zvezda ha scritto:
Ma che ci facevi lì, il DaniLaos? Ho una carissima cugina che vive a Vientiane, pensa te i casi della vita

Mi stavo preparando la via d’uscita in uno dei pochi paesi rimasti ormai socialisti dove si possono apprezzare templi buddisti con, issata fiera alla sommità più in vista dello dello stupa centrale, la bandiera rossa con falce e martello.
In più (per rimanere in tema) ci passa pure il (tristemente) celebre
Sentiero di Ho Chi Min e ci producono uno dei caffè migliori del mondo* (sono notoriamente un caffeinomane, per chi non lo sapesse, mi serve per curare la pressione alta e gli scatti d’ira invereconda latente).
Io ero a fare il backpacker ma la cugina ha fatto bene a scegliere Vientiane come casa.
Per come sono organizzati gli spostamenti interni** ci sono passato ben tre volte e due mi ci son fermato.
All’arrivo dall’Occidente mi colpì pesantemente; al primo sguardo tendono -a mio parere- ad emergere le peggiori caratteristiche di capitale poverissima d’un regno d’Oriente dimenticato nel fango.
Pensai addirittura di non resistere a lungo ma poi, sotto il brulicare esteriore e indecifrabile al primo sguardo, mi sono imbattuto in parecchie delizie che mi hanno appagato assai.
Tanti bei ricordi (e un po’ di dissenteria) lasciati nella piazza della fontana Nam Phou...
Ripartirei domani... se ti venisse voglia di andare a trovare la congiunta fai un fischio che vedo d’organizzarmi
*che poi consumano in tazzone grandissime (ma non americane, anzi, molto intense), proditoriamente dolcificate con latte in polvere... lo chiamano Lao Cofee....
Buh, una delle prime volte mi ricordo come chiesi se fosse possibile avere dello zucchero in alternativa al barattolo di melassa lattea appiccicosa, allo scopo di gustare al meglio la prelibatezza originaria e me ne fu portato un conchino brulicante di immancabili formiche tropicali.
Non è che sia schizzinoso ma nel caffè l’acido della formica farebbe l’effetto del limone e mica era un ponce... chiesi dunque al caffettiere se potesse far qualcosa e lui fu gentilissimo: con il mio cucchiaio tirò su (quasi) tutte le formiche con una maestria inenarrabile come fosse un cacciatore di perle.
Zuccherato (o formicato) finalmente il mio caffè compresi come anche quello fosse probabilmente uno dei segreti organolettici del caffè di montagna laotiano coltivato a 1300 metri e della squisita ospitalità di quel popolo socialista e generoso.
**un capitolo a parte sarebbe da aprire sulla compagnia aerea (allora) di stato... esattamente come mi immagino gli uffici della DDR (e le loro pratiche burocratiche) negli anni ‘70... uguali ma con fuori un clima e un contorno da paese tropicale...
Insomma, non riuscii a comprare nemmeno un volo interno da loro, nonostante ore passate in quelle stanze di fòrmica (stavolta non formìca, stranamente) a compilare moduli, a dichiarare tratte disiate e con la promessa di pagare in contanti contati e sonanti.
Per fortuna che davanti ai loro uffici c’erano 2 agenzie private dove ebbi modo di risolvere in 10 minuti pagando l’ingente somma (saranno stati meno di 50€) con carta di credito....