"In capo a tutti c’è Dio, padrone del cielo. Questo ognuno lo sa. Poi viene il principe Torlonia, padrone della terra. Poi vengono le guardie del principe. Poi vengono i cani delle guardie del principe. Poi, nulla. Poi, ancora nulla. Poi, ancora nulla. Poi vengono i cafoni. E si può dire ch’è finito".
Primo maggio 1900, a Pescina (AQ) nasce Ignazio Silone, fra i più grandi scrittori italiani del Novecento, 10 volte candidato al Premio Nobel, vincitore del Premio Campiello nel 1968.
Non è una data casuale, quella di nascita, per il fu Secondino Tranquilli: uno che ha speso tutta la sua vita letteraria per gli ultimi, per i lavoratori, per i "cafoni" abruzzesi. Dal terremoto di Avezzano del 1915 (che lo segnò per tutta la vita), passando per "Fontamara" (il suo capolavoro ambientato in un paesino della Marsica), fino a "L'avventura di un povero cristiano", l'Abruzzo contadino, umile e pastorale entra nella grande letteratura per la prima volta nella storia.
Non è possibile riassumere in poche righe Ignazio Silone; ma è stato possibile, per Silone, provare a riassumere in poche righe gli abruzzesi:
"II destino degli uomini nella regione che da circa otto secoli viene chiamata Abruzzo è stato deciso principalmente dalle montagne […] il fattore costante della loro esistenza è appunto il più primitivo e stabile degli elementi, la natura […] Le montagne sono dunque i personaggi più prepotenti della vita abruzzese, e la loro particolare conformazione spiega anche il paradosso maggiore della regione, che consiste in questo: l’Abruzzo, situato nell’Italia centrale, appartiene in realtà all’Italia meridionale […] E questo perché la storia, che quel carattere ha formato, è stata spesso assai dura, oscura e penosa, in un ambiente naturale quanto mai aspro, tra i più tormentati dal clima, dalle alluvioni, dai terremoti. Il carattere peculiare del vero uomo abruzzese è dunque un’estrema resistenza al dolore, alla delusione, alla disgrazia; una grande e timorosa fedeltà; una umile accettazione della “croce” come elemento indissociabile della condizione umana."
Il primo maggio
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Re: Il primo maggio
Fontamara… sai che codesto libro che mi hai richiamato alla memoria lo ricordo con grande affetto?
Appena faccio il prossimo carico lo metto tra quelli da rileggere.
Grazie dunque per il ricordo del libro e di Silone, in realtà non avevo mai registrato fosse così tipicamente abruzzese, dunque avrò un’ulteriore chiave di lettura
Appena faccio il prossimo carico lo metto tra quelli da rileggere.
Grazie dunque per il ricordo del libro e di Silone, in realtà non avevo mai registrato fosse così tipicamente abruzzese, dunque avrò un’ulteriore chiave di lettura
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Re: Il primo maggio
In realtà, e purtroppo, i Torlonia sono tra i principali responsabili dell'isolamento e dell'arretratezza dell'Abruzzo interno. Quando fu deciso di costruire una ferrovia da Roma all'Adriatico (subito dopo l'unità d'Italia), inizialmente fu scelto il percorso tecnicamente più sensato, già adoperato dai Romani con la via Caecilia (grosso modo quello della odierna SS 17: Roma-L'Aquila-Pescara, un arco di cerchio nemmeno troppo curvo). Ma tale itinerario non collegava direttamente Roma ai feudi dei Torlonia, si sarebbe dovuta costruire un'apposita bretella, cosa che il principino non poteva tollerare. I Torlonia erano mercanti originari della Francia, che a Roma si arricchirono prestando denaro a usura e financo finanziando guerre, ovviamente esigendo congrui interessi, poi come pagamento iniziarono a papparsi le terre dei nobili indebitati, fino a diventare tra i più grandi latifondisti d'Europa (e possedere gran parte dell'Abruzzo interno) e a comprarsi i titoli nobiliari. Purtoppo avevano il potere (e i soldi) per obbligare il governo a fare come volevano loro, così nacque la ferrovia che ancora oggi collega Roma a Pescara passando per Avezzano e Sulmona, linea a scarsissimo uso in quanto oltre a essere inutilmente lunga (segue un percorso tortuoso) ha delle salite importanti che rallentano molto i convogli: che senso ha prendere un treno che impiega 5 o 6 ore quando in macchina ce ne vogliono la metà? Fra l'altro nemmeno passando per la A 25 (dove è stato fatto lo stesso errore micidiale fatto con la ferrovia), ma seguendo appunto lo stesso percorso della via Caecilia (Roma-L'Aquila A24, poi L'Aquila-Bussi sulla SS17, quindi Bussi-Pescara sulla A25). Insomma, tutto questo fa capire il potere abnorme posseduto da questa famigerata famiglia, che ha condizionato in negativo gran parte della storia e dell'economia della fascia che include le province di Roma, Rieti e L'Aquila, che proprio per questo sono rimaste arretrate. Pensate che ancora negli anni '80 non si riuscì a costruire un albergo vicino a Campo Imperatore (alternativo a quello di mussoliniana memoria) perché i Torlonia rivendivavano il possesso di un terreno buono solo per pascolare 4 mesi l'anno (poi fa troppo freddo per tenerci le bestie) e per praticare sci di fondo.DaniLao ha scritto: ↑2 mag 2023, 14:40 Fontamara… sai che codesto libro che mi hai richiamato alla memoria lo ricordo con grande affetto?
Appena faccio il prossimo carico lo metto tra quelli da rileggere.
Grazie dunque per il ricordo del libro e di Silone, in realtà non avevo mai registrato fosse così tipicamente abruzzese, dunque avrò un’ulteriore chiave di lettura
Silone in poche parole ha reso magistralmente la situazione!
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Re: Il primo maggio
Grazie anche per questo pezzetto di storia che non conoscevo.
Come al solito il capitalismo, che dovrebbe far piovere i benefici su chi sta sotto, passa sopra ad ogni cosa per il proprio tornaconto personale, ai nostri tempi, con le nostre tasse (oltre che con guerre & soldi prestati a strozzo)
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