fiurdesoca ha scritto: 19 ott 2020, 23:15
zvezda, il tuo ragionamento l'ho capito, spiegami allora perché ho comprato più di un orologio 2414a con la molla del bariletto rotta, credevo che chi lo aveva caricato aveva esagerato fino a romperla. a quello che dici altri pezzi si sarebbero dovuti rompere prima della molla. allora perché me ne sarò trovati 7 o 8 con la molla andata?
La caratteristica principale di una molla di carica è quella di poter immagazzinare energia e restituirne la maggior parte possibile. Deve quindi essere capace di sopportare una grande tensione senza deformarsi mentre si avvolge. Per questo motivo si usano acciai armonici ad elevata durezza, che inevitabilmente sono fragili.
Nella sua vita operativa la molla si avvolge e si svolge migliaia di volte, provocando nel metallo uno stress da fatica non indifferente. Sebbene gli acciai utilizzati siano realizzati proprio per sopportare questo tipo di stress, non si possono escludere piccoli difetti di fabbricazione, o anche minuscoli punti di ruggine intervenuti successivamente che diventano punti di debolezza nel metallo, dove si accumula la fatica indotta dal continuo avvolgersi e svolgersi della molla.
La sollecitazione della molla non è omogenea ma aumenta verso le spire più interne a mano a mano che la curvatura dell’acciaio diventa più stretta. Ed infatti la maggior parte delle rotture avviene verso il centro della molla.
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Ma una frattura può crearsi in un punto qualsiasi e provocare il cedimento a valanga di altri punti di debolezza.
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In definitiva, a rompere la molla è tipicamente l’accumulo di fatica in un punto di debolezza e non la forza con cui la si avvolge. Per analogia, piegando ripetutamente da una parte e dall’altra un pezzo di metallo si può riuscire a spezzarlo, la cosiddetta legge del piegamento o anche "dalle e dalle, se spezza pure o’metalle"
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Ciò che conta è il numero di piegamenti, o di cicli di carica/scarica, più che la forza applicata.
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