Gamanto ha scritto: 27 mar 2017, 19:21
Se ho ben capito ti eri imbattuto in una di quelle sciroccate che trovano virili gli uomini armati.
Non so se fosse una sciroccata ma in effetti...
Era una bella mattina dell'inverno 1974-1975. Una di quelle giornate fredde ma piene di sole e di cielo limpido. Solo Roma sa regalarti giornate così.
C'era un corteo, di quelli militanti e duri, molto teso. Non ricordo più cosa fosse successo, credo che il giorno prima fosse stato accoltellato un compagno. Era un corteo di zona, tra piazza Bologna e Corso Trieste, zone notoriamente di destra.
Il corteo doveva passare per Via Livorno. Perché? perché in Via Livorno c'era una sede dell'MSI e nella vicina via Padova una del FUAN. Due sedi particolarmente sfigate. Ogni volta che ci passava un corteo la sede di Via Livorno si beccava un paio di molotov sul muro esterno. Niente di che, solo un muro un po annerito. Comportamenti deprecabili, ma quelli erano i tempi. Deprecabile anche l'abitudine di quelli di destra di sparacchiare sui cortei che passavano da quelle parti.
Queste situazioni, il tirare la molotov sempre sullo stesso muro, il tirare qualche colpo su un corteo erano quasi dei riti, quasi sempre innocui, ma qualche volta no. E il giorno prima c'era stato un accoltellamento, proprio in quel quartiere.
Dunque situazione tesa e servizio d'ordine pronto a tutto. Ovviamente la manifestazione non era autorizzata.
A quell'epoca i servizi d'ordine si erano evoluti. Non erano ancora arrivati alla deriva "militarista" che avvenne di li a breve ma erano pronti all'autodifesa, sia verso le cariche della polizia che, e soprattutto, ai veri e propri agguati che di solito provenivano dalle vie laterali a quella dove passava il corteo.
Il corteo era molto compatto. In quelle occasioni non c'erano striscioni, bandiere, ecc. sarebbero state d'impaccio. Il servizio d'ordine era distribuito in ranghi serrati, in testa al corteo e in alcuni punti al suo interno. Le regole d'ingaggio erano: se carica la polizia si risponde, non si arretra; se arriva una provocazione si risponde in modo proporzionato.
Il clima era questo. Incomprensibile oggi. Reale quanto assurdo ieri.
Il servizio d'ordine era presente anche ai margini del corteo, sparso tra la gente nei marciapiedi, proprio per affrontare il primo impatto di una eventuale provocazione. Io ero lì.
Ed ecco che ad un certo punto mi sento salutare da una ragazza che conoscevo di vista. L'avevo vista qualche volta a delle riunioni.
'na bonazza da paura. Tutta tette, chiappe, cosce.
Mi viene incontro e nel salutarmi col solito bacio sulle guance fa per abbracciarmi e... una mano gli cade all'altezza della tasca sinistra della giacca.
Avevo la coppola. La giacca era di velluto, blu. Nella tasca interno avevo la custodia degli occhiali. Gli occhiali erano nella custodia. La custodia era rigida. Non avevo la sciarpa. Sarebbe stata d'impaccio. Le sciarpe in certe situazioni sono un arma di autodistruzione micidiale.
Nel sentire il "duro" della custodia la ragazza mi fa, tutta seria e complice, : sei armato?
Non poteva essere altro. Nemmeno se ce l'avessi avuto come quello di un somaro.
La ragazza chiaramente sapeva che non ero un somaro. Quindi realizzò in altre direzioni.
Io armato? ma quando mai. Sono sempre stato uno tranquillo. Ma...
C'ho sempre avuto un istinto infallibile e quindi risposi, con uno sguardo tutto serio e complice: ma che dici, queste cose non si dicono! E troncai lì, con lei che rimase a guardarmi.
La manifestazione filò liscia. Finita la manifestazione rividi la ragazza. Non mi aveva mollato di vista. Finimmo a fare due "chiacchiere" a Villa Borghese. Di giorno, con il sole caldo e il cielo limpido. Tutto era possibile, tutto accadeva.
Era l'inverno del 1974-1975.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)