cpc ha scritto:in effetti, secondo me, chi colleziona oggetti antichi (non solo orologi e non solo sovietici) lo fa proprio per ritrovarvi lo "spirito" del loro tempo. Magari cio' e' illusorio o e' soltanto una suggestione soggettiva e personale pero' e' cosi' almeno per me.
Sicuramente e' piu' difficile cogliere lo spirito del tempo in cui si vive: spesso si vedono le cose in maniera poco nitida, come se le guardassimo troppo da vicino...solo tra molto tempo potremo effettivamente capire ed interpretare con obbiettivita' il nostro tempo...e solo allora magari ci verra' voglia di collezionare smartphone vintage! o magari orologi...[WHITE SMILING FACE]
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sottolineo solo che anche nella contemporaneità a volte è possibile cogliere il senso di quanto è duraturo e innovativo, è certamente difficile ma lo è di meno per chi ha già vissuto abbastanza a lungo. Come dire, a volte in cose che sembrano completamente nuove percepisci nettamente il "già visto".
cpc ha scritto:@mchap: anche i giudizi storici sono inevitabilmente soggettivi: ad esempio, secondo me sei un po' troppo severo con i settanta e un po' troppo generoso con gli ottanta...
si comprende comunque che cio' e' dovuto alla tua vicenda personale ed e' inevitabile che sia cosi'.
Io non ho conosciuto di persona gli anni sessanta, poco i settanta ma a sufficienza gli ottanta per mantenerne un giudizio complessivamente negativo anche in quest'epoca di revival.
Forse in quest'ottica trovo piu' interessanti i settanta anche se (o forse proprio per questo motivo) sono stati un periodo travagliato.
E' vero, posso sembrare troppo severo e categorico con gli anni Settanta e non ho alcuna difficoltà a riconoscere che, come ogni altro, l'esperienza personale ha un ruolo determinante.
In realtà però non sono poi così severo, non li vedo come un periodo esclusivamente negativo. Nella prospettiva storica non è mai così.
Allora... una dato anagrafico. Avevo sedici anni nel '68 e ventotto nel 1980, ho quindi vissuto quel periodo appieno, con spontaneità, immaturità e pian piano una sempre maggiore consapevolezza. E' stato un periodo in cui si è cresciuti molto velocemente. Forse troppo.
Certe idee che esprimo me le sono formate già allora e si sono affinate via via con il passare degli anni e l'ampliarsi della conoscenza collettiva.
Per esempio che il "'68" sia avvenuto di fatto prima del 1968 di certo non è che lo cpaissi allora. L'ho capito mooolto dopo.
Potrei fare un elenco lunghissimo di quanto di positivo trovo, ed è stato realmente, nei '70 ma quello che a volte mi fa reagire in modo "severo" è la visione di "maniera", giornalistica, di comodo: anni di piombo o esaltanti anni i ribellione e rivolta. E' verso queste visioni stereotipate che reagisco.
Di fatto ci sono così abituato che reagisco in questo modo anche quando tali interpretazioni non sono espresse. Ma sono così diffuse che mi viene da contrastarle sempre e comunque.
E' proprio questa riduzione che mi fa reagire severamente
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. Gli anni '70 sono stati tutt'altra cosa. A me sono molto cari e densi di esperienze e ricordi.
Per quanto riguarda gli anni '80 non li esalto, se è sembrato vuol dire che non sono riuscito a farmi capire. In realtà io li ho vissuti con molto distacco cercando di recuperare il tempo perduto. Era venuto il momento di pensare al presente. Gli anni '80 sono stati questo. E lo si può anche capire.
Comunque, voglio fare un altro esempio: Internet. E' un argomento sul quale sono capace di far incazzare un sacco di gente e, non lo nascondo, la cosa mi diverte pure
Per una serie di circostanze, in particolare il lavoro che ho svolto, ci sono stato dentro sin dal suo nascere (per come la conosciamo oggi), cioè dai primissimi anni '80.
Potrei sparare un lungo pippone su tutte le battaglie e discussioni sull'open system, il free software, la proprietà intellettuale,ecc., ma è meglio evitare, oggi sembrano discorsi da paleolitico.
Ricordo solo che quasi tutto ciò che sta alla base di Internet, protocolli e codici di cifratura, è nato da persone e da un ambiente culturale che era proprio quello della cultura alternativa a cavallo tra gli anni '60 e '70. E non a caso.
Ad un certo punto, 1995, Internet diventa pubblica e rapidamente si trasforma in quello che conosciamo oggi. In pratica ha quasi nulla a che fare con le idee originarie.
Però che ti vedo in giro? sempre le solite chiacchiere su Internet che è democrazia, libertà, uguaglianza,ecc. Niente di più falso, almeno per chi la conosce bene.
Nel dirla così sembro, forse sono, troppo categorico. In realtà so benissimo che Internet ancora oggi può anche essere libertà,ecc. ma per come è strutturata e praticata è prevalentemente un altra cosa.
La "severità" di giudizio nasce nel confrontare cosa era e come si sarebbe dovuta evolvere con ciò che è diventata.
Aneddotto (tipo quello settimana rossa- biennio rosso). Soggetto: Linux
Siamo sul finire degli anni '90 Questa volta l'insegnante ero io. Un corso avanzato di Internetworking, roba per specialisti. Gente preparatissima, con i contro coglioni.
Durante una pausa un ragazzo sui trent'anni, un progammatore con qualità eccezionali, se ne esce con "Linux? noooo! Linux non è uno Unix. E' un altra cosa"
Ecco, per chi come me ha lavorato su Unix per più di dieci anni (dai primi '80), ha conosciuto diversi suoi dialetti e quasi tutti i suoi tentativi free (Xinu, Minix, Coherent, BSD,ecc.) e ha conosciuto Linux sin dalla versione 0.1 (dovrei avere ancora il floppy da qualche parte) sentir dire che Linux non è uno Unix fa ribollire il sangue. E corri il rischio di reagire... severamente
Soprattutto quando a dirlo è una persona molto preparata tecnicamente ma, evidentemente, non culturalmente.
Il punto di tutte le discussioni è proprio questo: superare la propria esperienza personale e la cronaca mass-mediatica attrezzandosi culturalmente per vedere le cose nella prospettiva storica cercando appunto di andare oltre il proprio vissuto (se lo hai avuto), la propria esperienza odierna ( se sei maturato dopo i fatti di cui si parla) e soprattutto cercando di sganciarsi dagli stereotipi, dai luoghi comuni, dai bei ricordi,ecc. ecc. ecc.
Amo i solitari, i diversi, quelli che non incontri mai. Quelli persi, andati, spiritati, fottuti. Quelli con l'anima in fiamme.
(Charles Bukowski)