temporalmente. Non so se sarebbe cambiato qualcosa nei destini dell'Italia, anche perchè di lì a poco si sarebbe cambiata strategia, da quella militare/terrorista filoguidata a quella mediatica e di normalizzazione.
Sotto il profilo umano, le parole di Antonio sono la conferma che in qualsiasi conflitto sono quasi sempre i moderati a pagare il prezzo.
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