Invidiavo le mie sorelle che avevano le bambole, io con i fucili non sapevo giocare: mi sparai in un occhio, per un anno portai una benda da pirata.
Le istituzioni ecclesiastiche non riuscirono a recuperarmi, anzi. Sollevavo le gonne delle suore e quel che vedevo mi confortava nella mia omosessualità."
Il 25 marzo è morto Paolo Poli, attore e teatrante del quale non son qua a fare l'agiografo ma che fortemente di va di ricordare.
La notizia m'è passata tra il casino e l'ho ricompresi solo ieri mattina alla radio :-/
Cercando una citazione mi sono imbattuto in quella sopra e subito l'ho scartata perché troppo connotata sul genere.
Ma poi ci ho ripensato.
È il suo stile, la sua firma. L'essere soave e caustico con quell'aria sempre perbene che è teatro e anima arrovellata.
L'usare la risata come un martello e -facendo finta di volare- usare anche il proprio corpo come prolunga del pensare e dire.
Un'altra citazione trovata per caso e forse fin troppo usata ma che ben lo qualifica
"Fra i suoi molteplici volti nascosti, c'è essenzialmente quello d'un soave, ben educato e diabolico genio del male: è un lupo in pelli d'agnello, e nelle sue farse sono parodiati insieme gli agnelli e i lupi, la crudeltà efferata e la casta e savia innocenza"
(Natalia Ginzburg su Paolo Poli)
L'ho sempre apprezzato per quel suo modo elegante e sfacciato nel quale sorridente invitava a riflettere su ogni propria e altrui debolezza con cinismo vicinissimo al candore.
Beh, lo voglio ricordare testimoniando il mio affetto e consigliandovi una lettura (semplice semplice, breve breve) che ho trovato godibilissima
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