Oh, ecco, Paolo, ora si comincia a ragionare se si prende in considerazione la distinzione tra richiedenti protezione internazionale e migranti economici, dunque proviamo a continuare costruttivamente allora.
In effetti (stante il fatto che la fame non la fermano i muri come non la ferma il mare) il problema grosso normativo non è portare da noi tutti ma tutelare il diritto per chi davvero si muova per questioni che rientrano in quelle previste dalla protezione internazionale di presentare la propria istanza e di vedersi riconosciuto un diritto.
Ecco perché i respingimenti son stati condannati, se sul barcone c'è qualcuno che deve presentare istanza di protezione internazionale non si può respingere.
Deve attraccare e presentarsi agli organi di sicurezza.
Per quanto prevedono i regolamenti europei la richiesta deve essere presenta nel primo paese (democratico e aderente alle varie convenzioni, si legga "europeo") nel quale attracchi, e poi lì rimani*...
Almeno finché non sarai sentito da una delle commissioni e -se ti sarà riconosciuta qualche forma di protezione- potrai ottenere un titolo che ti autorizzi stabilmente al soggiorno.
Nel frattempo i costi sono ripartiti con l'Europa ma per la massima parte a carico dell'Italia.
Certo, negli ultimi mesi TUTTI presentano richiesta di protezione internazionale (anche i migranti puramente economici).
Naturalmente le varie Commissioni Territoriali -quando sarà il loro momento- respingeranno la domanda di chi non abbia diritto a nessuna forma di protezione internazionale (il nostro ordinamento ne prevede tre, ma non vi voglio annoiare) e la Questura di competenza notificherà l'invito al riconosciuto-ufficialmente-finto-profugo a lasciare il territorio italiano entro 15 giorni.
L'istante può però fare ricorso e la decisione finale della magistratura potrebbe richiedere qualche anno; durante tutto il periodo si è comunque autorizzati a soggiornare.
I ricorsi li fa chi ritiene che la commissione abbia mal valutato ma anche tutti gli altri, intendo i migranti puramente economici che nulla hanno a che vedere con la protezione internazionale, perché tra una cosa e l'altra in questo modo il tuo titolo di soggiorno viene rinnovato per altri 2/3 anni fino alla decretazione finale...
(Immaginate -a lato, come ulteriore danno collaterale- il numero di dinieghi e provate ad immaginare con che numeri stiano intasando le procure già in affanno.....)
Ovvio che comunque -che faccia ricorso o meno, prima o dopo- quando arriverà il provvedimento finale il tipo sopra non si muoverà da qua, che non avrà un titolo di soggiorno che gli consenta di essere assunto e che si dovrà arrangiare in qualche modo (illegale comunque, sia che lavori a nero, sia che spacci) per mangiare e abitare.
Anticipo l'eventuale domanda "non si posson metter tutti su un aereo e rispedirli a casa?"
No, non si può.
Già nel 1998, quando è stato approvato il Testo Unico sull'Immigrazione, i due relatori Bossi e Fini (la legge ancora si chiama così, per dire che non eran due esagitati luminari partigiani di sinistra) ci avevan pensato ma -fatti due conti- s'eran resi conto che ci sarebbe costato una cifra improponibile.
Tantopiù che è inutile riportare una persona all'aeroporto del proprio paese d'origine se non ci sono accordi di riammissione tra i due governi.
Se riporto il Sig. Uwusu alla Nigeria quelli manco mi guardano in faccia e rispondono che il signore non ha violato nessuna legge locale, che è un uomo libero e che può fare della sua vita quel che vuole (e lui dopo un quarto d'ora può ripartire...).
Gli accordi sono un "prodotto" nella logica economica che muove le leggi e sono accettati solo da paesi ai quali conviene, cioè dove l'Italia in qualche modo investe.
Ovviamente noi investiamo in progetti internazionali cifre ridicole e abbiamo accordi con pochissimi paesi.
La lista ufficiale la trovate
qua, l'occhio attento non mancherà di notare come siano assenti i paesi dai quali proviene la maggioranza dei migranti che raggiunge l'Italia (mancano Nigeria, Marocco, Cina, Pakistan, Bangladesh...).
Con tutta probabilità a quei paesi interessano più le rimesse dei propri cittadini all'estero (che gliene frega se son regolarmente soggiornanti, i soldi che tornano sono veri, buoni e giusti. Per i paesi d'origine spesso i propri figli all'estero son ricche mucche da mungere e oltre che vivificare l'economia con i soldi che rientrano lo fanno con tassazioni che sono ulteriori entrate).
Perdonatemi la divagazione sopra e torniamo ai profughi: sapete perché il meccanismo (normativo) della protezione internazionale genera queste aberrazioni (mole di istanze strumentali, lunga permanenza prima del provvedimento finale, costi, gente che resta nonostante l'invito ad allontanarsi...)?
Perché la normativa (europea) sulla protezione internazionale riconosce la possibilità del diritto solo ed esclusivamente a chi in qualche modo (non legale dal punto di vista dell'ingresso e soggiorno) è già qua.
Non ci sono misure che consentano l'ingresso legale (tipo visti, per intendersi) per chi avesse intenzione di rivendicare il proprio diritto, se sei arrivato qua puoi presentare istanza altrimenti ciccia.
Ovvio come questo
piccolo impedimento sia problematico da due punti di vista:
1) devi arrivare in Italia per forza illegalmente (alimentando l'economia degli scafisti che dovresti combattere);
2) tutti quelli che arrivano hanno diritto a presentare richiesta di protezione internazionale (ripeto: pure se migranti economici, la "selezione" verrà fatta successivamente).
Entrando con un apposito visto (ovviamente il visto lo rilascia l'Italia, ovvero la nostra rappresentanza diplomatica/consolare) a seguito del vaglio della propria posizione nel paese d'origine si eliminerebbero entrambe le incombenze.
Purtroppo però non si può fare (anche non essendoci dall'altra parte governi democratici e sicuri).
Come ho segnalato qualche post sopra qualcosa di simile l'ha fatto -a livello sperimentale e con numeri purtroppo limitatissimi- la Comunità di Sant'Egidio pagando di tasca propria.
Il sistema legale della fortezza Europa fa acqua come lo fa l'Europa stessa, e finché non ci saranno prese di responsabilità collettiva tutto continuerà ad andare così perché evidentemente fa comodo a molti che vada così.
Le soluzioni che si può inventare l'Italia avranno dunque scarsissima rilevanza nel contesto generale prolissamente esposto sopra.
Intanto un altro comunicato di ASGI
(
ASGI : C’è il rischio di riaprire la stagione buia dei respingimenti già condannati dalla CEDU) che rileva molteplici criticità nella posizione del governo non per partigianeria, ruolo o tornaconto elettorale ma dal punto di vista legale e normativo.
Credo sia l'approccio più concreto e che ci fa comprendere a cosa si vada incontro, cosa si possa o non si possa fare
* Visto che siamo in vena di divagazioni: guardate storto chi vi parla di "relocation" sarebbero un'idea carina (niente di più) ma all'atto pratico non funzionano, hanno numeri nell'ordine delle decine ma era chiaro fosse così i paesi che dovrebbero accogliere i "rilocati" avrebbero solo da rimetterci...