Non tutti i lavori sono uguali, come non lo sono le aziende e i rapporti con esse. I picchetti sono più una tradizione del secolo scorso quando il crumiraggio organizzato era una cosa comune
C'è anche un elemento importante quando si parla di picchetti. La FIAT degli anni 50-70 era un ambiente di lavoro estremamente autoritario, come tutte le fabbriche italiane. Negli anni '50 se eri iscritto al sindacato venivi relegato nei "reparti confino" quando ti andava bene. I dipendenti erano meticolosamente schedati.
In questi ambienti il potere intimidatorio e di ricatto dell'azienda era enorme ed è qui che entrava in gioco il picchetto.
Agli inizi chi prendeva l'iniziativa di scioperare era una minoranza, molti esitavano per paura, il picchetto allora serviva come "giustificazione" oltre che come punto di contatto e discussione.
Un altro elemento da considerare era che l'ingresso anche di pochi individui in alcuni reparti chiave poteva vanificare gli effetti dello sciopero.
Oggi le cose sono cambiate ma...c'è sempre tempo per tornare indietro e credo che in parte stia già accadendo (pensiamo un po' a tutte le situazioni dove l'impiego a contratto è prevalente e chi può scioperare essendo coperto da alcune tutele è una minoranza).
Picchetti ne ho fatti. Studenti e operai uniti nella lotta. A volte eravamo un supporto utile, per i picchetti e non solo.
Il primo picchetto l'ho feci nell'Ottobre del '69 alla Recordati di Milano, una fabbrica chimica. Avrei compiuto 17anni due mesi dopo.
Come inizio fu un po' traumatico, erano settimane molto dure, repressione, polizia , scontri in continuazione.
Un giorno mentre ero di picchetto, ci tenevamo legati sottobraccio, c'è un tizio vestito di tutto punto, con la cravatta e cappotto elegante, ci osservava a distanza, era un tipo piuttosto robusto . Ad un certo punto accende un sigaro, se lo fuma per un po' e poi parte a passo accelerato puntando dritto verso di me. Cercò di spengere il sigaro sulla mia mano. Vedo ancora tutta la sequenza. SI toglie il sigaro dalla bocca e lo punta come una lama sulla mia mano, vedevo benissimo la brace.
Pensava che avrei tolto il braccio e quindi lui sarebbe riuscito a passare. Tutto nel giro di pochi istanti ma... ero già allenato

gli mollai un paio di calci alle caviglie e cadde per terra.
Gli operai di quella fabbrica erano persone per bene e intelligenti, seppure incazzate. Il tizio era manager di quella fabbrica. Fu semplicemente allontanato.
Morale della storia: negli incontri ravvicinati puntate con decisione e rapidità a caviglie e ginocchia

Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)